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Veneto e indipendenza, ci si arriva attraverso cultura e informazione

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veneto9Ndi ENZO TRENTIN

Il cancro mortale della civiltà, del benessere e della pace è l’idea di Stato che non esiste in natura, mentre esiste l’autogoverno.

Ci sono gli intellettuali e ci sono gli intellettualoidi. I primi sono coloro che pensano e scrivono qualcosa di originale, e sono sempre più rari, i secondi sono «la loro versione trash», «intermediari culturali» senza talento, ma con tanta spocchia, linguaggio oscuro e fumoso. Scrive Corinne Maier in «lntellettualoidi di tutto il mondo, unitevi!» (Bompiani): «II pensatore, per esistere, deve essere mediaticamente spendibile. Siamo entrati nell’era del marketing dell’intelligenza». Si ride amaro, leggendo questo libro, che parla della Francia, ma con qualche aggiustamento potrebbe parlare dell’Italia ed evoca figure simili ai personaggi dei film di Woody Allen. Aveva proprio ragione Giulio Einaudi: «Non è dalla lettera di una Costituzione che occorre ricavare gli elementi più fecondi. La lettera è stata scritta in altri tempi, quando i bisogni erano diversi. Più interessante è vedere quale uso si è fatto di quel sistema creato tanti anni fa».

Quale uso ne abbiano fatto i partiti politici è sotto gli occhi di tutti. C’è una cosa che spesso trascuriamo: è che nel mondo animale come in quello vegetale esistono i parassiti. Il vischio, per esempio, è una pianta incapace di produrre una propria fotosintesi per nutrirsi, e per questo si attacca ad un’altra pianta per rubare la sua acqua e il suo nutrimento. Dal punto di vista del vischio, sembrerebbe una grande idea, ma solo per un po’. Infatti, succede che impoverita delle sue sostanze nutritive, la crescita della pianta ospite diventa sempre più stentata. I suoi rami si seccano e alla fine, se il vischio diventa abbastanza forte, l’intera pianta ospite muore. Così, il vischio letteralmente si alimenta sia della casa che di chi lo ospita.

Questa, di solito, non è esattamente una strategia solida che si può applicare al lungo termine, ma osservandone il comportamento sembra che la maggior parte dei governi appartenga proprio a questa specie. Per esempio il settore pubblico non ha nessuna capacità di sostenersi da solo e, in teoria, per sopravvivere dovrebbe assorbire solo una modesta parte dei redditi dei suoi cittadini attraverso la tassazione, e con questo alimento fornire in cambio dei servizi di valore (essenziali). Non è così!

Si guardi alla discussione di questi giorni in Consiglio Regionale Veneto per l’approvazione del Bilancio 2015; un relatore ha colto l’occasione per fornire alcuni dati economici e statistici sull’andamento dell’ultima gestione Zaia/Lega. L’intera relazione è reperibile nel sito della Regione.

Si comincia con la presenza in aula del Governatore Zaia, pari al 3,7% delle sedute del Consiglio, ovvero è stato assente per il 96,3% del tempo.

zaia-venetoDi Luca Zaia ci eravamo già occupati qui, scrivendo tra l’altro: Luca Zaia è considerato un buon amministratore pubblico. In realtà egli è molto bravo a tagliar nastri a inaugurazioni e fiere. Non ne manca una. A fare comunicazione, quasi quotidiana, attraverso i mezzi d’informazione. Non passa giorno che il TG3-Veneto non c’informi delle sue attività extra Consiglio regionale. Con i mass-media eccelle veramente: frasi sintetiche, buon eloquio espresso con cordialità, ironia, sorrisi e continuità nello stare sulla notizia. Ora sappiamo il perché di tanta attenzione: 1.800.000 euro spesi nelle televisioni locali, come specificato più avanti. Probabilmente anche per questo il Veneto è l’ultima Regione italiana ad approvare il bilancio. Si sta lavorando con la gestione provvisoria. Era dal 1978 (37 anni fa) che non si ricorreva alla gestione cosiddetta in “dodicesimi”. E intanto nel campo della sanità dal 2013 ad oggi (due anni) i veneti sono scesi  dal secondo al quinto posto (dati del Corriere della Sera). Questo senza prendere in considerazione i livelli essenziali di assistenza dove si scopre che in Veneto curarsi costa decisamente di più ai cittadini a paragone con le regioni limitrofe.

La disoccupazione giovanile è passata dal 5% al 25% e le tanto vantate scuole professionali del Veneto sono allo stremo per il mancato pagamento dei contributi regionali. Solo l’Enaip denunciava a fine 2014 un credito di 13 milioni di euro.

Dall’Europa arriveranno, nel periodo 2014–2020, 620 milioni di euro, ma in Veneto se va bene arriveranno un anno dopo, da settembre 2015, perché la giunta Zaia non è riuscita presentare in tempo il piano di Investimenti. L’Europa di fatto, per il 2014, ha bocciato Zaia & Co. come scolaretti che non hanno fatto i compiti per casa.

Per la sicurezza, grande tema di propaganda in Veneto: tra il 2010 e il 2014 sono stati messi a bilancio 72 milioni di euro, ma a consuntivo risultano spesi 7 milioni, di cui 1/3 circa da trasferimenti dello Stato. Nessun capitolo del bilancio ha visto un tale ridimensionamento. Per forza si è costretti a considerare “eroe” (contro la sua volontà) Graziano Stacchio.

Unico dato veramente in crescita è la quantità di cemento che è stato posato sul territorio. Sono 320 metri per ogni 1.000 abitanti mentre il punto considerato di saturazione è di 150. Ci sono poi (come già detto) 1.800.000 euro spesi in “promozione del Veneto”. Promozione, si badi bene, non per esempio: in Giappone, negli USA o in Germania come si potrebbe auspicare, bensì verso le televisioni locali che hanno dovuto raccontare i successi della Giunta Zaia. Da tutto ciò, comunque, il lettore non deve trarre la conclusione che gli altri partiti ed i loro esponenti debbano considerarsi migliori.

Semmai appare chiaro che gli indipendentisti, prima ancora di adoperarsi per improbabili referendum consultivi per l’indipendenza, dovrebbero fare opera di progettazione d’un nuovo assetto istituzionale, di corretta informazione e di veicolazione culturale. Lo suggeriamo ai Veneti, ma vale ovviamente per qualsiasi altro popolo che aspiri all’indipendenza.

Perché, dunque, non agire prioritariamente attraverso la cultura e l’informazione? Per esempio: quante sono le Compagnie teatrali amatoriali che lavorano con testi redatti nella lingua che fu di Angelo Beolco detto Ruzzante, di Carlo Goldoni e di altri autori autoctoni? Numerosissime! Come non sottolineare l’evidente successo di pubblico del film «Il leone di vetro» malgrado sia distribuito in un circuito di sale cinematografiche minori?

Ancora: perché gli indipendentisti non approfittano di questo patrimonio culturale per organizzare eventi e spettacoli con tali “prodotti”? Perché non creare, in queste occasioni, brevi prologhi di “illuminazione” su ricorrenze o di memorialistica storica riguardanti il buon governo dell’ultra millenaria Repubblica Veneta? E/o per distribuire ai partecipanti in dono o in vendita il gonfalone di San Marco, dei gadget o la veicolazione di volantini informativi?

Una serie di esperimenti negli anni sessanta suggerisce che le persone tendono a voler confermare le loro convinzioni acquisite. Studi successivi hanno reinterpretato questi risultati come una tendenza all’essere parziali nell’esaminare idee, concentrandosi su una possibilità e ignorando le alternative. In certe situazioni questa tendenza può pregiudicare le conclusioni. Questo fenomeno è chiamato bias di conferma (Confirmation Bias). È un processo mentale che consiste nel ricercare, selezionare e interpretare informazioni in modo da porre maggiore attenzione, e quindi attribuire maggiore credibilità, a quelle che confermano le proprie convinzioni o ipotesi, e viceversa, ignorare o sminuire informazioni che le contraddicono. Il fenomeno è più marcato nel contesto di argomenti che suscitano forti emozioni o che vanno a toccare credenze profondamente radicate. Spiegazioni per questo bias includono il pensiero illusorio e la limitata capacità umana di gestire informazioni. Un’altra spiegazione è che le persone sopravvalutano le conseguenze dello sbagliarsi invece di esaminare i fatti in maniera neutrale, scientifica.

Un’attività culturale ed informativa come quella su accennata, ed altre da approfondire, concorrerebbe a far ricredere l’opinione pubblica sulle molte “incrostazioni culturali” che i mass-media di regime hanno inoculato nella mente della maggior parte dell’opinione pubblica, ed è soprattutto un modo per fare politica efficace e nonviolenta.

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