Con la discesa al Sud di Salvini, la Lega Nord ha definitivamente, ma soprattutto ufficialmente, messo fine a quell’ambiguità indipendentista che si cela dietro il fantomatico articolo 1 dello Statuto. Ciononostante, la partita delle partite all’interno del movimento si sta giocando, e si giocherà, in Veneto, dove la voglia di secessione è decisamente più sentita che altrove, essendo un argomento da campagna elettorale prossima ventura.
In Veneto, lo scontro a tre che contrappone Tosi a Zaia e Tosi a Salvini – con implicazioni anche sulle future elezioni regionali – è iniziato da tempo. Dapprima, l’attuale governatore s’è dovuto chinare alla vittoria del sindaco di Verona per la segreteria della Liga Veneta. Ora, le ambizioni nazionaliste di Tosi (che per un certo periodo ha accarezzato il sogno di diventare leader del centrodestra, magari tramite le primarie) si stanno infrangendo contro lo scoglio Salvini, che a differenza di Zaia ha rilanciato il partito, seppur in chiave del tutto italianista. E non a caso, l’altro ieri Roberto Calderoli (notoriamente uno scherano del vincente di turno) ha incoronato Salvini quale “leader del centrodestra”.
Ciononostante, Tosi non ha intenzione di arrendersi e, solo qualche giorno fa, ha organizzato un convegno insieme a quelli di “Costituente civica popolare”, che riunisce le forze moderate di centrodestra, e alla fondazione “Ricostruiamo il Paese”, il giocattolo politico del sindaco scaligero. All’incontro, intitolato “Dare ragione alla macroregione”, hanno partecipato il professor Luca Antonini (esperto di federalismo), il senatore Mario Mauro (Popolari per l’Italia) e Reinhold Bocklet, vicepresidente della Baviera. Con il proposito di “difendersi dal centralismo Renziano”, Tosi s’è fatto paladino del rilancio del “Nordest”. In che modo? Non certo con la secessione – abiurata da tempo dal sindaco leghista – ma attraverso la creazione di una macroregione che unisca il Veneto al Friuli e al Trentino Alto Adige (si noti l’Alto Adige, anziché SudTirol!). Perorare il referendum indipendentista, quello approvato con la Legge 16/2014 dal Consiglio Regionale veneto la scorsa estate, non è tra le priorità del primo cittadino veronese.
“Vanno utilizzati gli strumenti messi a disposizione dalla stessa Costituzione – ha sostenuto Tosi – a cominciare dall’articolo 132, che prevede la possibilità di disporre la fusione di regioni esistenti. Il Veneto potrebbe fare da regione capofila in questo percorso“. In pratica, secondo Tosi basta che “ne facciano richiesta i consigli comunali, pari almeno a un terzo delle popolazioni interessate, e che la proposta sia approvata da referendum dalla maggioranza delle popolazioni”. Manco si trattasse di una passeggiata.
Ma non è la questione tecnica che interessa gli osservatori, quanto quella politica, ovvero la voglia di protagonismo del segretario della Liga, che afferma: “Rispetto al Nordovest noi abbiamo avuto uno sviluppo economico e sociale diverso. Con il territorio del Nordest condividiamo invece caratteristiche ed esigenze di tipo economico ed infrastrutturale: assieme al Friuli potremmo diventare la porta a Est dell’Italia, mentre con il Trentino la porta a Nord”. All’insegna del motto “Più Nordest e meno Lombardo Veneto”, Tosi sta cercando di rilanciare sé stesso e il suo ruolo politico nell’area in cui aleggia ancora lo spettro di Silvio Berlusconi, considerato che in questo momento è schiacciato tra l’incudine regionale (Zaia) ed il martello nazionale (Salvini).
Trovo che il comportamento di Tosi sia coerente con la sua idea di fondo. Spingere per un fantomatico Nordest unito, da contrapporre ad un fantomatico Nordovest serve solo ad aiutare il centralismo italiano. In assenza di una massa critica padana, il concetto di lombardo veneto è comunque capace da solo di impensierire Roma, di fare molto male, tenerli separati ed anzi metterli in contrapposizione è un favore fatto a Roma, è un modo per perpetrare la logica del DIVIDE ET IMPERA di cui subiamo le nefaste conseguenze da 2000 anni. Inoltre manda a farsi benedire tutto quanto fatto per il referendum veneto, non molto, ma comunque va tutto nel cestino se scompare la regione veneto e Roma ringrazia una seconda volta!!!!
tosi non è indipendentista e nelle file della lega opera contro l’idea di indipendenza, lui come tanti altri, la lega è infiltrata da soggetti di ogni tipo, con la differenza che Tosi ha più o meno sempre detto quello che pensava e andava espulso da tempo, la colpa è quella, mentre soggetti come Borghezio hanno spudoratamente cambiato modo di parlare.
La partita leghista si gioca al circo Togni, come da 25 anni a questa parte.