E’ sempre più multiforme il panorama politico della galassia indipendentista, dove un po’ si sgomita anche in vista delle prossime elezioni regionali. Elezioni che segneranno un punto di non ritorno per l’indipendentismo che un tempo fu padano.
Qualche settimana fa, senza troppo clamore, Lucio Chiavegato ha lasciato il cartello partitico formato da “Noi Veneto Indipendente”. Il motivo? Fonti autorevoli dicono che Mariangelo Foggiato, già consigliere regionale e “passpartout elettorale” per la candidatura a Palazzo Ferro Fini di “Noi Veneto Indipendente”, senza il bisogno di raccogliere firme, imponeva troppe condizioni capestro. “Noi Veneto Indipendente”, del resto, seppur organizzatasi prima degli altri soffriva – e forse soffre ancora – la mancanza di una leadership condivisa. Ancora oggi, non sono chiare le scelte che “Noi Veneto Indipendente” metterà in campo per la campagna elettorale, così come non è chiaro chi è l’uomo immagine del gruppo e non è chiaro neppure se con Zaia ci sarà o meno un accordo.
Tre giorni fa, però, è stato ufficializzato l’accordo fra la lista “Lucio Chiavegato per l’Indipendenza” ed “Indipendenza Veneta”, che ha il suo uomo forte in Alessio Morosin. Un accordo che, solo un mese fa, nessun osservatore avrebbero immaginato, vuoi perché ancora non era stata ufficializzata la candidatura di “Indipendenza Veneta” alle elezioni regionali (anche se noi lo avevamo anticipato), vuoi perché l’ex leader dei “Forconi veneti” sembrava dovesse restare con Azzano Cantarutti, Foggiato, Guadagnini, Comencini e tutti gli altri. L’accordo è dunque freschissimo, ma quale sarà il programma e chi sarà il candidato a Palazzo Ferro Fini non è dato sapersi.
Luca Zaia, nel frattempo, ha vinto la sua battaglia interna con Flavio Tosi (a Roma è parso invisibile) ed è stato ufficialmente nominato da Salvini come candidato alla presidenza della Regione, che ha amministrato negli ultimi 5 anni. Zaia usa di tanto in tanto parlare di autonomia e indipendenza per il Veneto, ma prima di decidere se mai inserirà nel suo cartello elettorale qualche lista indipendentista veneta deve aspettare quel che decideranno a Milano e Roma (per certo si sa che con “VenetoSì” nemmeno ci vuole parlare), dove Berlusconi non ha ancora giocato ufficialmente le sue carte, lasciando momentaneamente sfogare Salvini, che insiste nel dire che non farà accordi con Forza Italia. Eppure, Umberto Bossi – invitato alla manifestazione di Roma – intervistato da più di un giornale ha fatto sapere che l’accordo con Berlusconi si deve fare. E se lo dice lui, qualche ragione ci sarà…
Ottimo articolo!
Grazie informazioni utili!!!
Caro Paglia, da Veneto, quale io sono,non posso che darti ragione. Purtroppo, gli indipendentisti (non tutti lo sono) oggi si sono convinti che è sufficiente farsi eleggere in regione, per far indire un referendum unilateralmente. Il Veneto però non è il Kosovo, e i consiglieri regionali guadagnano troppo. Quindi, farsi commissariare la regione, per perdere poi il loro status, non credo che lo farebbero mai. Resto della mia idea : il fronte dovrà essere quello dei comuni, molto più democratico, e in contatto diretto con la realtà della loro gente.
Forse Dal Col ha ragione, ma non crede che le due strade – fronte comuni e partito indipendentista alle regionali – dovrebbero essere battute in parallelo, per poi convergere verso l’obiettivo?
Chiedo inoltre, sarebbe impossibile convincere Zaia a forgiare un’alleanza con i vari refoli indipendentisti, e con questi cercare di superare il bisogno del supporto di maschere a la Forza Italia? Ovviamente ciò presupporrebbe che a Zaja la nozione di indipendenza non faccia ribrezzo o paura…
Veneti, per favore, aprite voi la strada – che qui in Longobardia ha da passa’ ‘a nuttata…
Mi è piaciuta la chiusura dell’articolo in cui si dice che Bossi abbia affermato che l’accordo con Berlusconi deve essere fatto. E se lo dice lui qualche ragione ci sarà…..
Credo che dopo tutte le scemenze e giravolte che il Bossi ha detto e fatto negli ultimi 25 anni la cosa migliore che può fare è infilare la testa nella tazza igienica (cesso) e tirare ripetutamente lo sciacquone.
Unitevi tutti e sul programma scrivete una sola parola: INDIPENDENZA
Fino ad ora nessuno ha evidenziato quello che, a mio modesto parere, è l’unico vero motivo che potrebbe portare i Veneti a concentrare il voto su un unico movimento indipendentista e che sembra essere alla base di questo accordo.
Per il momento soprassedere sul referendum, puntare ad ottenere il 51% alle regionali e poi andare direttamente alla DICHIARAZIONE UNILATERALE DI INDIPENDENZA (Vedi l’iter già percorso dal Kosovo).
E questo con buona pace di tutti i soggetti politici che fino ad oggi hanno allungato la minestra contando di continuare in futuro.
Neanche mi sogno di dire che sia una cosa facile, ma probabilmente è l’unica mossa efficace senza dover attendere tempi biblici.
O signur….se gli indipendentisti veneti la smettessero di litigare tra di loro ….il veneto diventerebbe prestissimo uno Stato indipendente. Con la sua Costituzione. Perfino migliore della Costituzione Svizzera!!!