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Invasione degli italianissimi a venezia, la lega dica basta

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Venezia-TRICOLORE-FDIdi GILBERTO ONETO

Quando nel mondo leghista si vuole coprire l’imbarazzo di alleanze scabrose si cita la frase di Gianfranco Miglio: «Pur di avere il federalismo, sono disposto ad allearmi anche col diavolo». Di solito, molto furbescamente, si omette che lo stesso Professore aveva aggiustato il tiro riducendo la disponibilità ad affiancarsi a “quasi tutti” e non certo al diavolo, che per essenza  stessa è centralista e nemico di ogni autonomia.

In ogni caso la frasetta è stata tirata fuori per ogni alleanza con la destra e con la sinistra (è successo anche questo) fino alla formazione di sodalizi con i peggiori ceffi statalisti. Il viscido mantra viene utilizzato di questi tempi per giustificare la vicinanza con Casa Pound, con Fratelli d’Italia e con analoghe combriccole tricolorute. Oggi però esso è ancora meno digesto  perché dai comuni obiettivi il federalismo è scomparso del tutto. Negli anni passati c’era almeno la scusa di specchietti per le allodole come la devolution e il federalismo fiscale: adesso anche quegli ipocriti palliativi sono spariti dal lessico politico. È rimasto solo il purulento sodalizio con gli italianissimi.

Anche i più incalliti secessionisti hanno capito le esigenze di Salvini di salvare un partito che era in stato pre-agonico, hanno accettato la necessità di taluni escamotages e tatticismi per poter rimettere la barca in normale assetto di navigazione, ma hanno sempre messo in guardia la nuova dirigenza leghista circa i pericoli di un atteggiamento ambiguo e di volteggiamenti eccessivamente acrobatici. Va bene la lotta all’Euro, va bene la lotta all’immigrazione, va bene combattere lo statalismo e la corruzione, ma non per questo si deve accettare di diventare italiani perché l’Italia è la vera causa dei disastri economici, dell’immigrazione e di tutte le altre rogne mortali da cui ci si deve difendere.

Si devono porre limiti e paletti al di là dei quali non si può andare pena la disgregazione del partito che con tanta fatica Salvini è riuscito a salvare da morte certa. La base della Lega è indipendentista, lo è la sua gente e la sua anima: senza gente e senza anima non si va da nessuna parte. La Lega è riuscita a sopravvivere a colpi che avrebbero abbattuto chiunque proprio perché è portatrice di un progetto morale semplice ma vigoroso, quello dell’indipendenza, dell’autodeterminazione, della libertà e della chiara volontà di svincolarsi dall’Italia e dalle sue spire ammorbanti.

I segnali di pericolo ci sono. A Roma la piazza leghista era evidentemente e fastidiosamente diversa dalla brodaglia tricolore su fondo nero. Ma lo stimolo che davvero non può più impedire di trattenere i conati di vomito è venuto dall’invasione degli italianissimi di Venezia: una melmosa e mediterranea  acqua alta ha invaso la città, stomachevoli lenzuola tricolori ne hanno inquinato le strade: “sette piani di leggerezza” sono stati srotolati nella città meno italiana di tutte, nella più illustre vittima dell’italianità.  Davanti ai monumenti veneziani, certi ceffi pelasgici sono come gli iconoclasti dell’Isis: taluni hanno anche gli stessi caratteri fisionomici.

Serve davvero mettere dei paletti. È venuto il momento di ricordare a questi indigesti compagni di un breve tratto di viaggio che l’obiettivo resta l’indipendenza, che non devono interpretare il “nostropaesismo” di certi zerbinotti stipendiati e cadrego-muniti  come una deformazione genetica dell’indipendentismo.

Un segnale lo devono però dare tutti: la Lega si liberi delle scorie tricolori tosiane, Salvini ricordi a tutti che il primo articolo dello Statuto non è stato abrogato, Zaia finisca di cincischiare attorno alla vicenda dell’autodeterminazione, i venetisti smettano di spennarsi fra di loro e trovino un compromesso elettorale con la Lega per le regionali. Si dia tutti assieme un segnale chiaro. A Venezia l’orpello massonico e giacobino  era solo di passaggio, come le orde di vucumprà e di turisti ciabattoni: erano solo dei vusventulà.

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6 COMMENTS

  1. Oneto, la lega in cui tu continui a credere e sperare che ci sia ancora e finita nel 99, ora e solamente l’appendice del nuovo partito fascista italiano, come lo sono coloro che continuano a disquisire sulle alleanze utili o non. Per quello che mi riguarda Miglio, che aveva avuto una notevole carriera politica democristiana gia durante la resistenza, quella frase è stata più dannosa che altro nella propaganda culturale degli indipendentismi, come del resto il regionalismo e le macroregioni. Ho accettato ben volentieri in passato i tuoi intelligenti insulti ( ne ho uno ben scritto su un tuo libro ), quindi accetta un mio consiglio. Fai un passo avanti, lega e padania sono un insulto alla cultura dei popoli, ed entrambe devono essere consegnate all’oblio. (A)legrù ! VALSESIA LIBERA E INDIPENDENTE
    Marco Giabardo

    • Come sempre c’è chi non capisce o non vuole capire e confonde lega con padania. la prima è un partito, la seconda è un entità territoriale, storica, culturale, linguistica, sociale e chi più ne ha più ne metta che è nata ben prima della Lega sia come concetto, sia come nome (il nome Padania esiste da almeno 115 anni) sia come proposta politica dato che i primi a parlar di Padania in termini politici sono stati i comunisti negli anni ’70. Il problema dell’indipendentismo è sempre quello: pochissima conoscenza di sè e tanti slogan.

      • Poca conoscenza di se ? benè mi parli del suo popolo e io le parlerò della mia nazione, che di storia ne ha ben ottocento anni prima di essere occupata dai piemontesi…il fatto poi che i primi a parlare di padani furono i comunisti mi viene da pensare che il temine padani è buono per tutti all’occorenza ma che come al solito ci si dimentica di chiedere ai popoli ( sopratutto alpini ) se si sono mai sentiti padani… (A)legru !
        Marco Giabardo

  2. Purtroppo non riesco a provare che tenerezza per chi affianca ancora il carrozzone di Kim Jong Salveenee e l’indipendentismo… è chiaramente un pensiero nostalgico di tempi che furono, e più non torneranno. Avrei voluto anch’io vivere quei momenti, ma ero troppo giovane, questo però mi aiuta a vedere la situazione attuale per quello che è. Ai leghisti della prima ora posso solo consigliare di gettare il cuore oltre l’ostacolo, e capire che un’era è finita (ma è mai iniziata?) e non possiamo perdere tempo e risorse ormai scarsissime in progetti non fallimentari, ma già da tempo falliti.

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