Dopo voto: il crollo delle ambizioni dei partiti

di DANIELE V. COMERO In occasione del turno parziale delle elezioni comunali del maggio scorso, insieme al governo Monti sono stati pesati tutti i partiti, Lega compresa. Il governo dei professori e dei grand commis, sostenuto da PDL-PD-UDC, emblema della nuova aristocrazia democratica, come l’ha definita Ilvo Diamanti su Repubblica, ha cercato di sottrarsi al giudizio del voto. Nonostante ciò, una prima misurazione indiretta c’è stata. Si è visto che gli elettori sono disponibili a cambiare scelte, perfino ad astenersi in massa se l’offerta politica non è ritenuta adeguata, favorendo l’entrata in scena del movimento di Grillo, che ha raccolto il diffuso malcontento verso la casta politica e le politiche fiscali del governo Monti. Il centro destra, ritenuto uno dei principali responsabili dello stato di crisi, con PDL e Lega separati, ha subito una secca sconfitta. Tenuta a denti stretti del PD e dell’UDC, che non riescono ad approfittare di una grande opportunità