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L’indipendenza e la dipendenza da referendum

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di SERGIO SALVI

dipendenza 2L’esito del referendum scozzese non avrebbe dovuto sorprenderci più di tanto. È infatti ingenuo affidarsi a questo strumento, come autorevoli studiosi hanno da tempo ripetutamente affermato. Per una ragione di fondo. I referendum «difficilmente possono considerarsi genuina espressione della volontà popolare nella misura in cui lo Stato, chiamato a curarne lo svolgimento, riesce a condizionarne il risultato». Ogni referendum è inevitabilmente «influenzato dalla delimitazione dell’ambito territoriale in cui la consultazione ha luogo, dal processo di assimilazione più o meno forzata favorito dallo Stato stesso che su quel territorio ha esercitato ed esercita la propria sovranità, dal grado di informazione dei soggetti che vi partecipano sugli obbiettivi reali o presunti da perseguire con il voto» (Vezio Crisafulli, Damiano Nocella, voce “Nazione” in Enciclopedia del Diritto, vol. XXVII, pp. 787-816, Milano, Giuffrè 1977).

Quello che è appena successo in Scozia ed era successo pochi anni fa in Québec, ci appare  largamente prevedibile: coloro che vogliono secedere da uno Stato non combattono ad armi pari con i loro avversari che hanno lo Stato alle spalle o addirittura dentro di loro. Lo Stato li strangola in quanto tiene saldamente in pugno il territorio sottoposto a consultazione.

Soltanto i referendum confermativi della dissoluzione di uno Stato appena avvenuta con altri mezzi, hanno successo, come è stato il caso dell’URSS e di molte “democrazie popolari”.

I referendum che promuovono la secessione possono sempre essere utili come supporto alla mobilitazione delle coscienze, come strumento di raccolta di un dissenso montante, come ricatto o minaccia per le autorità centrali ma, nelle attuali condizioni, poco niente di più. Purtroppo la realtà è questa. Certo, la realtà può sempre cambiare: ma ci sembra difficile, perlomeno a breve. L’esperienza lo dimostra. La “volontà popolare” è inesorabilmente drogata e ci vogliono tanto tempo e tante opere di persuasione per liberarla da questa vera e propria dipendenza che non è da sostanza (come la cocaina, l’alcool e il tabacco) ma si apparenta alle droghe di scopo (gioco d’azzardo, sports, sesso, cibo, religione).

Purtroppo, molti indipendentisti sono affetti da una morbosa dipendenza (addiction) da referendum. Ed è una vera e propria contraddizione in termini oltre che una prospettiva illusoria e deludente, capace di smorzare troppi generosi entusiasmi. Ce ne dispiace profondamente: pure noi siamo affetti da questa inesorabile dipendenza anche se cerchiamo di liberarci dalla malattia senza conoscerne la cura adeguata (ma conoscendone la natura di fuoco fatuo, di miraggio)..

 

 

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3 COMMENTS

  1. (COMMENTO DI EMILIANO BAGGIANI- TOSCANA STATO) Il caso scozzese è particolare e profondamente diverso dal nostro e rimando al mio articolo comparso qualche settimana fa . Inoltre non mi pare che gli unionisti abbiano stravinto : hanno vinto grazie al voto delle donne e degli anziani, categorie notoriamente meno propense ai cambiamenti. Il referendum può essere una strada percorribile anche se molto difficile, questo nessuno lo nega : con la volontà politica e il consenso popolare si fa tutto. Infatti guardacaso in Catalogna i centralisti non li fanno votare perché hanno una fifa matta. Ma io ho sempre detto che molto dipende anche dagli equilibri internazionali se si perde di vista questo concetto si sta a giocare con le bambole…. Se il Veneto, per esempio, trova uno sponsor internazionale (noi in toscana lo chiamiamo “il babbo grosso”) e il patto atlantico indebolisce la sua posizione di predominio diventa tutto più semplice perché l’itaGlia è solo un gigante di carta . Terza soluzione sarebbe la rivolta armata possibilmente coniugata alla seconda opzione , ma ormai temo che le nostre popolazioni sono ormai da secoli imbolsite e disabituate alla guerra e quindi è una opzione da scartare a priori, inoltre servono fiumi di denaro (quindi servono finanziatori interessati)

  2. Condivido in pieno l’articolo. Nel nostro caso il referendum non è ipotizzabile per diverse ragioni:
    – alta probabilità di brogli elettorali, che sono la norma in Italia
    – difficoltà di far votare solo i diretti interessati. Tecnicamente si dovrebbe prima elaborare il concetto di “nazionalità padana” da concedere solo con ius sanguinis (e non ius soli). In tal caso gli immigrati ed i coloni italiani verrebbero esclusi da una consultazione che non li riguarda, come è giusto. Senza questa precondizione qualunque voto sarebbe una truffa
    – non avere gli stessi strumenti di propaganda, libri scolastici, televisioni, radio, giornali degli avversari dell’indipendenza.

    Date queste condizioni, non superabili, l’unica via all’indipendenza è la formazione di un governo autonomo e la proclamazione unilaterale di indipendenza.

    • alessandro io ammiro il tuo rigoroso padanismo e condivido l’articolo di salvi che apprezzo oramai da anni tramite i suoi scritti, però penso che non dovremmo essere così pessimisti. In primo luogo un referendum anche perso costituisce un precedente, noi viviamo in un contesto nel quale la padania a sentir loro non esiste e ugual sorte tocca al veneto che come nazione o popolo sempre a sentir loro non esiste, per cui un referendum sarebbe di sicuro un passo avanti e concorrerebbe a formare il concetto di nazionalità padana.
      secondariamente io ritengo sempre che l’indipendentismo cammini con due gambe, soldi e identità, e allora una minoranza padana autocosciente di sè, il nucleo di questa nazionalità padana che è conscia di subire una vessazione ecomica e identitaria, dovrebbe e potrebbe trascinar a rimorchio anche una parte di quelli che tu chiami coloni italici oltre ai padani dormienti: Come? Certo non sarebbero interessati alla vessazione identitaria, ma un colono italico o un padano dormiente che vive qui, che è parte integrante della nostra società subisce anche lui la stessa vessazione economica. Il furto che lo stato italiano esercita nei nostri confronti non coinvolge solo i padani doc come me e te, ma i residenti e quindi anche una parte dei residenti non padani doc potrebbero essere interessati a liberarsi dall’italia.

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