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Come oggi venne fondata roma, una delle più grandi sciagure della storia

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De Romanis festeggiò vestito da Ulisse foto protodi GILBERTO ONETO

A Roma festeggiano con grande baldanza l’anniversario della mitica fondazione della città. Lo hanno fatto anche con una pittoresca sfilata di figuranti agghindati da legionari, gladiatori e matrone: tutto bello e legittimo come tutti i reenactment storici.

Qualcuno potrebbe obiettare sull’opportunità della cosa per le implicazioni economiche e ideologiche.

Anche questa festa è sicuramente stata pagata con soldi provenienti dai contribuenti, per due terzi padani. Ma non è una novità: tutto quello che succede a Roma fin dal lontano fatidico 21 aprile  753 a.C. è pagato da qualcun altro:  è  la straordinaria forza di quel posto che da millenni vive alle spalle del prossimo e pretende che gli altri siano contenti e si inchinino alla sua grandezza.  Di questi tempi poi la parata di centurioni è da considerare un bel passo avanti rispetto ai festini in costume che organizzava Er Batman, arraffando soldi ai partiti, che li avevano arraffati allo Stato, che li aveva a sua volta rubati ai contribuenti. La classe non è acqua: diabolica abilità capitolina.

Roma antica è stata una delle più grandi sciagure politiche della storia: aveva costruito il proprio potere sulla violenza, sulla sopraffazione e sullo sterminio di intere popolazioni che non accettavano la sua “superiore civiltà”. Ha lasciato – è vero – grandi monumenti architettonici, ha diffuso la sua cultura e i suoi codici, ma lo stesso hanno fatto Napoleone e i più efficienti dittatori e prepotenti di tutti i tempi.  Per questo festeggiare l’Impero in costume è un po’ come fare rievocazioni  vestiti da Waffen SS o da gagliardi militi dell’Armata Rossa: prodezze teatrali le cui sinistre implicazioni ideologiche sono smorzate solo dal tempo e dalla passione ludica per costumi e uniformi. Oggi i lanzichenecchi o i pirati dei Caraibi non fanno più paura a nessuno e ci si può divertire con i loro coloratissimi costumi.  Per questo va benissimo anche impaludarsi da madre dei Gracchi o da Caio Gregorio, il guardiano del Pretorio:  resta solo la perplessità legata al perdurante fastidio che la romanità procura ai suoi sudditi. Questi si vestono da quadrati legionari ma Roma non ha cessato di opprimerci con le sue quadrate legioni contemporanee: Equitalia, l’Agenzia delle Entrate, cinque corpi di polizia, centomila leggi, carceri e imposizioni. Insomma questi non rievocano il passato ma rinvigoriscono il presente della loro straordinaria capacità di gavazzare alle spalle del prossimo. Dal “Civis romanus sum” alla “Società dei magnaccioni” insomma. La sigle AUC (Ab Urbe Condita, il riferimento cioè al giorno in cui sarebbe “cominciato il mondo”), somiglia molto a quel AUF (Ad Usum Fabricae) che fra le nebbie padane ha dato origine all’espressione “a uffa”, a gratis, a sbafo, alla faccia di quei pirla che tanto pagano sempre e comunque.

Il 21 aprile loro si sono fondati la loro “Città eterna” a colpi di coltello fra fratelli: fanno bene a far festa. Il 23 aprile è San Giorgio e il 25 San Marco. Sono ricorrenze più nobili, gloriose e meno impegnative nell’utilizzo di lame e sbudellamenti. Feste di primavera che i popoli padani possono celebrare il pace, allegria e nella speranza di poter porre finalmente un termine a un mortifero e involontario sodalizio coi fatali “sette colli” (che presumono sette teste e perciò sette bocche). Lutero si era liberato della “Grande Babilonia” con una dolorosa scissione: a noi piacerebbe farlo tranquillamente e serenamente solo voltando le spalle a quella smisurata voragine di risorse, a quel gigantesco foruncolo di nequizie. In mezzo – giusto per precauzione – sarebbe bene metterci un paio di frontiere. E poi noi facciamoci i nostri reenactment vestendoci da guerrieri dipinti di blu, da shiavoni o con eleganti giubbe bianche, e i romani si facciano i loro con tuniche, clamidi e cimieri. Ognuno però si paghi il proprio conto: una bella ed entusiasmante novità!

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1 COMMENT

  1. Bell’articolo. Anche il sociologo Rodney Stark, nel suo recente libro “La vittoria dell’Occidente”, sostiene che la caduta dell’impero romano è stato l’evento più fortunato e provvidenziale della storia d’Europa.

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