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Veneto, il plebiscito del 1866 non fu una “truffa”, ma una farsa!

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plebiscito venetodi PAOLO L. BERNARDINI

La recentissima polemica sul plebiscito del 1866, che ha coinvolto anche Gian Antonio Stella, ha grande importanza. Innanzi tutto ricorda ai veneti e agli italiani tutti che nel 1866, nell’ottobre di quell’anno, il plebiscito ebbe luogo, o almeno “un” plebiscito ebbe luogo. Inoltre, se il referendum costituzionale avrà luogo ai primi di Novembre, saranno solo circa dieci giorni dall’effettuazione di quello del 1866, e dunque il plebiscito “truffa” acquisirà un valore sostanziale, nella coincidenza dei 150 anni dell’annessione del Veneto e di Mantova all’Italia, o piuttosto a quella che era l’Italia d’allora, il Regno.

A questo punto però si apre una serie di questioni, e di prospettive, cui vorrei qui brevemente accennare. Menzionando anche il fatto che la legge di annessione di Veneto e Mantova al Regno venne anni fa abrogata, forse distrattamente, dal Ministro Calderoli nel quadro di un decreto legge complessivo, e dunque – sarà pure forma, ma la forma, in diritto, dovrebbe avere un valore sostanziale – de iure tale annessione non dovrebbe più esistere, ed è questa materia per giuristi professionisti, categoria alla quale non appartengono, gius-pubblicisti soprattutto, ma non solo.

Il diritto pubblico, sappiamo, è un atto di forza, per cui la legge di annessione è abrogata, ma il Veneto è ancora annesso.

Occorre però, per onestà scientifica e politica, ovvero per onestà in generale, fare alcune precisazioni. Nessuno degli storici coinvolti in questa polemica è storico professionista. Il contrario di professionista non è necessariamente dilettante, per carità. Ma gli storici di professione esistono, con i loro ferri del mestiere, in continuo aggiornamento, e il fatto che oggi la storia che più incida sulle coscienze, e sull’opinione pubblica, sia fatta da chi tali strumenti poco e male conosce, non è una bella cosa. Non per ribadire gli argomenti dell’amico e illustre collega Sergio Luzzatto contro Gianpaolo Pansa, ma, a costo di apparire un vecchio conservatore, cosa che alla fine sono, e non me ne vergogno – l’indipendenza del Veneto se mai avverrà in modo serio sarà un perfetto esempio di rivoluzione conservatrice, come quella americana – vi sono imprescindibili strumenti della ricerca storica, che, ogniqualvolta ci si confronti col passato, debbono essere utilizzati. Per questo è da mettere in dubbio lo stesso concetto di “truffa”. Perché?

Il plebiscito, come ho scritto diverse volte, ma repetita iuvant, è diverso dal referendum, ha un’antica origine romana, legata alle figure dei Tribuni della Plebe, e non ha a che fare con una scelta davvero libera, ma è piuttosto un momento di “acclamazione”, non di scelta, per una decisione già diversamente presa, e non dal popolo, ma dai suoi rappresentanti, in concerto con i rappresentati di altri ceti. Imbevuti di mal recepito repubblicanesimo romano, i rivoluzionari francesi introdussero lo strumento del “plebiscito”, che cozzava però con l’idea di decisione democraticamente presa ereditata da Rousseau. Ne nacque una mostruosità storica, un vero e proprio aborto. Si tratta dei plebisciti rivoluzionari continuati fino ad oggi, forse, ma certo fino al referendum sulla repubblica, ovvero fino a 70 anni fa; da un lato pretendono l’acclamazione di quel che è già deciso, dall’altro esigono dal popolo l’espressione libera della propria scelta, e avvolti in tale contraddizione (e cambiando il nome in modo progressivo, da “plebiscito” appunto a “referendum”), costringono in qualche modo a truffe e manipolazioni, anche se in tutta onestà nel 1866 il plebiscito fu detto plebiscito, e non referendum. I “tribuni della plebe”, ovvero l’aristocrazia dei gabinetti e delle dinastie, aveva già deciso tutto. Si disperano che i popoli, di cui non hanno grande stima, non la pensino come loro, ed inscenano queste farse, degne del teatro della crudeltà, che più che truffe sono la violenza ennesima perpetuata verso le “plebi” malamente salite al rango di “cittadini”.

plebiscito palazzo_Ducale_Che non si trattasse di libero voto lo disse già – ben prima di Beggiato – ad esempio Tomasi di Lampedusa, non certo un indipendentista, e basta leggere il libro o guardare il film, per rendersene conto. Gli italiani lo sanno bene, che non scelsero mai liberamente, dal Veneto alla Sicilia de “Il gattopardo”, per un Regno che era già stato a loro imposto. Il problema che però gli storici dovrebbero porsi, per non degradare a mera ideologia il mestiere dello storico, è più complesso. Che coscienza di “democrazia” avevano i votanti del 1866, ma non solo loro, coloro che ad esempio a Piacenza votarono en masse per l’adesione al Regno di Sardegna nel 1848, il 7 aprile 1848, avendo un vasto (5) ventaglio di scelte, facendo sì che Piacenza venisse chiamata “primogenita d’Italia”? Sapevano veramente quel che stavano facendo? Solo studiando tutti i plebisciti, scavando sistematicamente in tutti gli archivi, studiando a fondo le corrispondenze diplomatiche, la stampa del tempo, gli atti notarili di ratifica dei risultati, le memorie e magari i diari dei preti e religiosi, si può stabilire una verità storica, in cui l’elemento della consapevolezza politica, della coscienza della propria forza, da parte dei popoli interpellati, per la prima volta nella loro millenaria storia, si può rispondere ad una serie di domande sulla “costruzione” o “invenzione” (come dice Roberto Martucci) dell’Italia unita (o della Francia).

Certamente, se applichiamo categorie relative al “referendum” al “plebiscito”, allora certo che fu una truffa. Ma non lo fu molto probabilmente anche il referendum sulla repubblica, che pure ebbe nome di referendum, anche se i vincitori della guerra lo intendevano, vecchio stile, come “plebiscito”? Sono fermamente convinto della casualità dei numeri, e che il contabile che decise che solo 69 veneti e mantovani votarono contro l’annessione al Regno, scelse tale numero perché nel 1866 erano passati 69 anni, appunto, dal 1797, anno della fine della Serenissima. Fu un “memento” che forse nessuno colse.

Usare il passato per costruire i puntelli per un futuro radioso – qual sarebbe quello di un Veneto indipendente – è molto pericoloso. Meglio fare appello al futuro, come ogni vero discorso politico richiede. Il passato è davvero una terra straniera. Se furono truffati, perché non si ribellarono? Sapevano davvero per cosa votavano? Sono stati ingannati. Bene. Non lo siamo noi forse ogni giorno, ogni santo giorno, in cui vengono raccontate fandonie sul riscaldamento globale, sull’ISIS, sull’economia, che è al collasso, esibendo numeri inventati, truffando come e peggio del 1866? Meglio non coinvolgere nel grottesco in cui viviamo anche il grottesco del passato. E se si vuole ricostruire il passato, occorre armarsi di grande pazienza, cogliere il plebiscito del 1866 nel quadro di un secolo di “plebisciti”: forse, se visti con i criteri del “referendum” di oggi, tutti truffaldini. D’altra parte non furono mai i popoli a chiedere i plebisciti. Ma le élites del tempo, come a Piacenza, manipolarono ben bene l’opinione pubblica, in Italia, allora, veramente in statu nascendi.

Certamente nel momento in cui per legittimare l’attuale status del Veneto come regione italiana, si fa a ricorso al 1866, si cade nel ridicolo, ma infatti nessuno degli oppositori di Beggiato ha sostenuto che il libro di quest’ultimo dicesse il falso, come ha ben visto Carlo Lottieri. L’attuale status del Veneto è legittimato dal popolo veneto che non chiede, scendendo tutto o in gran parte in piazza, come i catalani, che si faccia di nuovo ricorso allo strumento democratico del voto per confermare, o meno, la propria appartenenza all’Italia. Finché sarà così, anche i segugi piemontesi e loro cucciolate venete che fanno i cani da punta e riporto per l’Italia unita, avranno buon giuoco. Farebbero bene a tacere del tutto, è uno scheletro nell’armadio ben vivo e in carne, a pensarci bene, il plebiscito del 1866. Infatti, fu certamente una truffa, ma fu veramente, effettivamente convocato e celebrato, un passo avanti rispetto al presente, mostruoso dirlo perché ai tempi le masse, il popolo, era per i sovrani davvero meno che carne da cannone. Eppure li fecero, seppur farsescamente, votare. E senza che lo chiedessero, d’altra parte chi avrebbe potuto prender la parola per loro, i loro occupanti austriaci? I loro intellettuali mazziniani? I preti?

Per tutti, meglio sarebbe lasciare che i morti riposino in pace, cosa peraltro che non fanno, visto che nella sola e unica volta in cui furono chiamati ad esprimere la propria volontà, essa venne così mostruosamente falsificata. Anche solo per vendicare l’offesa subita da quei morti, si dovrebbe scendere a milioni in piazza e chiedere di votare di nuovo. Ma in piazza scendono in tremila. E allora, vivi e morti, riposiamo tutti in pace.

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8 COMMENTS

  1. Ma infatti non c’è stata nessuna truffa, innanzitutto perché nel 1866 il Veneto non era un territorio libero, era stato ceduto dall’Impero Asburgico alla Francia affinché questa lo girasse all’Italia dopo un plebiscito farsa (come appunto lo erano tutti i plebisciti dell’epoca, ad esempio quello fatto a Nizza per il passaggio alla Francia).
    I progetti di unione al Regno d’Italia che si intuivano già nella breve vita della Repubblica di San Marco di Daniele Manin e la festa grande organizzata a Venezia per il Re subito dopo il plebiscito fanno pensare che l’idea di far parte di un unico stato Italiano non facesse poi così schifo ai veneti, certo le “menti” che lo volevano non erano numericamente molte (come per tutti i moti del risorgimento del resto) ma bisogna ricordare che la massa analfabeta ed ignorante era la stragrande maggioranza della popolazione e il pensiero comune non troppo diverso del vecchio motto “Franza o Spagna (in questo caso Italia) purchè se magna”.

  2. La sorte dei Veneti è simile a quella di altri Popoli defraudati della propria indipendenza e libertà in nome di una malcelata libertà superiore o migliore. Nel 1866…il famoso plebiscito portò alla luce, ma di pochi, cosa volesse significare il nuovo corso rivoluzionario francese con l’avvento delle nuove nazioni o stati nazionali. E’ indubbio che ci troviamo difronte allo stravolgimento del diritto inteso come tale. Siamo difronte, solamente, all’ennesimo strapotere dei pochi contro i molti. Napoleone, che qui nel Veneto chiamiamo il macellaio, ha fatto la fine che ha fatto e ben gli sta, come accadde anche a Hitler, Mussolini, Cesare e altri dittatori. La dittatura oggi in Italia è molto sottile e raffinata. Sembra che viviamo in democrazia, ma non è vero assolutamente. Ecco perché i Veneti sono stanchi dell’italia. Abbiamo dato 150 anni di prova, abbiamo sempre dato più di quello che abbiamo ricevuto. Adesso basta o ci prendiamo l’autonomia o andiamo in piazza a fare i gillets giallo- bordeau con tanto di bandiere di S.Marco. Tutto ha un limite tutto deve avere una fine !!!!! WSM

  3. come si può dire che il plebiscito de 1866, dove li-taglia rubò il veneto abbia valore, minacce ai seggi e poi far votare i soldati itaGliani non mi sembra un buon esempio

  4. Perche’ nn si rbellarono,chissa’ come mai e perche’ ? Con le truppe italiane armate fin dentro ai seggi,a minacciare,a malmenare a ferire e pure ad uccidere qualcuno,con due urne distinte xil Si e x il No,con due foglietti diversi di colore x il Si e x il No ? Scusate ma dei presunti talentuosi giornalisti o presunti storici,come mai omettono questi particolari rilevanti ? Forse cercando di tirare acqua al mulino del volemose bene e scordiamoci il passato ?

  5. Portare i problemi alla coscienza pubblica e se c’è nel pubblico abbastanza comprensione, allora il cambiamento avviene.
    Questa frase si dovrebbe stampare a lettere maiuscole.
    Il problema è sempre la conoscenza, l’informazione, che molti non hanno.
    Andare ad osservare il problema, che dimostra la falsità di un simile atto sia come lo si guarda, reclama vendetta……….. politica.
    Vorrei aggiungere che il popolo veneto non si oppose, penso forse con ragione, per lo stesso motivo che il sud non lo fece, in quanto furono in molti ad abbandonare le case per non essere uccisi. Esattamente come succedette ai popoli oppressi del Sud.
    Che in tale discorso non emerga la MASSONERIA, e si parli dei mazziniani che non dissero nulla mi sembra un falso, in quanto questa organizzazione ha sempre operato per accentuare il potere, come lo ben vediamo oggi.

  6. La mia recita, ma potete farla vostra se desiderate: leggi bene il presente ed avrai in mano passato e futuro.
    Tuttavia la FARSA e’ pesantissima tanto che ha portato alla TRUFFA. CHE CONTINUA e CONTINUERA’: fin che il popolo, tenuto nell’ignoranza, non si DISINCANTERA’.
    Certo, ha bisogno di CAPITRIBU’ e STREGONI perche’ da sempre quest’ultimi hanno governato i popoli.
    Al popolo veneto sotto maleficio italiano se non sotto olocausto, deve scuotersi e cominciare dalla scuola a risorgere. Deve prendere coscienza che oltre ad essere dimenticato (per logiche ben comprensibili se non si dorme) lo stanno sfruttando al massimo.
    Come mai le TV parlano in un talian teronikum..?
    Dai, tutti i mass media hanno davvero un brutto parlare e noi siamo presi per il rame o CU se parliamo in lengoea veneta.
    Parlano tanto dei CURDI..!! Capito..?? Dei Curdi che el sior Erdo’ vuole eliminare…
    Non de i VENETI fatti a pezzettini per non vederli e sentirli..??
    La premura sui SERENISSIMI non vi dice proprio nulla..??
    Ohoo… ma allora dormite davvero kax.
    Va ben, tanto non risolvo…
    Salute

    • La legge e’ stata abrogata e nessuno si lamenta della presenza delle istituzioni trikolorite oltre che si continui a stare sotto..?
      L’intellighenzia veneta ndo kax sta direbbero a roma da sempre predona.
      Certo, e’ stata abrogata la legge sull’annessione ma non quella del menga la quale recita:
      La legge del menga, appunto, dice che chi ce l’ha in tel posto se lo tenga. (Non e’ originale ma per non dare fastidio l’ho addolcita). Oh, potete correggerla ne’..?
      Purtroppo vale quest’altra mia:
      un re non si fara’ mai e poi mai una legge contro..!
      Dicono che tu, si tu che mi leggi ora, sia un cittadino sovrano.
      Dimostramelo se ne sei capace visto che hai tutte le leggi contro. Anzi. Sono vere trappole per topi… o conigli come sono spesso i nostri parenti stretti.
      Oh, dite: quanta sottokultura o se vogliamo sonno ha seminato l’italìa in tutti questi anni di una e indivisibile..?
      Poi mi scappa di dire: ma a che servono tutti i movimenti indipendentisti..?
      Abrogano la legge e loro parlano o fanno dell’altro..! Ma si. Parlano d’italìa e non di come sara’ il ritorno alla liberta’ in terra d ei veneti.
      Anche loro parlano dei Curdi e non accostano loro con i veneti. L’olocausto ebraico con quello veneto… niente davvero.
      Niet, non si fara’ proprio nulla con questi chiari di Luna.

  7. Sono parzialmente d’accordo!
    Parzialmente perché se ancora oggi siamo truffati, allora possiamo giustificare le vecchie truffe? E perché no, anche quelle future?
    Per me la responsabilità personale non va in prescrizione, ne quella di ieri, ne quella di oggi, ne quella che sarà richiesta in futuro.

    Inoltre, se ad oggi una coscienza referendaria è stata maturata, per poter dire che la gente non richiede un nuovo status per le terre Venete, come minimo queste informazioni dovrebbero essere acquisite da tutti. Senza questa base di partenza come ci si può aspettare che le persone reagiscano? Non solo..oltre a diffondere le informazioni si necessita pure di far comprendere che un cambiamento è possibile. Cosa da sempre negata dall’Italia (o dalla Spagna per esempio).

    Solo soddisfacendo queste condizioni ci sarebbe un quadro oggettivo di cosa preferisce la gente.

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