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Spagna, gli “indignados” hanno partorito “podemos”, i soliti fascio-comunisti

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Mas_podemos-spaindi LEONARDO FACCO

In Spagna, le notizie politiche al momento più eclatanti sono il “referendum catalano” (illegale, ma legittimo) e l’ascesa, è in testa ai sondaggi, del partito “Podemos” (nato quest’anno), dell’euro-parlamentare di estrema sinistra Pablo Iglesias Turrion (foto), emanazione dei “famosi” “Indignados”, che occuparono le piazze madrilene tre anni fa.  Gli “Indignados” (indignati), che prendendo spunto dalla crisi economica hanno lanciato le solite, banali parole d’ordine, camuffate per la bisogna dietro a cartelli con sopra scritto “basta banchieri”, piuttosto che “abbasso la finanza”, sono finalmente sulla ribalta che conta, hanno trovato il loro “lider naturale”. E la stampa di tutto il mondo – ma non poteva essere diversamente – ne sta parlando, come accadde nel 2011, ma senza approfondire le parole d’ordine di questa massa di benpensanti. Al grido di “Democracia Real Ya”, il fenomeno ha raggiunto prima “Wall Street” ed oggi ha rappresentanza politica.

Padre putativo di “Podemos” (una specie di Syriza italo-greca, che guarda al Venezuela di quel criminale di nome Maduro) è il movimento del 15-M (Maggio), nato a Madrid è apparso per la prima volta alla “Puerta del Sol”. Ma cosa chiede questa massa di “desesperados” che anelano al parassitismo statalista e che, non a caso, scimmiottano lo slogan obamiano “Yes we can”? Su Facebook ho ritrovato la traduzione del loro “programma politico” (qui il link originale), fondato sulla “redistribuzione del reddito” (altrui) e che ha ispirato “Podemos”. Alle loro richieste, apporto i miei personalissimi commenti.

1-Eliminazione dei privilegi della classe politica:

  • Stretto controllo sull’assenteismo. Istituzioni di sanzioni specifiche per chi non onori le proprie funzioni pubbliche.
  • Eliminazione dei privilegi nel pagamento delle tasse, nel conteggio dei contributi lavorativi e nel calcolo degli anni per ottenere la pensione. Equiparazione dello stipendio degli eletti al salario medio spagnolo con la sola aggiunta dei rimborsi indispensabili all’esercizio delle funzioni pubbliche.
  • Eliminazione dell’immunità associata all’incarico. I delitti di corruzione non si prescrivono.
  • Pubblicazione obbligatoria del patrimonio di chiunque ricopra incarichi pubblici.
  • Riduzione degli incarichi “a chiamata diretta”.

Un classico del populismo, nulla di nuovo. Del resto lo sappiamo anche noi da sempre che il governo non è la soluzione, ma il problema. Eppure, in queste rivendicazioni appare già un pizzico di quell’invidia collettivista che mira sempre al portafoglio altrui.

2-Contro la disoccupazione:

  • Ridistribuzione del lavoro stimolando la riduzione della giornata lavorativa e la contrattazione fino ad abbattere la disoccupazione strutturale (sarebbe a dire raggiungere un tasso di disoccupazione inferiore al 5%)
  • In pensione ai 65 anni e nessun aumento dell’età pensionabile fino all’eliminazione della disoccupazione giovanile.
  • Vantaggi per le imprese con meno del 10% di contratti a tempo.
  • Sicurezza nel lavoro: divieto del licenziamento collettivi o per cause oggettive nelle grandi imprese che non siano in deficit, controlli fiscali alle grandi imprese per evitare il lavoro a tempo determinato quando invece potrebbero assumere a tempo indeterminato.
  • Reintroduzione dell’aiuto di 426 euro a persona/mese per i disoccupati storici.

Qui siamo già entrati – a gamba tesa – nel corollario delle più bieche proposte di stampo comunista-socialista, incarnate nell’idea che dei bravi pianificatori dovrebbero garantire il paradiso alla classe operaia, da conquistare a suon di promesse assurde e privilegi.

3-Diritto alla casa:

  • Esproprio statale delle case costruite in forma massiva e che non siano state vendute: diventeranno case popolari.
  • Aiuti per l’affitto ai giovani e a chiunque si incontri in condizioni di bassa disponibilità economica.
  • Si permetta, in caso di impossibilità nel pagare l’ipoteca, la sola riconsegna della casa.

Statalismo allo stato puro, rivendicazioni degne dell’Unione Sovietica!

4-Servizi pubblici di qualità:

  • Eliminazione delle spese inutili delle amministrazioni pubbliche e creazione di un organo indipendente di controllo dei bilanci e delle spese.
  • Assunzione di tutto il personale sanitario in attesa di assunzione.
  • Assunzione del personale in attesa nel settore dell’educazione per garantire una giusta proporzione alunni/insegnanti, un adeguato numero di professori di supplenza e i professori di appoggio (ndr ai diversamente abili).
  • Riduzione delle tasse universitarie ed equiparazione dei prezzi dei master a quelli della normale carriera universitaria.
  • Finanziamento pubblico alla ricerca per garantirne l’indipendenza
  • Trasporto pubblico poco costoso, di qualità ed eco-sostenibile: reintroduzione dei treni che ora vengono eliminati per far spazio all’alta velocità ed quindi dei relativi prezzi originari. Riduzione dei prezzi degli abbonamenti al trasporto pubblico, riduzione del traffico su gomma all’interno dei centri urbani, costruzione di piste ciclabili.
  • Servizi sociali locali: applicazione definitiva della Ley de Dependencia (assistenza alle persone dipendenti, per malattia o vecchiaia), istituzioni delle reti di assistenza locali e municipali e dei servizi locali di mediazione e tutela.

L’ultima volta che ho sentito avanzare rivendicazioni di questo genere, le bocche da cui uscivano erano quelle di Bertinotti, Diliberto, Vendola. Sono invece state il caposaldo di importanti paesi che le hanno applicate: Cuba, la Corea del Nord, il Venezuela!

indignados-madrid5-Controllo delle banche:

  • Divieto di qualsiasi tipo di salvataggio o iniezione di capitale pubblico. Le banche in difficoltà dovranno fallire o essere nazionalizzate per tramutarsi in banche pubbliche sotto controllo sociale.
  • Aumento della tassazione alle banche in forma proporzionale alla spesa sociale provocata a conseguenza della cattiva gestione finanziaria.
  • Restituzione alle finanze pubbliche dei prestiti statali concessi nel tempo.
  • Le banche spagnole non possono investire nei paradisi fiscali.
  • Sanzioni nei casi di cattiva prassi bancaria e di speculazione.

6- Fisco:

  • Aumento delle detrazioni d’imposta sui grandi capitali e le entità bancarie.
  • Eliminazione del Sicav (società d’investimento a capitale variabile)
  • Reintroduzione della tassa sul patrimonio.
  • Controllo reale ed effettivo sulle frodi fiscali e sulla fuga di patrimoni verso i paradisi fiscali.
  • Proporre la “Tobin-Tax” a livello internazionale.

E’, ovviamente, in materia fiscale che si ha la cifra delle idee politiche di questi giovinastri sfuggiti ai centri sociali. Parole come Tobin Tax, no ai paradisi fiscali, più tasse per le banche denotano tre caratteristiche: a) Totale mancanza di una teoria economica anche solo vagamente liberale (non parliamo del problema dei problemi che riguarda la moneta fiat); b) Non aver capito che non esiste libertà politica senza libertà economica; c) Riproporre soluzioni di stampo iper-statalista, dimenticando ogni principio che fa riferimento alle libertà individuali.

7-Libertà civili e democrazia partecipativa:

  • No al controllo di Internet. Abolizione della legge Sinde (che disciplina diversi aspetti del diritto d’autore in Rete e del peer to peer)
  • Protezione della libertà d’informazione e del giornalismo d’investigazione.
  • Istituzione di referendum obbligatori e vincolanti per questioni di grande importanza e che modificano le condizioni generali di vita dei cittadini.
  • Istituzione di referendum obbligatori prima dell’introduzione e l’applicazione delle norme europee.
  • Modifica della legge elettorale per garantire un sistema veramente rappresentativo e proporzionale e che non discrimini nessunn partito politico nè volontà popolare, una nuova legge elettorale che veda rappresentati anche i voti in bianco o quelli nulli.
  • Indipendenza del Potere Giudiziario: riforma del Ministero della Giustizia per garantirne l’indipendenza, il Potere Esecutivo non potrà nominare membri  del Tribunale Costituzionale o del Consiglio Generale del Potere Giuridico (il CSM italiano).
  • Presenza di meccanismi effettivi che garantiscano democrazia interna ai partiti politici.

Chiedono più parlamentarismo e democrazia, ovvero ciò che del problema è la causa. Per il resto, le solite lamentele, che un qualsiasi “popolo viola” propone da anni nelle piazze italiane.

6-Riduzione delle spese militari.

Su questo punto concordo sinceramente. Del resto, lo abbiamo sempre detto che “la guerra è la salute dello Stato”!

Dovendo esprimere un parere generale su questo fenomeno politico che ha calcato le piazza spagnole, e ora punterà al parlamento, prendo a prestito le parole di Thays Peñalver, che – a suo tempo –  ha intitolato un suo editoriale su “El Universal” di Caracas, relativo proprio ai giovani madrileni in rivolta, con queste parole: “La idiotez a las Puertas del Sol”. Traduzione? “L’idiozia è alle Porte del Sole! Ed ora, alle porte della Moncloa.

Se la libertà degli spagnoli dovesse dipendere dalle rivendicazioni di questi “invasati di statalismo” c’è da stare freschi!

Non c’è nulla da fare: la cultura collettivista-che vive di slogan come fossero bombe ad orologeria (da utilizzare a seconda del tipo di rivendicazione da mettere in piazza)-ha la capacità di mettere insieme centinaia di migliaia di persone dalla sera alla mattina.  Conclusione? Gli “indignados” mi indignano, come tutti i fascio-comunisti apparsi durante quest’inizio di XXI° secolo, si chiamino Syriza, Podemos, Sel, con e senza stelle che siano. Riflessione? Un mio amico cubano, qui a Tenerife, mi ha detto: “Son scappato da Cuba per andare in Venezuela, dal Venezuela per andare in Spagna. Cazzo, i comunisti mi stanno ancora perseguitando”!

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