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Trenord, quando il ritardo diventa un affare per i soliti furbetti

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di FRANCESCO MONTANINO

ritardo TRENORDNella Repubblichetta delle banane e delle ingiustizie, credevamo di averle viste e sentite tutte, ma devo confessare che questa proprio mi mancava. Quando la realtà supera però la più fervida delle fantasie, ecco che può capitare tutto ed il contrario di tutto. E così si capisce come e perché l’ennesima storia di disservizi e di odioso parassitismo alle spalle di chi lavora, e’ bella che servita.
Lo scenario e’ quello delle “efficientissime” (si fa per dire, naturalmente) ferrovie lombarde che nella regione governata da Maroni e dalla Lega Nord (che urla e strepita, promettendo agli allocchi cose mirabolanti), aggiunge un’altra perla ad una collezione già di per se ricca di disagi e di promesse mai mantenute.
Non so se nel tanto strombazzato concetto di “mobilità sostenibile” e nella mente del governatore lombardo fosse previsto anche questo, ma fatto sta che sta per scoppiare nelle mani degli strapagati manager che gestiscono TRENORD uno scandalo dalle proporzioni e dalle conseguenze a dir poco imprevedibili. La società che si occupa, insieme a quell’altro mostro di sprechi ed inefficienze che risponde al nome di trenitaglia, della gestione e dell’erogazione del servizio di trasporto a mezzo rotaia, cade così ancora una volta nell’occhio del ciclone e nel mirino delle associazioni dei consumatori che presumibilmente chiederanno conto del comportamento dei “furbetti del ritardo”.
E non è certo un bel biglietto da visita, se si considera che fra tre mesi esatti inizierà l’EXPO e gli occhi del mondo intero saranno puntati proprio sulla Lombardia che ospiterà come tutti sanno questo prestigioso ed importantissimo evento.
Colpa o merito, a seconda dei punti di vista, dell’ammissione fatta da alcuni macchinisti che operano sulla tratta Milano-Cremona-Mantova che hanno ammesso in un pezzo pubblicato pochi giorni fa su “Il Corriere della Sera” l’esistenza di un articolo, il 54 del contratto collettivo aziendale, che prevede la corresponsione di un bonus equivalente ad un vero e proprio straordinario, per quei macchinisti che subiscono ritardi, durante il proprio turno lavorativo.
In effetti, non è affatto un mistero che molti dei convogli, che ogni giorno servono la bellezza di ben 670mila pendolari fra studenti e lavoratori, accumulino dei ritardi che spesso appaiono, a dir poco bizzarri ed apparentemente incomprensibili.

Il sottoscritto, solo per dirne una, infatti si sposta prevalentemente con i treni per motivi lavorativi e quasi sempre ha avuto modo di constatare sulla propria pelle disagi e disservizi di vario tipo. Compresi appunto ritardi nell’arrivo a destinazione dei treni, che non sempre dunque possono trovare la loro giustificazione solo ed esclusivamente in cause tecniche, così come spesso e volentieri capita di sentire dal servizio clienti di TRENORD, quando lo chiamo per avere spiegazioni e manifestare le mie rimostranze! Esperienze che ho provato a raccontare in alcuni articoli dove ho denunciato a più riprese anche il comportamento tutt’altro che irreprensibile di certo personale cafone e poco rispettoso delle esigenze degli utenti!
Tornando allo scandalo dei “furbetti del ritardo”, in questa vicenda dai contorni a dir poco inquietanti esiste infatti il sospetto tutt’altro che campato in aria che qualche macchinista, privo di scrupoli, per un pugno di euro da ritrovarsi in più in busta paga a fine mese, abbia tutto l’interesse a rallentare subdolamente la corsa dei treni. Ed in questo modo, accumulare ritardi che possano infine tramutarsi in veri e propri bonus che arrivano fino a 13 euro quando il treno sfora di 20′ rispetto all’orario di arrivo prefissato, così come si legge nella denuncia anonima pubblicata su “Il Corriere della Sera”. Secondo il quotidiano, i “furbetti del ritardo” sarebbero circa 30 sui 1.200 macchinisti che attualmente guidano i convogli TRENORD: bastano ed avanzano per mettere in difficoltà i tantissimi cittadini che si avvalgono di questo indispensabile servizio per potersi spostare, facendo a meno dell’automobile.
Un’autentica vigliaccata che si abbatte sulle spalle di chi è costretto a pagare profumatamente un servizio che, già di per se, presenta delle lacune e delle inefficienze strutturale a dir poco inaccettabili. E che recentemente – e’ sempre bene ricordarlo – e’ stato oggetto di un’ondata di aumenti tariffari a dir poco vergognosi

Una guerra fra poveri, se proprio vogliamo dircela tutta, che trova però la propria origine come sempre in una classe politica arrogante ed inetta, composta da ladroni della peggiore specie e buona solo ad arroccarsi dietro intollerabili posizioni di privilegio.
Se infatti l’esempio è quello degli sprechi e delle ruberie di ogni risma nelle sfere più alte, non c’è da stupirsi se poi tale comportamento possa essere perfettamente replicato, anche in situazioni ed in realtà per così dire “minori”.
Alla fine, non resta che prendere amaramente atto che a pagare sono e saranno sempre i soliti “noti”, mentre invece chi sbaglia non paga mai. Secondo quella che è da sempre la caratteristica più evidente del canovaccio ITAGLIANO…

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