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75.000 euro di reddito e 82,7% di tasse! l’italia è un paese di zoticoni

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crisi-fisco-tassedi LEONARDO FACCO

Quando scrissi – nell’ormai lontano 2009 – “Elogio dell’evasore fiscale“, mi illudevo che ricordare all’universo mondo che la pressione fiscale reale, in Italia, corrispondeva al 70% del frutto del nostro lavoro, fosse motivo sufficiente di sdegno. Da allora, le tasse – come ben sapete anche voi – non sono diminuite, anzi. Con Berlusconi, Monti, Letta e Renzi la solfa è rimasta la stessa. Gli imprenditori si suicidano, le aziende se ne vanno all’estero o chiudono, la disoccupazione ha fatto segnare un record via l’altro: l’oppressore fiscale domina incontrastato!

L’altro ieri, leggendo un articolo di Marco Ertman, ho avuto la conferma che al peggio non c’è mai fine e che il livello del prelievo a cui ci sottopone lo Stato ladro ha superato l’umana sopportazione e comprensione. Prendiamo, ad esempio, un libero professionista che risieda a Roma, iscritto alla gestione separata dell’Inps e che ha un reddito imponibile superiore a 75.000 euro. Quante gabelle paga costui?

Vi lascio ai calcoli e alle parole di Ertman: “Le aliquote che elenco sono marginali, per cui tecnicamente incidono su ogni euro incrementale di reddito che supera i 75.000 euro. Dunque si ha:

  • Aliquota IRPEF 43,00 %;
  • Aliquota addizionale regionale del Lazio 3,33%
  • Aliquota addizionale comunale di Roma 0,90%
  • Aliquota IRAP 4,82 %
  • Inps gestione separata 30,72%

Il complessivo carico contributivo e tributario del lavoratore autonomo di mio riferimento è dunque 82,77% ed il lavoratore conserverà 17,23 euro ogni cento euro di reddito marginale oltre i 75.000 euro annui. In altre parole lavora per trattenere poco più del 17% della ricchezza che produce.

Se poi, legittimamente, il lavoratore autonomo si deprime, lavora meno e scivola ad un reddito di 10.000 euro le aliquote mutano, ma il loro peso relativo è ancor più aberrante. In tal caso si avrà:

  • ­ Aliquota IRPEF 23,00 %;
  • Aliquota addizionale regionale del Lazio 1,73%
  • Aliquota addizionale comunale di Roma 0,90%
  • Aliquota IRAP 4,82 %
  • Inps gestione separata 30,72%.

Totale 61,17%, oltre il sessanta per cento per chi guadagna meno di mille euro lordi al mese. Duemila anni fa, nella stessa Roma, i profitti d’impresa e di lavoro autonomo erano tassati una volta ogni cinque anni ad una aliquota del 2% annuo. Oggi sarebbe un’aliquota da paradiso fiscale, ma al tempo era considerata l’unica compatibile con il concetto di uomo libero. Nel mondo antico un soggetto chiamato a contribuire allo Stato per oltre l’80% del reddito, come noi oggi, sarebbe stato considerato nei fatti uno schiavo”.

In che modo commentare? Non ricordo più quante volte ho affermato, pubblicamente, che in Italia non esistono contribuenti, ma schiavi fiscali, che lo Stato è solo crimine organizzato, benché legalizzato, e che l’apparato atto a riscuotere imposte è formato da vopos ed aguzzini.

tamarro-zoticoneConsiderato che la storia del gabellato di cui sopra è ambientata a Roma, mi piace ricordare che solo qualche giorno fa, su queste pagine, abbiamo pubblicato un articolo di Lawrence W. Reed intitolato “Il declino dell’antica Roma, un precedente storico-contemporaneo“. Spero lo abbiate letto.

Da Cesare alla Orlandi (la sostituta di Befera), sono passati più di duemila anni, ma notate qualche differenza? Scriveva Etienne de la Boètie, nel “Discorso sulla servitù volontaria”: “I tiranni Romani trovarono anche un altro stratagemma: festeggiare spesso le decine pubbliche, ingannando quella gentaglia che si lascia andare più di ogni altra cosa ai piaceri della gola. Il più intelligente e colto tra loro non avrebbe lasciato la sua scodella di zuppa per ritrovare la libertà della repubblica di Platone. I tiranni elargivano un quarto di grano, un mezzo di litro di vino e un sesterzio; e allora faceva pietà sentir gridare: “Viva il re!”. Gli zoticoni non si accorgevano che non facevano altro che recuperare un parte del loro, e che quello che recuperavano, il tiranno non avrebbe potuto dargliela, se prima non l’avesse presa a loro stessi”.

Ha ragione Etienne de la Boètie: L’Italia è un paese di zoticoni!

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