Gianluca Marchi ha spiegato i perché di “MiglioVerde”. Quasi tutti tranne uno. Il “Miglio Verde” – come molti di voi sanno – è anche un noto romanzo di Stephen King, assurto ancor più alla celebrità grazie all’adattamento cinematografico di Frank Darabont, che scelse Tom Hanks come attore protagonista del film.
Aldilà della storia fantastica raccontata, il miglio verde era la distanza che, nel carcere in cui era ambientata la vicenda, il condannato a morte doveva percorrere prima di finire sul “patibolo”, che nel libro era rappresentato da una sedia elettrica.
Quando i fondatori di questo giornale hanno optato, un po’ casualmente, per dare alla testata che state leggendo questa stramba titolazione, ho subito accettato di buon grado la proposta, sia per le ragioni espresse dal direttore, che per un altro motivo: vorrei tanto che il nostro “MiglioVerde” accompagni lo Stato italiano unitario (e ladro) direttamente al ceppo che ne taglierà una volta per tutte la testa.
La rivista che state leggendo non solo sarà la casa di tutti gli indipendentisti, ma – e la presenza del sottoscritto ne è la riprova – sarà anche il punto di ritrovo dell’antistalismo più convinto.
Ludwig von Mises ha scritto che “il diritto di autodeterminazione, per quanto concerne la questione dell’appartenenza allo Stato, non significa che questo: ogniqualvolta gli abitanti di un dato territorio – a prescindere che si tratti di un singolo villaggio, di un’intera contea, o di una serie di distretti contigui – hanno espresso, mediante il ricorso a libere votazioni, il desiderio di non voler più far più parte dell’ordinamento statale cui al momento appartengono, bensì di ambire alla costituzione di uno Stato autonomo, ovvero di venire a fare parte di un altro Stato, di queste volontà bisogna naturalmente tener conto. Questo è l’unico modo praticabile ed efficace per prevenire rivoluzioni, guerre civili e conflitti internazionali”.
Quanto auspicato dal grande pensatore austriaco sta accadendo tutto intorno a noi, a partire dalla Scozia per arrivare alla Catalogna, ma soprattutto sta materializzandosi in Veneto, che a mio avviso rimane la punta di diamante dell’indipendentismo italico, un esempio concreto per tutte le altre comunità, che non ne possono più dell’asfissiante autoritarismo nostrano.
Chissà, forse la mia rimane una speranza, un sogno fantastico tanto quanto il racconto di King. Eppure, sono convinto che, come diceva il professor Gianfranco Miglio, la disgregazione dell’Italia è nella natura delle cose. E’ solo questione di tempo, forse solo il tempo necessario a percorrere poco più di un chilometro e mezzo.
Grande Leo!
Grazie!