di GILBERTO ONETO
La manifestazione di Roma è stato un grande rischio che Salvini ha corso con coraggio. È andata bene, è stata un successo mediatico e politico, che ha evidenziato però un certo numero di problemi.
Tutta la comunicazione è stata stranamente generosa, quasi nessuno ha – come avveniva da decenni per tutte le iniziative della Lega – cercato di minimizzare o ridicolizzare. Questo non è certamente un segnale di (inesistente) imparzialità o correttezza professionale ma il risultato di almeno un paio di cattive intenzioni: dare un altro colpo alla leadership di Berlusconi e sottolineare la presenza “pesante” dell’estrema destra. Oggi gli avversari “pompano” Salvini e la Lega (nei sondaggi, negli articoli e nelle apparizioni televisive) perché fa loro comodo sbandare definitivamente la destra nell’illusione che la Lega sia per loro meno pericolosa di Forza Italia e che possa implodere al suo interno proprio sulla delicata questione dei suoi rapporti con le forze di destra. Per questo tutti sottolineano e ingigantiscono il ruolo della presenza di Casa Pound in piazza a Roma.
In realtà – al di là delle strumentalizzazioni comprensibilmente capziose – la questione è davvero essenziale: può anche essere accettato, all’interno di un rischioso azzardo tattico, un avvicinamento con altri in nome della lotta all’Euro, a Bruxelles e all’immigrazione, la Lega può cercare appoggi e alleanze temporanee e strumentali con i cloni meridionali del Carroccio (“Noi con Salvini”) o addirittura con Fratelli d’Italia, ma non può accettare compromessi ideologici sul ruolo dello Stato italiano né sull’atteggiamento nei confronti del nazionalismo italiano. La lotta all’Euro e all’immigrazione non possono in alcun modo far dimenticare che il nemico numero uno, la radice del male, la torre di Mordor è l’Italia unita, è lo Stato italiano centralista, ladro, massone e mafioso, è la truce invenzione di una nazione che per sopravvivere si aggrappa a ogni abiezione.
Vanno benissimo i federalisti meridionali, vanno bene i nemici dell’invasione foresta, vanno bene quelli che lottano contro la criminalità e la corruzione, vanno bene quelli che combattono la disoccupazione, vanno bene le categorie in lotta contro l’oppressione fiscale italiana e l’ottusità europea, vanno anche bene quelli che invocano “prima gli italiani” nel confronto con l’Europa e l’immigrazione, ma non vanno per niente bene i patrioti italiani, quelli che esaltano l’unità, quelli che negano alla Padania il diritto di autodeterminarsi o addirittura di esistere.
Sul palco romano “ci poteva stare” la presenza della Le Pen, dei rappresentanti di categoria, financo della Meloni (che è stata molto attenta a non toccare certi argomenti) ma non quella di chi sostiene la “sovranità” italiana (ai danni di padani, toscani, sudtirolesi e sardi) o di chi esalta la sanguinosa retorica del Carso e del Piave. Consola a questo proposito che il richiamo alle presunte glorie guerresche dello stivale abbia lasciato gran parte della piazza in un glaciale silenzio, in contrasto con i generalizzati applausi per ogni altra affermazione.
Era bella la piazza piena dei colori padani di libertà, assai meno bella la truce sfilata di lugubri figuri con le loro funeree bandiere giacobine. Anche il richiamo ai loro marò rientra in una trucida liturgia che è estranea alle nostre solari tematiche di libertà. Per finire è stato sconfortante assistere alla surreale apparizione di un imbecille con l’immagine di Mussolini e fazzoletto verde al collo: perfetto esempio di cretineria padana, paradigma clinico delle difficoltà anche antropologiche che incontra la nostra lotta per l’emancipazione e la libertà.
È la seconda volta che i leghisti manifestano civilmente a Roma: se la prima era stata una gioiosa invasione di una debordante marea di colori e di bandiere di libertà, la seconda è stata inquinata da uno sversamento di cromatismi e miasmi pericolosi. Serviva una prova di forza, adesso è venuto il momento di riportare chiarezza.
L’unico motivo per votare Lega, senza cmq turarsi il naso, è l’obiettivo minimale di un qualche puntello alla lotta vs. immigrazione selvaggia e incontrollata, contrasto alla micro criminalità e, forse, pressione per una tassazione meno oppressiva.
Obiettivo minimale, come ho detto. Quello vero, invece, quello dell’indipendenza deve ancora aspettare per un… nuovo papa. Spero che l’ottimo Oneto non creda ancora che questa Lega tenga ancora, magari tangenzialmente, all’obiettivo dell’articolo 1…
A me sembra che Salvini sia molto chiaro già da un po’. Il problema non è più l’i-taglia. Se viviamo in uno stato che ci deruba peggio di un rapinatore da strada, se viviamo in uno stato dove la democrazia è una bella enunciazione nei fatti praticamente inesistene, se viviamo in uno stato che soffoca ogni libertà ai cittadini, che esso tratta da sudditi, se viviamo in uno stato in cui una fetta consistente di esso vive sulle spalle di sempre più sparuti produttori di ricchezza e di pil (quello vero, non quello fasullo, cui gli statali contribuiscono ad elevarlo), la colpa è:
a – dell’euro
b – di bruxelles ladrona
c – dei tedeschi.
Mi piacerebbe avere il potere di far sparire l’euro tornando alla stupenda liretta e di uscire immediatamente dall’unione europea con uno schiocco di dita. Chissà di chi sarebbe la sorpresa: mia perché le cose d’incanto andrebbero subito benissimo e ci troveremmo a vivere in una Svizzera, oppure di tutti i creduloni che si bevono le panzane salviniane come fossero cristallina acqua di fonte?
Matteo Salvini deve qualcosa ai Padani, e lo deve in termini di chiarezza, e lo deve fare subito.
La linea politica della sua segreteria, se pur al momento vincente in termini mediatici e sembra anche di consenso è però carente quanto a chiarezza nei confronti dei tantissimi che hanno creduto e credono nell’autodeterminazione in generale e nella specificità Padana in particolare.
Salvini DEVE riprendere i termini cari alla lega e cioè PADANIA, FEDERALISMO, AUTONOMIA, INDIPENDENZA, su questi e non solo su basta euro, immigrazione, sicurezza si deve riprendere il dibattito, e su questi temi si deve costruire il consenso.
Infine per i tanti che ancora credono nella Padania, sentire il segretario della lega parlare di ” nostra italia ” è decisamente fastidioso, Salvini ci rifletta.
Giusto, serve chiarezza. A questo proposito mi pare che si stia facendo chiarezza in Veneto, spero che riusciremo a toglierci Tosi dai piedi, ci costerà un po’ ma spero che i voti che si perdono dagli italioti Veneti li si guadagnino dagli indipendentisti. Altra cosa che la Lega dovrebbe fare è riproporre come obiettivo di lungo periodo il federalismo sia in Italia che in Europa. Così ci potremmo distinguere da Marine & Co.
Nel lungo periodo saremo tutti morti.
Macchè federalismo.. Non lo daranno mai o sarebbe solo per finta (scritto su un pezzo di catrta ma non implementato…)
Non lo capite? Senza offesa… Roma non è in condizione di lasciarci neanche un obolo da 500 mln annui, che sarebbe ben sotto la soglia minima di rientro di capitali lombardi un uno scenario veramente “federalista”.
Tanto vale, si deve, andare dritti per l’indipendenza. Non c’è altra reale alternativa, allo status quo pestilenziale in cui brancoliamo.