“Serve subito una legge contro lo spreco alimentare, che riduca i 5,1 milioni di tonnellate di alimenti che ogni anno in Italia vengono distrutti. Così come vi è una legge contro il fumo, così come c’è una legge contro tutto ciò che danneggia l’uomo, questa è una cosa che danneggia sia chi spreca sia chi è vittima dello spreco. Non si tratta di prendere sic et simpliciter il modello francese, dove lo spreco è reato, dobbiamo costruire un percorso in cui tutte le parti in causa si mettano d’accordo per trovare un percorso in cui lo spreco venga messo da parte, ricordando che i più danneggiati sono i più poveri tra i poveri”. Don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana, ritiene necessaria l’introduzione di una legge contro lo spreco alimentare. Siamo di fronte all’ennesimo caso di sindrome da “ci vorrebbe una legge”, in base alla quale chi desidera che tutti assumano un determinato comportamento invoca l’intervento legislativo perché ciò diventi obbligatorio, con tanto di sanzioni più o meno severe per chi non si conforma alla nuova legge.
Suppongo che l’intento di limitare lo spreco di alimenti sia ritenuto condivisibile da una grande maggioranza di persone, ma non per questo si debbono imporre per legge a tutti quanti dei comportamenti ritenuti antispreco (ovviamente a giudizio del legislatore).
Probabilmente ponendo obblighi legali si ottiene una scorciatoia per delineare il “percorso” a cui fa riferimento don Soddu, ma io non credo che un fine, per quanto nobile, giustifichi una compressione del diritto del legittimo proprietario di un bene (in questo caso cibo) di disporne come meglio crede, se ciò non lede il diritto di proprietà altrui. Tra l’altro, anche se la legge dovesse solo prevedere incentivi a determinati comportamenti, è facilmente prevedibile il carico di burocrazia allucinante che incontrerebbe chi intende donare “legalmente” del cibo.
Per cui non serve affatto una legge. Chiunque può sollecitare gli altri a non sprecare cibo e a essere solidale con chi potrebbe trarre sostentamento da quel cibo. Ma l’introduzione di un obbligo legale, e magari di un reato di spreco, lasciamolo alla Francia.