Nursultan Äbişulı Nazarbayev, settantaquattrenne Capo dello Stato uscente ed unico nella storia del paese a ricoprire tale ruolo dalla sua indipendenza, è stato rieletto alla carica di presidente del Kazakistan con il 97.7% dei consensi.
Dall’aprile del 1990, in seguito alla secessione dall’Unione Sovietica, è infatti ininterrottamente alla guida del paese centroasiatico e le elezioni, in occasione delle quali non ha quasi mai dovuto affrontare avversari che avessero potuto mettere in dubbio il risultato, è sempre uscito vittorioso, con risultati plebiscitari, anche grazie al totale appoggio mediatico di cui gode in patria; quello di oggi è infatti soltanto l’ultima di una lunga serie di riconferme che lo hanno visto trionfare sempre con percentuali prossime al 100% delle preferenze, unite ad un’affluenza alle urne che, anche quest’anno, ha superato il 95%.
In diverse occasioni non ci furono nemmeno delle vere e proprie elezioni, ma vennero tenuti soltanto dei referendum in cui si proponeva la riconferma di Nazarbayev come presidente per i sette anni successivi.
Questi risultati hanno spesso sollevato un coro di critiche da parte della comunità internazionale e delle Ong per i diritti umani, le quali hanno spesso denunciato le irregolarità nello svolgimento delle operazioni di voto, l’inesistenza della libertà di stampa ed espressione ed i soprusi nei confronti degli avversari politici, volti a reprimere i dissenso interno.
A fronte di questa mancanza di libertà, Nazarbayev è però riuscito a trasformare il Kazakistan, un paese che dopo la sua indipendenza soffriva condizioni di notevole sottosviluppo, nell’economia più potente dell’Asia centrale oltre che, fatto importante, in uno stato sicuro e stabile, con rapporti diplomatici e commerciali sia con Russia e Cina che con l’Occidente.