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L’europa bolle: nata per evitare conflitti, sara’ l’innesco di un nuovo caos

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di FABRIZIO DAL COL

unione-europea al collassoSe l’Italia e la Francia non procederanno con le riforme annunciate si arriverà “a un inasprimento della procedura sul deficit”, “Dovremmo dare fiducia a italiani e francesi, poi a marzo vedremo”, “se alle parole non seguiranno i fatti, per questi Paesi non sarà piacevole”. Lo ha detto il presidente della commissione Ue, Jean-Claude Juncker, intervistato dal quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung.

Le strategie politiche della Ue e il suo conseguente potere decisionale, come sappiamo, sono affidati  ad ex premier, presidenti politici, capi di Stato non eletti da nessun cittadino europeo. Dalla sua nascita ad oggi l’Europa ha già speso più di mezzo secolo, ma ancora oggi non è stata capace di costituire il suo futuro modello istituzionale di Stato. I vertici europei, incuranti della gravità di tale mancanza,  continuano invece a lavorare agli allargamenti, ad aggiungere stati di derivazione balcanica o filo russa, tanto che guardare la cartina geografica di oggi, potremo subito notare che la sua estensione ammonta già ai due terzi di tutto il vecchio continente. Per i vertici europei sono degli allargamenti, ma a ben guardare sono “invasioni pilotate” ottenute da consensi popolari pilotati, e questo metodo, pare lo stesso di quello dei grandi conquistatori, e mostra la vera sembianza del modello politico che vorrebbero dare alla futura Europa

Con gli inganni allargano o “invadono” i Paesi del quadro orientale europeo, o peggio ancora, mettono in difficoltà economiche quegli stati che invece vorrebbero rimanere liberi, e questi “novelli imperatori”, associati in un Ente istituzionale che si chiama Europa, oggi sarebbero i massimi esponenti della democrazia europea. Se questo è il massimo di ciò che sanno fare, sarebbe allora più che mai necessario, che si chiedessero quanto ancora potrebbero durare con questo tira e molla, e dato che i risultati fin qui ottenuti hanno portato alla miseria i popoli di ogni Stato membro, per non ripetere gli stessi errori che ha commesso l’Italia con la sua unificazione, ovvero di fare l’Unità d’Italia senza fare gli italiani, meglio sarebbe allora se questa Europa politica non si facesse.

Quindi, l’Europa Unita, che originariamente non era stata pensata per diventare politica, per aver voluto inseguire una unificazione sbagliata, come quella che stiamo vedendo oggi, ora sta per far collassare definitivamente gli stati membri che la compongono. La storia ci ha sempre dimostrato che le unificazioni contro la volontà popolare hanno sempre fallito, ma ci ha dimostrato anche, che il collasso economico degli stati interessati si è sempre dimostrato una logica conseguenza, quindi, alla luce di ciò, la logica vorrebbe che anche l’Europa di oggi commettesse gli stessi storici errori.

Un indizio, circa i rischi che stanno per correre i popoli d’Europa, lo si potrebbe già trarre dalle pericolose parole pronunciate da Jean-Claude Juncker. Parole dette pur sempre da un politico e non certamente da uno Statista, ma è proprio perché le dice un politico che vanno valutate attentamente. Se da quelle parole decideranno di passare ai fatti, come minacciosamente ha fatto capire Juncker, allora potrebbe anche accadere che si tramutino presto in conflitti insanabili, conflitti che però nascono artati, e le  cui conseguenze potrebbero provocare una vera e propria primavera europea.

Personalmente, non credo che le parole dell’ex premier Lussemburghese siano solo una sua iniziativa, anzi, penso che non sia nemmeno difficile individuare i suoi mandanti : come sappiamo infatti, chi ha sostenuto con forza la sua candidatura alla presidenza del consiglio europeo è stata la Germania, e la cancelliera Merkel ha sempre fatto capire che per nessuna ragione al mondo avrebbe mai cambiato idea sull’austerity e il rigore.

 

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1 COMMENT

  1. Chi ha costretto l’Italia a firmare i trattati? Non è stata la scelta dei tanti illuminati leader votati da una saggia, consapevole, informata maggioranza degli elettori italiani? Cosa facciamo: prima firmiamo, poi contestiamo il contenuto del trattato? Forse il professor Prodi non sapeva leggere? Quando si è trattato di “intascare” i vantaggi dell’euro (riduzione dei tassi sull’immenso debito pubblico) nessuno ha contestato niente. Adesso che arriva il conto (impossibilità di svalutare) tutto deve essere ridiscusso: non è un po’ la solita napoletanata italica? Il famoso “chi à dddato à dddato…”? Ai tempi degli ultimi governi seri dell’italica penisola – cioè quando “roma” era ancora “Roma” – si diceva invece: pacta sunt servanda.
    Chi è causa del suo mal, pianga se stesso: e non dia la colpa ad altri.

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