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Italia, un fisco da predoni utile solo al “potere per il potere”

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chiuso-serrata-tassedi GIAN LUIGI LOMBARDI CERRI

Ci si propinano spesso gli slogan tipo “il piacere di pagare le tasse”, “pagare tutti per pagare di meno”, “abbiamo il dovere di contribuire allo sviluppo della società”. E via discorrendo. D’altra parte chi ci governa e sfrutta più che coniare slogan non è capace di fare. Se troppo frequentemente mi si indica con il dito la luna, mi vengono terribili e crescenti sospetti. Vediamo quindi, anzitutto, di ripassare un po’ di storia. 

Quando branchi di malviventi armati non di democrazia, ma di “roba che ammazza”, hanno sempre sanguinosamente conquistato il potere, la prima cosa di cui si sono preoccupati è stata quella di razziare il razziabile esclusivamente a proprio vantaggio. Poi, comodamente seduti sugli scranni, hanno cominciato a pensare  un po’ al popolo solamente quando il medesimo ha cominciato a dare sanguinosi segni di noia. La ripartizione del malloppo si è sempre, e lo è ancora oggi, divisa in quattro parti ben distinte:

1.- Prelievi a favore dei detentori del potere.

2.- Prelievi per mantenere i difensori del potere.

3.- Prelievi per risolvere qualche problemino pubblico.

4.- Prelievi per raccontare alla gente di come sono stati e sono bravi i detentori del potere.

Appare evidente che ad oggi sono cambiate le targhe, ma non la sostanza.

tasse-itaglia1.- Oggi al posto della “rapina del Principe” si hanno “stipendi dei parlamentari”, “finanziamento pubblico dei partiti” e  mantenimento di burocrati inutili e dannosi, ma utilissimi al potere in quanto risolutori dei problemi “sporchi”.

2.- Gli Egizi e poi, in maniera ancora più massiccia i Romani, hanno dato la priorità all’esercito e ai burocrati specie quelli dedicati al prelievo delle tasse e al controllo fiscale. Sopratutto all’esercito perché da sempre, un po’ di morti a tempo debito sono sempre serviti a calmare gli spiriti bollenti e a garantire protezione ai detentori del potere (mai ai cittadini), mentre i burocrati sono sempre stati, e sono  quelli che garantiscono “l’argent”, spesso lasciandoci la pelle a causa della periodica intolleranza dei cittadini ad essere rapinati. Per quanto attiene i burocrati ed i controlli da loro esercitati oggi c’è stato un lieve progresso in quanto è stata abolita la tortura (ma non si sa mai) dei presunti evasori.

3.- Le spese di cui sopra sono in buona parte rivolte non tanto a servire gli interessi pubblici, quanto a favorire amici degli amici (Roma antica e Roma attuale insegnano) e, al minimo, a favorirsi  in sede elettorale.

4.- E per raccontare alla gente di “come è bravo chi governa, oltre ad una fetta non inconsistente della stampa, hanno provveduto e provvedono massicciamente  a mantenere in piedi un enorme baraccone oggi chiamato RAI, che nessuna forza economica al mondo riuscirebbe mai a tenere convenientemente in piedi senza un finanziamento coatto. D’altra parte occorre avere ben presente che ci sono, aldilà di ogni dubbio, giornalisti validissimi che riuscirebbero a guadagnarsi la pagnotta ovunque, ma c’è anche una massa di pennivendoli che senza un supporto politico non riuscirebbero a guadagnarsi l’acqua da bere. Occorre infatti costantemente una tale disponibilità finanziaria che, oltre naturalmente agli introiti pubblicitari, si pensa addirittura a ricavare il mantenimento applicando un’ulteriore accisa alla già carissima energia elettrica, sempre per mantenere la RAI . Non è follia pensare che un giorno tasseranno l’aria che respiriamo e si obbligheranno i cittadini a tenere accesa costantemente e al massimo volume la televisione in ogni casa con lo stile del “Grande Fratello” di Orwelliana memoria?

Questo uni-motivazionale desiderio di potere si è rivelato anche nella storia d’Italia, dove sotto un sottilissimo velo di  patriottismo dei cittadini si è sviluppato un enorme desiderio di intascare soldi in ogni modo e maniera. In tutto questo movimento di predoni, l’Italia si è sempre distinta e si distingue ancora oggi per un insuperato primato.

Se esaminiamo le principali storie fiscali dei popoli, vediamo che mentre i predoni si accontentavano di un 10 -15% di tassazione (anche se, per la verità, era una percentuale applicata quasi totalmente sull’essenziale per vivere e, quindi, ben più insopportabile) i predoni italioti vogliono almeno la metà dei guadagni (veri o presunti) e con tendenza all’aumento. Ieri, abbiamo letto su queste pagine un articolo che spiega come si paghi anche l’80% di tasse.

De Romanis festeggiò vestito da Ulisse foto protoMa continuiamo a esaminare la storia fiscale dei popoli. Cominciamo dai Romani. Quando, al culmine dell’impero Diocleziano ha elevato la rapina a livelli sublimi, l’impero si è sfasciato, grazie a rivolte e invasioni non contrastate con la solita energia. Arminio si è fatto sentire con un sensibile anticipo! Gli americani, stufi di essere depredati dagli inglesi, hanno imbracciato i loro fucili e dopo averli cacciati hanno messo a lettere di scatola nella loro costituzione il sacrosanto diritto, per ogni cittadino, di portare le armi (di qualsiasi tipo), come difesa personale contro tutti, Stato compreso. Per non parlare della Francia dove al “che mangino le brioches” è stato risposto facendo funzionare, con abbondanti straordinari, la ghigliottina. Gli inglesi, con l’aplomb loro tipico, hanno, almeno concettualmente sostenuto che i cittadini andavano tassati ma senza esagerare. Tipica la frase della grande Elisabetta I: “Preferisco che il denaro (le imposte) sia nelle tasche dei cittadini piuttosto che nel mio Tesoro”.

E mi raccomando! In Italia niente armi perché potrebbe venir la voglia di usarle! In Italia,  il potere si è assicurato esercito e burocrazia ingaggiandoli da ben circoscritte Regioni, e togliendo ai cittadini il diritto di usare le armi per la propria difesa, difesa ammessa solo tre secondi prima di essere ammazzati . Diversamente se reagiscono prima hanno rigorosamente torto. A tal proposito non sono ancora riuscito a capire se le sentenze a tutela dei rapinatori siano motivate  da un principio di autodifesa di chi comanda (bisogna togliere ai cittadini il desiderio di ribellarsi ai soprusi) o anche ad un substrato di genocidio (meno nordici padani ci sono tra i piedi e meglio è) perché al Sud, a differenza nostra, si ammazza senza tanti complimenti e nessun giudice osa eccepire alcunché.

L’Italia può vantare anche un altro primato: aver inserito nella “Costituzione più bella del mondo” una norma che esclude l’uso del referendum (già abbondantemente castrato nelle sue applicazioni) sul fisco e sui rapporti con l’estero. Dobbiamo quindi concludere con tre considerazioni importanti:

– Un eccessivo carico fiscale ha sempre portato ad una crescente evasione, da considerarsi come un indispensabile SISTEMA di AUTODIFESA dei cittadini.

– La balla dell’evasione è usata dimenticando che l’evasione in Padania rientra tranquillamente nella media evasione europea. E le statistiche ufficiali sono chiarissime! Vadano a eliminare l’eccesso di evasione al sud, se ne sono capaci.

– Quando non funziona più il sistema dell’evasione il popolo ha sempre preso in mano le armi e fatto giustizia: Quella vera! Vedete un po’ voi!

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1 COMMENT

  1. Bellissimo articolo, complimenti.

    A proposito di rivolte contro le caste dominanti, l’analista finanziario Eugenio Benetazzo di recente ha scritto un articolo in cui fa un’analogia tra l’attuale situazione italiana e quella del Ruanda del 1994, quando la casta privilegiata dei tutsi venne sterminata con i machete dalla maggioranza degli hutu.

    Scrive Benetazzo:

    “Nessuno può pensare che un evento di tale portata si possa riproporre ulteriormente in altre nazioni. Tuttavia vi invito a fare una riflessione su alcuni punti di analogia tra la situazione italiana e quella ruandese appena prima dell’esplosione del genocidio. Anche in Italia abbiamo i Tutsi, solo che si chiamano dipendenti statali ed esponenti politici di varia estrazione e rango, messi assieme fanno circa 5.5 milioni di persone, circa il 10% della popolazione italiana autotoctona, proprio come i Tutsi.

    Proprio come questi ultimi anche loro godono di uno status elitario, quasi aristocratico, che li rende intoccabili, dominanti sugli altri e conservatori di privilegi e diritti acquisiti. Pensate solo alla tematiche e casistiche riguardanti le pensioni e le tutele del loro posto di lavoro. I Tutsi non erano miliardari che giravano in Aston Martin, non vivevano in ville principesche attorniati di body guard, semplicemente godevano di uno status sociale che garantiva loro dei vantaggi competitivi in termini economici che agli Hutu non erano concessi.

    Anche la parte della popolazione italiana sopra indicata è strutturata mediante gerarchie di comando e di classe cui non può accedere il resto della popolazione (pensate al processo di nomina del nuovo Presidente in Italia). Più che una sorta di etnia, a distanza di decenni gli storici oggi parlano di una sorta di casta …

    Tuttavia voglio lasciarvi con questa riflessione: nel 1994 i Tutsi non vennero tutti sterminati, molti di loro scapparono dal paese molto prima che esplodessero i primi episodi di guerriglia civile, in quanto percependo l’esasperazione della popolazione Hutu optarono saggiamente per una fuga strategica dal paese. Proprio grazie a questo riuscirono a salvarsi”.

    http://www.eugeniobenetazzo.com/tagliate-gli-alberi-alti/

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