L’imprenditoria di rapina non è imprenditoria, è rapina. E’ come dire che fregare la gente è la faccia brutta del capitalismo. Neanche per idea, le ricchezze enormi accumulate dai manager finanziari in ragione dell’azzardo morale protetto dalle leggi degli Stati oppure dai dirigenti delle municipalizzate, con clienti obbligati a pagare prezzi decisi dalla politica non sono capitalismo. Se vi piace chiamarlo capitalismo, fatelo, ma non contribuirete certo a chiarire la causa dei problemi.
Di solito la rapina riesce bene quando l’imprenditore/rapinatore ha qualche palo interno allo Stato. Perché le grosse rapine non si fanno fregando qualche cliente (che poi parla e il gioco finisce subito), si fanno fregando i soldi dei contribuenti, che sono come dei clienti che non si possono difendere perché, anche se si accorgono di essere stati fregati, non gli è permesso smettere di cacciare soldi per alimentare servizi da terzo mondo.
L’imprenditore vero invece non vuole far quattrini e filarsela ai Caraibi, vuole che la sua attività produca quattrini costantemente nel tempo. Tra l’altro per far sì che ciò succeda, molto spesso non ha il tempo fisico di spendersi i quattrini che guadagna. Certo, si compra la Ferrari, ma ci fa pochi km l’anno oppure si compra la barca lussuosa, ma ci va due settimane ad Agosto. Perché l’imprenditore che fa quattrini sul mercato libero, produce molta più ricchezza di quella che riesce a godersi. Spesso fa vacanze molto più corte dei suoi dipendenti, e gli sta bene così.
La gente comune si domanda – Ma perchè Caprotti di Esselunga (o il povero Ferrero) non smette di lavorare e si gode le sue ricchezze, ma chi glielo fa fare? E’ ricco sfondato ed è vecchio -. Molti seminatori d’odio diffondono il concetto che l’imprenditore è un individuo consumato da un’avidità insaziabile ma non è per niente così. L’imprenditore non ragiona come la gente comune, e non ragiona come l’avido filibustiere. Se uno vuol fare i soldi facili ci sono mille modi di provare a farli, ma l’unico che non conviene è fare l’imprenditore che lavora con clienti che sono liberi di scegliere se comprare i suoi prodotti o quelli di un altro.
Il più schifoso tra gli imprenditori/rapinatori è DeBenedetti che fece emanare leggi per obbligare gli italiani a comprare i suoi prodotti (registratori di cassa per esempio). Nei paesi civili è regolamentato non solo il conflitto d’interessi ma anche il lobbismo, nell’UE invece i plutocrati del sistema bancario e finanziario influenzano a loro favore addirittura interi governi, questo mentre denunciano i singoli paesi quando sentono odore di aiuti di stato. Il bue che dice cornuto all’asino. Ma il bue può farlo perché sta più in alto, e tutto alla faccia del liberismo economico.
Caprotti mi piace, combattivo, acuto,pratico.
Ferrero era un bel personaggio, anche per la riservatezza.
Bellissimo elogio dell’imprenditore dell’ottimo Mauro Gargaglione