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Italia unita con 11 regioni, l’ultima proposta del governo

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di REDAZIONE

11REGIONILA FUSIONE di Regioni è un’ipotesi suggestiva. E, allo stesso tempo, audace. Perché, nel Paese dei mille campanili, coinvolge identità, storia, tradizioni e rivalità spesso plurisecolari. L’accorpamento fra Emilia-Romagna e Toscana, sasso lanciato giorni fa da Gianluca Galletti, ministro dell’Ambiente, ha provocato un’onda che ha innescato il dibattito su una complessiva riforma istituzionale del Paese. «Non ha senso ragionare con visione e logiche del passato», dice Galletti a quanti storcono il naso di fronte all’ipotesi di vedere stravolta la carta geografica dello Stivale.

«L’Italia del 2014 è totalmente diversa da quella del ’70 e questa differenza con gli anni andrà accentuandosi». Ed è chiaro a tutti, commenta il ministro, «che parte dell’inefficienza delle Regioni è dovuta ai loro confini territoriali: servizi come welfare, sanità e istruzione non possono più essere gestiti all’interno di confini vecchi di 40 anni».

CHE il sistema attuale sia da superare è un’idea che in terra emiliano-romagnola ha trovato terreno bipartisan. Anche il neo governatore Stefano Bonaccini si è detto favorevole a un riordino complessivo dall’architettura istituzionale dello Stato, partendo proprio da una sforbiciata alle Regioni. «Una riforma costituzionale come quella proposta dal governo, che prevede il superamento del bicameralismo, il taglio di oltre trecento parlamentari, un Senato dove sono rappresentati Regioni e Comuni, e l’abolizione di 110 Province non può ritrovarsi, tra qualche anno, con le stesse venti regioni di oggi», dice il successore di Vasco Errani. Che reclama e invita il suo partito ad avere un ruolo di primo piano in questa partita. «Visto che oggi siamo quasi tutti presidenti di Regione espressione del Pd – ragiona Bonaccini – dovremmo essere noi a farci protagonisti di un riordino istituzionale, anche con l’accorpamento di alcune aree del Paese che sono omogenee per società, cultura ed economia. Le Regioni non vanno chiuse, perché, con la riforma del Titolo V della Costituzione e l’abolizione delle Province svolgeranno un ruolo importante e centrale tra Stato e Comuni».

Un’ipotesi allo studio sul riordino, sia pure in via ufficiosa, è quella proposta nella cartina illustrata in pagina che disegna undici Regioni. Nulla è deciso. Ma «dobbiamo guardare al futuro chiedendoci cosa sia più utile ai cittadini oggi – afferma Galletti –: credo si debba discutere sul tema delle macroregioni senza preclusioni né campanilismi».

Forza Italia, intanto, presenta cinque emendamenti per istituire la macroregione fra Emilia-Romagna e Toscana. Nella riforma del Titolo V della Costituzione «manca il vero cambiamento: l’istituzione delle macroregioni», commenta Elena Centemero, firmataria delle proposte. Ricordando esempi già attuati in Europa – Mar Baltico e Danubio – e la futura Adriatico-Ionica. La deputata di FI auspica l’appoggio di un fronte trasversale in Parlamento, «e che anche esponenti della maggioranza possano far propria questa idea di riforma».

di LUCA ORSI e ANDREA ZANCHI – Tratto da quotidiano.net

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8 COMMENTS

  1. Come sempre, secondo costume e tradizione italiana, ne parleranno per secoli, vi litigheranno e muoveranno le bandiere partitiche che ai cittadini non interessano più. La verità è che rimarrà tutto sulla carta, gli enti obsoleti non verrebbero soppressi ma anzi vi saranno centinaia di sovrapposizioni di “carega”!

    #venetoliberoindipendente

  2. Ma guarda te cosa s’inventa questo politicante di piccolo cabotaggio per crearsi un pò di visibilità a ogni costo… Ma che hanno o hanno avuto in comune Toscana ed Emilia fin dall’antichità oltre l’Appennino Tosco-emiliano? niente!
    Salvo, per la verità, un paio di primati emersi da due indagini svolte rispettivamente nel 1934 e nel 1971.
    Dalla prima emerse che i comuni a maggior percentuale di iscritti al PNF erano Reggio nell’Emilia e Lamporecchio in provincia di Pistoia.
    Dalla seconda invece emerse che i comuni a maggior percentuale di iscritti al PCI erano… Reggio nell’Emilia e Lamporecchio in provincia di Pistoia.
    Nella speranza che Emiliani e Toscani in questi ultimi 40anni si siano riappropriati dei propri cervelli, mi dichiaro d’accordo che il sistema sia da cambiare, ma radicalmente, non con questi giochi dei bussolotti che lasciano il tempo che trovano. Ceterum censeo italiam esse delendam. Amen.

  3. Toscana Emilia e prov. Pesaro sarebbe una macroarea forte economicamente e non solo e soprattutto libera dal fascioleghismo italiota .

  4. Si tratta di “regioni” senza alcuna base identitaria. Sta trionfando il concetto secondo cui le regioni sarebbero meri artifici per gestire meglio l’azienda Italia. Meno male che erano tutti federalisti! Le regioni, in una prospettiva identitaria, dovrebbero semmai essere più ristrette delle attuali, secondo gli effettivi confini etno-linguistici e poi eventualmente unite in macroregioni. Ma, di fronte alla restaurazione centralista, non sembra che la Lega si scandalizzi più di tanto.

  5. Mettiamola in piedi, di fianco dx o sx o di cnt, testa in su o in giu’ sara’ sempre UNA e INDIVISIBILE: la merrrddd..!!!!!

    Qua dovrebbero INSORGERE gli INTELLIGHENTIs… assenti spesso e volentieri quando c’e’ da MENAR LE MANI e non il pensiero..!

    Io capisco che la teoria e’ il maschio e la patrica e’ la femmina, ma adesso BASTA con questi MASCHI IMPOTENTI..! SENZA PALLE..!!!

    Non fecondano la femmina, la pratica, di cui il NULLA.

    Come in un qualsiasi pollaio che anche se stracolmo di galli (voglio dire di intellighentis o se volete per capirla meglio e senza equivoci di dottori) le galline analfabete spesso ma molto pratiche perche’ fanno uova anche se non fecondate dai galli, non hanno le uova fecondate..!!

    Un vero ed accorto allevatore di pollame non fa superare il numero di GALLI (dottori. TEORICI) nei suoi pollai perche’ sa che dopo un certo numero questi NON CONTANO UN VERO E PERFETTO KAX..! Dopo un certo numero i galli sono solo dei MANTENUTI tout court.

    Non lo dico io ma il BUON SENSO e sopratutto la FEMMINA e cioe’ la PRATICA..!

    Concludendo, si cambiano i SERRAGLI dei polli e delle galline, ma non si cambia il principio attivo che o si produce o si e’ da MACELLO..! Voglio dire CAPPONI..!

    BISOGNA ELIMINARE LA BANDA DEI QUATTRO e NON MODIFICARE LE STANZE DEL CONDOMINIO ITAGLIA..!

    NON SERVIREBBE E NON SERVE A NULLA… dice Ad Kulo Nostrum su RPL…

    Lui dice circa: …non serve a nulla. Potete manifestare fare i gredini e duddo guando (come cambiare le regioni e le province tanto la grande gabbia non si tocca perche’ una e indivisibile) che tanto noi facciamo quello che dobbiamo fare. Appunto: AUMENTARVI LE TASSE..!!!

    GRAZIE E BUON GIORNO..!

    PAGA E TASI, MONA..!!

    Bacio le mani e li piedi…

  6. Questi politicanti cazzoni, cadregari e dotati di una ignoranza granitica per mostrare che il mezzo neurone, di cui sono dotati, funziona, si inventano soluzioni surreali per curare un organismo, afflitto da anni (circa 150) da un cancro ormai metastatizzato, come lo stato italiota. Avessero dedicato un po’ di tempo a studiare invece che affannarsi ad assicurarsi uno scranno con stipendio annesso, avrebbero imparato, da chi ha dedicato una vita agli assetti istituzionali praticabili (es.: Prof. Miglio) che ci sarebbe stata la via per uscire dal guano. La via si chiamava federalismo; non si è voluto affrontarla seriamente e quindi rimane solo la via dell’indipendenza.

  7. Il delirio, siamo al delirio, alla follia più pura e lucida. Dire che Toscana ed Emilia sono omogenee per società ed economia è un po’ da dimostrare ma che siano omogenee per cultura è una bestemmia che se la legge il mio amico Sergio Salvi diventa una furia!!!

    Perchè non ne fanno tre di regioni come diceva Miglio?

    Ma sopratutto davvero il problema in i-taglia sono le regioni, saranno state gestite male, ma il debito pubblico chi l’ha fatto? lo stato o le regioni?

  8. Se lo scopo è far scomparire le Regioni a Statuto speciale fallirà. E’ suggestivo unire Val D’Aosta, Piemonte e Liguria insieme, si potrebbe chiamare la Regione “Savoia Orientale” per ricordare la comune appartenenza al Ducato di Savoia di quelle aree. Ovviamente il bilinguismo valdostano e lo Statuto Speciale andrebbe esteso a tutta la Regione. Considerato che gli italiani di bilinguismo non vogliono sentirne parlare (gli italiani sono poco portati per le lingue…) e che il Piemonte ha un residuo fiscale di 20/30 miliardi la cosa non si farò mai.
    Meglio così, l’indipendenza è l’unica soluzione….

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