Sarà che tutto va bene come dicono quelli che stanno al governo, fatto sta che la moria di attività non sembra cessare.
Per “LanuovaPrimaPagina”, quotidiano modenese, ci sono 200 attività in meno negli ultimi due mesi. “E’ il preoccupante dato che emerge dall’Osservatorio Confesercenti Modena, che ha preso in esame i mesi di gennaio e febbraio 2016. Periodo nel quale nel modenese sono dunque scomparse oltre 200 piccole e piccolissime imprese nei settori della vendita al dettaglio alimentare e non, nei pubblici esercizi e tra gli ambulanti. E la flessione non risparmia nemmeno il commercio on line: in lenta, ma costante crescita fino all’anno passato, ora in soli due mesi si ritrova con un saldo negativo tra le nuove attività e quelle cessate. E, in un quadro tutt’altro che positivo, i consumi – la cui lieve ripresa lieve continua essere appannaggio solo della grande distribuzione, come rilevato dall’Istat a gennaio 2016 – segnano un calo del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso per le imprese operanti sulle piccole superfici”.
Entrando nel merito dei diversi settori imprenditoriali, il commercio al dettaglio extralimentare è quello che soffre sempre di più rispetto all’alimentare. A fronte di 17 nuove aperture, nel periodo gennaio-febbraio 2016 sono state 105 le chiusure (di cui 29 solo nel tessile, abbigliamento calzature) con un saldo negativo di ben -88 imprese. Numeri ridotti, ma sempre col segno meno, per il comparto alimentare che fa registrare 4 iscrizioni contro 13 esercizi chiusi, con un saldo -9 attività. Ma calano anche bar e ristoranti e ambulanti.
«Questi dati – rileva Confesercenti – se inseriti nel contesto di ritorno dell’inflazione con il segno meno a febbraio (-0,3% su base annua) e con una dinamica dei consumi delle famiglie ancora troppo incerta, sono l’ulteriore testimonianza del perdurare di una fase di difficoltà della nostra domanda interna, con effetti pesanti sulla tenuta delle piccole imprese del commercio al dettaglio, oltre che su quella del comparto della ristorazione. E’ evidente che le politiche fin qui adottate, a partire dalla liberalizzazione degli orari, hanno favorito le imprese operanti su grandi superfici, e stanno portando al progressivo impoverimento della rete dei negozi di vicinato, che deve invece essere componente fondamentale del tessuto urbano oltre che economico».
Tuttovabene… dicono a Roma!
In una strada che percorro giornalmente esiste un mercatino fatto da tanti chioschi.
Una volta tutti aperti e attivi, oggi oltre la metà chiusi.
Quelli ancora funzionanti sono di pakistani o extracomunitari.
I quali vanno avanti solo perché è loro assicurato un trattamento fiscale di “favore” nei primi anni di attività.
Dopo di che le attività vengono cedute ad altri neofiti del commercio locale i quali usufruiscono, a loro volta dei vantaggi fiscali su citati.
Gira così.
Gli originari proprietari italiani di questi chioschi è da mò che se ne sono andati.
Alla faccia della ripresa.