martedì, Novembre 26, 2024
6.2 C
Milano

Fondatori: Gilberto Oneto, Leonardo Facco, Gianluca Marchi

Renzi non ha abbassato le tasse a nessuno

Da leggere

TARTASSATIRENZIDI REDAZIONE

Al celebrato “popolo delle partite Iva” arriva la polpetta avvelenata. Gli obiettivi annunciati erano: a. diminuzione della pressione fiscale; b. semplificazione; c. elasticità. La legge di stabilità impone gli opposti. Prima 30.000 euro era il limite massimo entro cui forfettizzare un prelievo del 5%, ora si scende alla metà (15.000), ma con aliquota al 15%. Il reddito, però, è tassabile al 78%, supponendo costi al 22. Supposizione frutto di esoterismo burocratico, basata sul nulla, il cui unico effetto sarà quello di mettere fuori mercato le iniziative coraggiose di chi si spende oggi per guadagni futuri. Dovendo mettere fra i costi un fisco che non tassa solo il profitto, ma anche quel che si spende per raggiungerlo, chiuderanno bottega. Impoverendoci tutti. Con il vecchio sistema forfettario un reddito autonomo di 30.000 euro ne pagava 1.500 di Irpef, con il nuovo ne pagherà 7.000. Queste stesse partite Iva, inoltre scopriranno che non conviene più il regime forfettario, talché sarà saggio tornare a quello ordinario. Il tutto mettendo nel conto anche la crescita della pressione previdenziale, generata dalla gestione separata Inps: 2 punti in più nel 2015, poi uno in più all’anno, fino a toccare il 33,72%. Morale: la promessa diminuzione della pressione fiscale ha generato il suo incremento e l’annunciata semplificazione ha partorito le complicazioni. Veniamo all’elasticità.

Che, per quanto sembri strano, è la guancia su cui è stato assestato il più bruciante ceffone. Il governo aveva annunciato di volere puntare sull’elasticizzazione del mercato del lavoro, venendo incontro a chi ha meno protezioni, premiandolo con meno oneri e meno vincoli. Ricordate la storia di Marta? La giovane precaria sui si voleva assicurare una maternità serena, evitando che sia un privilegio delle sole lavoratrici dipendenti a tempo pieno e indeterminato? Ebbene, la Marta che ha una partita Iva non solo non ha alcuna protezione, non solo avrà una maternità interamente a proprio carico, e non solo contabilizzerà come minor reddito il tempo in cui non lavorerà, ma ora dovrà anche pagare più tasse e non potrà più scalare dal reddito tutte le spese sostenute per mantenere in piedi l’attività, ma solo il 22%. Volevano festeggiare Marta, ma l’hanno conciata per le feste.

I lavoratori autonomi sono la parte più elastica del mercato produttivo e di quello del lavoro. Con il job act si vuol portare maggiore flessibilità e adattabilità nel mercato del lavoro, ma intanto si bastona chi ne è l’incarnazione. Il lavoratore autonomo porta sulle proprie spalle l’intero carico del rischio e modula il proprio lavoro in rapporto alle esigenze del cliente. Per questo non esiste un suo orario di lavoro, dato che (se è bravo e fortunato) potrebbe semplicemente non avere mai sosta. In questo modo si scaricano le spalle dei clienti, a cominciare dalle aziende, dagli oneri fissi, pagando a consumo. Questo esercito di lavoratori (circa 6 milioni e mezzo) rende ancora fluido il sangue che circola nel corpo produttivo. L’ultima delle cose di cui abbiamo bisogno è quella che si è fatta: punirlo.

Conosco a memoria (se non altro per esperienza diretta) il copione della polemica inutile: tutti i lavoratori dipendenti pagano le tasse, mentre tutti gli autonomi le evadono. Nessuna delle due cose è vera. I lavoratori dipendenti possono ben evadere le tasse, ad esempio i docenti facendo ripetizioni private in nero. Mentre i controlli sugli autonomi sono severi. Certo che c’è l’evasione fiscale, ma il conto reso intollerabilmente salato dalla legge di stabilità non lo pagheranno mica gli evasori, bensì le persone per bene. Fino a rompere l’elastico.

La ciliegina sulla torta, la beffa dopo il danno, è il sentire i governanti continuare a pavoneggiarsi: abbiamo diminuito la pressione fiscale. E’ falso per tutti. Per i lavoratori autonomi è vero il contrario: è cresciuta e crescerà. Tutto per finanziare la spesa pubblica corrente, che continua intonsa la sua corsa verso l’abisso.

di Davide Giacalone – Pubblicato da Libero

Correlati

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Articoli recenti