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Ecco il 35° segnale della ripresa: stampa, italia meno libera del nicaragua

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STAMPA 2di LUIGI CORTINOVIS

Non solo i dati economici servono a dimostrare il declino di un paese, ma anche altri fattori ne compromettono ogni possibile crescita, tra questi, ovviamente, la mancanza di libertà.

Ebbene, c’e’ stata una “regressione brutale” della liberta’ di stampa nel 2014, dovuta a fattori congiunti tra cui l’azione di gruppi islamisti radicali come lo Stato Islamico o Boko Haram, che “si comportano come despoti dell’informazione”. Ma Italia perde 24 posizioni rispetto all’anno scorso e scivola al 73esimo posto, dietro la Moldavia e davanti al Nicaragua: nel caso italiano a pesare e’ l’intimidazione della mafia nei confronti dei giornalisti, vittime anche di processi per diffamazione abusivi.

L’istantanea emerge dal rapporto annuale di Reporter Senza Frontiere. “I due terzi dei 180 Paesi (classificati) hanno risultati peggiori che nell’edizione precedente”, si legge nel documento. I Paesi scandinavi continuano ad occupare le prime posizioni; La Siria, il Paese considerato dall’ong come il piu’ pericoloso al mondo per i giornalisti, continua ad essere al 177esimo posto, dietro la Cina (176), e davanti ai fanalini di coda: Turkmenistan (178), Corea del Nord (179) ed Eritrea (180). 

Del resto, come ha scritto qualcuno, “In Italia, la massima ambizione di un giornalista è quella di fare il portavoce di un politico”. In tempi renziani i leccapiedi e i quaquaraquà non si contano più.

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