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Strani trattati, gendarmi europei a nolo

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 di ALBERTO LEMBO

Difficile capire, almeno a prima vista, come e perchè Antonio Martino, allora Ministro della Difesa nel Governo Berlusconi, noto euroscettico ma ancor più notissimo filoamericano, abbia preso l’iniziativa di proporre e abbia poi sottoscritto a nome dell‘Italia una „Dichiarazione d’intenti“ come quella firmata  Noordwijk (Olanda) il 17 settembre 2004.

Si tratta di un’altro dei molti aspetti poco conosciuti dal grande pubblico che comportano limitazioni di sovranità imposte agli Stati membri dell’Unione europea in quanto non sono irrilevanti gli obblighi previsti dagli articoli del Trattato di Velsen, sottoscritto, per loro iniziativa, da solo cinque Stati dell’Unione europea: Francia, Spagna, Paesi Bassi, Portogallo e Italia,  il 18 ottobre 2007 (Governo Prodi) ed entrato in vigore, dopo la ratifica, con la legge 14 maggio 2010 n° 84 (Governo Berlusconi). Trattato e legge italiana sono i genitori di un figlio dal nome mostruoso: EUROGENFORD, ovvero Forza di Gendarmeria Europea.

„A monte“ vi erano, è vero, le decisioni prese nei Consigli europei di Colonia e di Helsinki relative alla politica europea di sicurezza e di  difesa comune (PESD), questioni di interesse europeo, almeno ufficialmente, cui ha fatto seguito un accordo operativo con la N.A.T.O. (di cui non tutti gli Stati dell’Unione sono membri) per la messa a disposizione di una struttura di polizia „ad ordinamento militare“ mobilitabile in parallelo con le forze militari europee (inesistenti) e della N.A.T.O. (notoriamente esistenti e dislocate in varie aree anche non europee).

„Il Trattato EUROGENFORD …. costituisce un’ulteriore tappa realizzativa del concetto  di identità europea di sicurezza e difesa..“ dichiara la relazione accompagnatoria del provvedimento di ratifica a firma Frattini, La Russa, Maroni, Alfano… Scopo dichiarato è:   „condurre missioni di sicurezza e ordine pubblico; monitorare, svolgere consulenza, guidare e supervisionare le forze di polizia locali nello svolgimento delle loro ordinarie mansioni, ivi comprese l’attività di indagine penale; assolvere a compiti di sorveglianza pubblica, gestione del traffico,  controllo delle frontiere e attività generale di intelligence; svolgere attività investigativa in campo penale, individuare i reati, rintracciare i colpevoli e tradurli davanti alle autorità giudiziarie competenti; proteggere le persone e i beni e mantenere l’ordine in caso di disordini pubblici“ (Art. 4 del trattato).

Questa forza potrà essere messa a disposizione, come braccio operativo, di una serie di soggetti che possono richiederne l’impiego: Unione europea, O.N.U. (cosa c’entra?), O.S.C.E. (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa), la N.A.T.O. ( anche questa cosa c’entra?) e „di altre organizzazioni internazionali o coalizioni specifiche“ a condizioni da definirsi di volta in volta col CIMIN (Alto Comando Interministeriale).

In questo modo la nuova „Gendarmeria europea“ viene ad assumere tutte le normali funzioni di ordine pubblico, indagini ed arresti compresi. La N.A.T.O., richiamata nelle premesse storiche ed esplicitamente all’Art. 5, avrà la possibilità di inserirsi nella sua gestione operativa „affittandone“ le forze per suoi fini particolari.

La dipendenza del nuovo soggetto è, come detto, dal CIMIN, un comitato interministeriale internazionale, costituito dal ministri della Difesa e degli Esteri degli Stati firmatari, che vengono a costituire un vertice di comando completamente scollegato dalle singole realtà nazionali e ben difficilmente controllabile. Le forze, come detto, possono essere messe a disposizione dei soggetti sopracitati che risponderanno solo a questo comando unificato che a sede a Vicenza, città ben nota per le basi N.A.T.O. che vi sono presenti.

Tutta la materia relativa a questa collocazione è regolamentata dall’art. 21 del Trattato che prevede l’assoluta inviolabilità „dei locali, degli edifici e degli archivi“ , venendo così a costituire una sorta di extraterritorialità a favore di questa nuova realtà. Oggi il comando è in mani italiane e le forze messe a disposizione dall‘Italia provengono esclusivamente dalla Forza Armata dei Carabinieri, ma domani?… In ogni caso si rilevano due aspetti, non di poco conto: una parte del territorio italiano è stata sottratta al controllo diretto dei poteri civili e un contingente di militari italiani è stato messo permanentemente a disposizione di interessi esteri…

L’adesione ad altri Stati è aperta e a pensar male si fa peccato…. Ma se venissero ammessi gli U.S.A. e a Vicenza ci trovassimo al comando dei nostri militari una gentile signora rispondente, che so, al nome di Hilary Clinton?…. Che Antonio Martino pensasse (in inglese..) proprio a questo?….

 

 

 

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