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Referendum lombardo, una finta rivoluzione chiedendo autorizzazione alla questura!

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di GILBERTO ONETO

referendum lombardoQuesto è un articolo prodigioso, non certo per il suo contenuto né per l’autore o il luogo dove viene pubblicato, ma per il suo destino davvero originale. È il primo articolo che sia stato commentato ancora prima di essere stato scritto o concepito. Meglio: è stato concepito dopo che è stato commentato. Roba del genere: scrivo un libro perché ne ho letto la recensione.

La cosa è andata così. Questa mattina, in un intervento su Radio Padania, il capogruppo leghista nel Consiglio lombardo Romeo commenta – in maniera peraltro molto garbata – le critiche che io avrei scritto, con demoniaca tempestività, all’approvazione del referendum consultivo sulle “maggiori autonomie” che era avvenuta ieri sera. I commenti suoi e di alcuni ascoltatori riguardavano  la mia insoddisfazione per tale atto che io avrei ritenuto ben poca cosa, anzi “per nulla indipendentista”.

Devo dire che la vicenda mi ha fatto anche inorgoglire perché mi ha associato all’idea stessa di indipendenza, quasi esistesse un “pensiero alla Oneto” che automaticamente sbertuccia tutto ciò che è falsamente autonomista. Vuol dire che – almeno sul piano dell’immagine personale – non ho proprio buttato via cinque lustri della mia vita.

La cosa è però dimostrazione di un’altra granitica verità: una bella fetta di dirigenza leghista ha una coda di paglia lunghissima. Così lunga che proprio non si capisce come possa riuscire a stare seduta sulle cadreghe cui è tanto affezionata. Se si “stigmatizza” una critica ancor prima di averla ricevuta significa che la cosa per cui si teme di essere criticati è quanto meno criticabile. Nel caso specifico, se il referendum approvato va difeso dalle critiche degli autonomisti ancor prima che questi le facciano, significa che – se va bene – il referendum con l’autonomia c’entra un fico secco e – se va male – porterà ulteriore danno alla causa. Non è solo per la nota Legge di Murphy, ma soprattutto per l’altrettanto nota Legge di Calderoli (“Piuttosto di niente, è meglio piuttosto”) che in venti anni di scempiaggini è riuscita a trasformare in italianisti rassegnati (“nostropaesisti”) anche i più ardenti patrioti padani.

Tutto questo mi ha spinto a guardare con più attenzione quanto successo nel Consiglio regionale, pur condizionato favorevolmente dal piacere che – in ogni caso – produce l’idea stessa di poter votare su una cosa del genere, che per la prima volta dopo tanto tempo (l’ultima era stata nel 1848) si riconosca l’esistenza di un popolo lombardo cui fare esprimere una opinione come tale. Sarebbe anche solo questo un bel colpo di immagine, una vittoria morale. Proprio per questo non lo lasceranno mai fare. La scusa questa volta non sarà di anticostituzionalità (il viscido riferimento all’unità nazionale  nel testo approvato dovrebbe parare le terga in questo senso) ma di inutilità, nel senso che si chiede di poter fare qualcosa che è già consentito dalle leggi vigenti e che nessuno – neppure il focoso indipendentista che guida oggi la Regione – ha mai fatto.  Nessuna legge vieta di bere acqua, anzi la cosa è garantita costituzionalmente, e qui si indice un referendum per poter essere autorizzati a bere acqua. Un gesto davvero rivoluzionario!

Con grande sincerità il consigliere Romeo ha concluso la citata trasmissione dissertando sulla necessità di trovare dei percorsi politici che si possano sviluppare nel contesto normativo vigente. Insomma si vuole arrivare all’obiettivo del primo articolo dello Statuto leghista utilizzando le leggi della repubblica italiana. Longanesi aveva scritto che gli italiani vogliono fare la rivoluzione con l’autorizzazione della questura. Gli italiani appunto.

 

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4 COMMENTS

  1. Questo referendum è solo un tentativo di far vedere ai lombardi che qualcosina del fantasioso programma elettorale si è fatto.
    Vorrei sapere in anticipo una semplice cosina.
    Immaginiamo che la strafrande maggioranza voti si: Maroni dichiarerà guerra a Roma ?
    O dirà semplicemente : io ho chiesto ma Roma mi ha detto di no!
    E’ perfettamente inutile che una lumaca si iscriva alle Olimpiadi per correre i 100 metri piani.
    Perfino la concorrenza a Renzi nel settore “pallificio” è scadente.

  2. D’accordo con la sostanza del pezzo di Oneto. Ma in pratica – che fare su tale issue?

    Non votare o votare NO?… Così che i media e rrrroma strombazzino, e i beoti lombardi si auto-convincano, che, avendo votato NO ad una timida richiesta di autonomia, figuriamoci se hanno nelle loro corde il fremito secessionista?

    Io penso che, pur con senso di auto-ironia, quel giorno dovremmo per una volta andare al seggio e votare SI.

    Otterremmo pochissimo, ma far vincere il NO creerebbe un danno assolutamente maggiore …. alla “causa”. O no?

  3. Caro Oneto
    Purtroppo come già e come sempre accaduto, si cerca di scaricare sul popolo lombardo la responsabilità (ma per che cosa poi) che si dovrebbe assumere chi con promesse roboanti governa. Per cui mi ripeto questo referendum, oltre ad essere un sesquipedale obbrobrio italiota che non porterà da nessuna parte, è soltanto la scusa per scaricare su gli “altri” la propria ignavia. In quanto la pervicace insistenza secondo la quale “bisogna che i lombardi votino, manifestino, protestino, ecc.),è il più ciclopico scaricabarile che continuano a ripetere, come un mantra, quelli che, a seguito dal mandato ricevuto con il voto dei cittadini lombardi, hanno l’obbligo di esporsi in prima persona.
    Ma secondo Lei possiamo anche solamente pensare che chi è comodamente seduto sullo scranno possa invece proporre ad es. di:
    – creare un conto corrente regionale sul quale versare i 50 e rotti miliardi di euro che i lombardi versano
    e che ogni anno vengono derubati;
    – bloccare la transumanza di persone provenienti da regioni (mobilità sanitaria) che devo ancora qualche
    centinaio di milioni di € alla regione Lombardia (768 dati 2012), per visite specialistiche e/o ospedaliere;
    – assumere in regione i costi della politica Svizzera (Un Consigliere Cantonale, equivalente ad un nostro
    onorevole, incassa per svolgere il suo lavoro non più di 20.000 Franchi…all’anno, treno gratis ma solo
    nei giorni di riunione, mentre negli altri giorni si paga il treno come tutti gli altri).
    Purtroppo so che a questi esempi i legulei che hanno partorito tale referendum contrappongono la solita frase che “se dovessimo applicare anche uno solo degli esempi sopra riportati Secondo il primo comma dell’art. 126 della costituzione, verrebbe sciolto il consiglio regionale e rimosso del presidente in quanto avrebbe compiuto atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge”. Quindi per farla breve; meglio non rischiare di perdere lo scranno e continuare a scaricare la responsabilità sui cittadini: lombardi, veneti ecc.. ecc. ecc..
    Con stima

    Guido

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