Si usa, sempre più a sproposito, la parola razzismo (non so se per atteggiamento o per vera e propria scarsità culturale). Comunque da qualche anno il vero significato della parola è stato alterato per motivi bassamente politici.
A dire il vero, il reale razzismo è applicato in misura surrettizia in Italia. Vogliamo vedere dove e come? Cominciamo con le catastrofi naturali.
Quelle che avvengono al sud sono sempre gravissime, tali da chiedere lo stato di emergenza (more solito, secondo il concetto che con i soldi si appiana tutto, lutti in testa). Quelle che avvengono al nord sono semplici buffetti. Perfino nelle previsioni del tempo per il sud viene sempre calcata la mano. La neve, ad esempio, paralizza Roma. Le minacce sono sempre gravi.
Ma veniamo ad un caso clamoroso: la sanità. Al nord, mediamente, la sanità funziona bene, talché molti meridionali vengono al nord a farsi curare (e le regioni da dove provengono cercano con ogni scusa per non pagare). Al sud succedono i disastri causa organizzazione inesistente e capacità professionali ridotte (lauree distribuite a pioggia). E allora che succede? Succede che viene insistentemente chiesto di togliere l’autonomia gestionale regionale nel campo della sanità concentrando tutto a Roma in maniera che non si possano più fare distinzioni tra i meriti ed i demeriti e che le ASL meritevoli paghino ancora in misura maggiore per le ASL deficitarie. E’ sempre la solita questione: soldi a sbafo! I familiari morti non valgono tanto per l’affetto, quanto perché possono produrre guadagni economici.
E ora il caso eclatante: la Rai. Controllate i talk show e fate la conta di quanti sono i rappresentanti del sud e quanti quelli del nord. Siamo nel rapporto di circa 75% a 25%. Perfino una recente trasmissione sul riso, problemi agricoli e culinari, è stata trattata da meridionali. Come se per tradizione i meridionali fossero esperti di riso. Ricordo che un Presidente della Repubblica (sic!) sorvolando la Padania ha preso per grandi , gravi allagamenti le risaie. Non voglio malignare che alla base di tutto questo ci possano essere rapporti mafiosi. Faccio solo una constatazione.
E perfino i problemi trattati: sono prevalentemente problemi del sud. Esempio addirittura fuori dalle righe: Forum. Gestito da meridionali, spettatori presenti: quasi esclusivamente meridionali (possibilmente romani) casi trattati: prevalentemente romani. In rapporti clamorosi. Quello che ne emerge è un quadro terribile. Non voglio con questo sostenere che al nord vi sia una schiera di santi. Quello che è certo che stupri incesti e facezie simili compaiono in quantità desolanti.
Ed ora la gestione italica. Parlamentari, forze armate, giudici: al 70-80 % meridionali. I due corpi (peraltro eccellenti) gli Alpini ed i Lagunari , composti un tempo, principalmente da reclute settentrionali, sono stati smantellati ed ora è divertente (si fa per dire) vedere gli alpini meridionali zampettare sperduti sui nevai o sui ghiacciai, maledicendo ad ogni passo il peso dello zaino e la fatica che si fa a “camminare in salita”. Unica eccezione, positiva da sempre, gli Alpini abruzzesi.
E i burocrati: 100% meridionali operanti al centro sud; 80% meridionali operanti al nord. E lo si vede sopratutto (e non solo) da regole sempre più cervellotiche, incasinate e costose. Chiaro segno di prodotti da persone che non hanno mai gestito neanche un pollaio. Che cos’è questo se non spiccato razzismo applicato? Ma esaminando da vicino del fenomeno, nonché l’andamento ed i metodi, prende corpo in maniera crescente il sospetto che si vada ben oltre il già deplorevole razzismo. Non è forse questo il segnale di una selezione vera e propria? Viene agevolato, infatti, in tutti i modi il trasferimento di meridionali verso il nord. Ma c’è di peggio. Viene agevolata la permanenza di extracomunitari al nord in modo che questa maledetta schiatta celtica in poche generazioni venga ridotta ad una sparuta minoranza, da utilizzare come schiavi lavoranti il più duramente possibile. Manca solo che venga approvata una Legge che ostacola per via burocratica la riproduzione ad individui il cui DNA contenga il gene U 152.
Però, si evidenzia tuttavia un fatto: i padani ce la mettono tutta per farsi schiacciare e dominare.
Tempo fa mi ero illuso che la crisi avrebbe messo in serio pericolo il baraccone itagliano cosi come lo conosciamo.
Non è stato e non sarà cosi, purtroppo l’europa stessa vuole lo statu quo, i Padani negli ultimi 150 anni hanno avuto una sola opportunità seria 20 anni fa, l’hanno sprecata.
Continua come sempre quì al nord il vecchio adagio ” Franza o Spagna purchè se magna ” Solo che da un pò di tempo in quà il dominatore non è più la Franza o la Spagna ma la Roma della politica infarcita , come ben spiega l’articolo , di meridionali fancazzisti .
Non sono sicuro che una fine simile a quella greca possa alfine indurre noi , abeme nordiste , a mettere in moto una rivoluzione .
Non ce la faremo mai. (citazione di un vecchio film in bianco e nero con protagonista un sottomarino USA )
Cordiali saluti da Aldo
Sorry le ” abeme ” sono in verità le AMEBE .