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Catalogna: il 9-n e’ alle porte. rajoy mandera’ la polizia per impedire il voto?

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di GIANLUCA MARCHI

rajoy mano tesaManca meno di una settimana al 9 Novembre, giorno fissato per il referendum alternativo (senza valore legale, meglio ripeterlo) sull’indipendenza della Catalogna, e ancora non si sa bene cosa potrà succedere domenica prossima. Non stiamo qua a ripercorrere tutta la storia contrastata di questa consultazione consultiva, ma dal fortissimo significato politico, perché i nostri lettori dovrebbero essere ben informati se hanno seguito l’informazione puntuale che il MiglioVerde ha dato sui fatti catalani fin dall’11 settembre scorso, giorno della Diada che portò in piazza all’incirca due milioni di persone che chiedevano di votare. Ricordiamo solo che il presidente catalano Artur Mas e i partiti indipendentisti catalani (maggioranza assoluta nel Parlamento) hanno optato per questa soluzione alternativa, dopo che la Corte costituzionale spagnola ha sospeso la consultazione ufficiale approvata a suo tempo. Per consentire il referendum alternativo si sono mobilitati ben 38 mila militanti e il governo catalano, con l’aiuto di quasi tutti i municipi della Catalogna (salvo otto), ha messo a disposizione i propri spazi per allestire 6.430 seggi elettorali che copriranno il 99% della popolazione.

Nonostante si tratti di una consultazione autogestita, il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy appare intenzionato a impedire anche questo voto e ha fatto nuovamente ricorso al Tribunal Costitucional, che oggi dovrebbe pronunciarsi al riguardo. Non è escluso che dalla suprema corte esca una nuova sospensione come quella precedente. Se così fosse, a quel punto come si comporterà Artur Mas? I suoi alleati indipendentisti di sinistra lo spingono a far svolgere comunque la consultazione alternativa. La palla passerebbe così al premier spagnolo che, a meno di mollare la presa e perdere la faccia, dovrebbe dare ordine alla polizia di spargersi in tutta la Catalogna per impedire l’apertura delle urne e vietare l’accesso dei cittadini in luoghi di proprietà della Generalitat.

Sarebbe una sorta di “atto di guerra” che i cittadini catalani, persino quelli decisi a votare contro l’indipendenza, vivrebbero molto male, fino al punto da far prevedere a molti osservatori che scenderebbero “en la calle” (per strada) in misura anche superiore all’11 settembre. Insomma, la testardaggine di Rajoy volta a impedire a tutti i costi la libera espressione democratica del volere del popolo catalano lo sta mettendo in crescente cattiva luce persino presso i non indipendentisti. E questo suo atteggiamento così ottuso ha contribuito a far crescere il numero dei catalani decisi a votare il doppio “sì” ai due quesiti della consultazione (“vuoi che la Catalogna sia uno Stato?” “e in caso affermativo vuoi che sia uno Stato indipendente?“), numero che ormai. secondo le ultime rilevazioni, sfiora il 50%.

Insomma, come abbiamo ripetutamente sottolineato, la partita a scacchi fra Barcellona e Madrid continua ed anzi si fa sempre più drammatica. E ancora non se ne intravvede la fine. Anche se non bisogna dimenticare che i catalani hanno “dos cojones” da far vergognare noi poveri pellegrini!

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4 COMMENTS

  1. Quanto vorrei essere Catalano oggi.
    Che invidia mi fanno.
    Invece mi ritrovo in questa lombardia di pappe molle senza cojones.

  2. Comportamento di Madrid è assurdo. In un paese civile il parlamento di Madrid dovrebbe 1) prendere atto , se volete molto malvolentieri ma questo è irrilevante, dei risultati dei referendum , 2) cambiare la Costituzione , 3) aprire il tavolo per i dettagli tecnici della separazione, e poi,4)
    con la nuova costituzione, approvarla.
    Io dico che il 9 voteranno @ l’80% degli aventi diritto e che tra quelli che avranno votato il 90% scriverà due volte si.

  3. Con due milioni nelle piazze, chi dubita della vittoria?
    E per questo che Roy e Spagna calcano la mano e terrorizzano il popolo catalano: non deve vincere il referendum!

  4. Una consultazione referendaria, a maggior ragione autogestita, se condotta con tutti i crismi, ha pieno valore legale, anche se per il regime vigente è illegittima o inefficace.
    Il giorno stesso della proclamazione dei risultati se i si avessero la meglio, in modo significativo (secondo altra analoghe votazioni) il parlamento catalano potrebbe dichiarare l’indipendenza, e proclamarsi organo rappresentativo del popolo transitorio, invocando la legittimazione internazionale.
    A questo punto però subentra la “forza”: essendo azione illegittima ed illegittima per l’ordinamento dello stato spagnolo verrà “annullata” e i rappresentanti catalaniinacciati di arresto in caso di resistenza.
    Qui scatta la Forza, da una parte parlamento asseragliato e popolo (o milizia popolare armata) a sua difesa all’esterno. Dall’altra la Guardia Civil (i ns. Carabinieri) e esercito comandati a destituire il parlamento, arrestare i politici, imporre la quiete e insediare un nuovo governo.

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