“Negli ultimi cinque anni la spesa primaria è cresciuta in termini nominali dell’1,2% l’anno, contro il 4,3% medio del decennio 2000-2009. Nei tendenziali si prevede di mantenere lo stesso profilo di crescita fino al 2019. Con una spesa previdenziale che crescerà del 2,7% l’anno, non sarà facile rispettare questo obiettivo. Per fare ancora meglio, come prevede la manovra, servono, appunto, veri e propri piani industriali settore per settore, sapendo anche che i risultati non saranno immediati”. Giuseppe Pisauro è presidente dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, struttura creata per scimmiottare il Congressional Budget Office statunitense allo scopo di fornire valutazioni “indipendenti” sui provvedimenti di finanza pubblica impostati dal governo e dalla sua maggioranza parlamentare.
Parlando di spending review e DEF, Pisauro snocciola alcuni numeri che rendono evidente, se ancora ve ne fosse bisogno, che la spesa pubblica non solo non è calata finora, ma non calerà neppure in futuro, checché ne dicano da palazzo Chigi e dintorni.
La spesa pubblica negli ultimi 5 anni è aumentata dell’1.2 per cento nominale annuo, e Pisauro ci dice che c’è stato un miglioramento rispetto al ritmo di crescita del 4.3 per cento medio del periodo 2000-2009. Ci dice anche che tendenzialmente la spesa continuerà a crescere nei prossimi anni come negli ultimi 5.
Quindi, come ho più volte sottolineato, la spesa pubblica, nonostante si parli di tagli, non diminuisce in valore assoluto. Se va bene aumenta a un ritmo inferiore rispetto al passato.
Quanto alla riduzione della crescita media annua dal 4.3 all’1.2 nominale, è bene considerare come è andato il Pil nominale negli stessi periodi di riferimento. Ebbene: nel decennio 2000-2009 il Pil è cresciuto del 3.07 per cento medio annuo in termini nominali. Questo significa che la spesa ha avuto un ritmo di crescita del 40 per cento superiore a quella del Pil. Negli ultimi 5 anni, il Pil ha avuto una crescita media annua dello 0.53 per cento in termini nominali. Questo significa che la crescita della spesa pubblica è stata pari al 126 per cento di quella del Pil.
I sostenitori “senza se e senza ma” dello stato sociale tireranno in ballo l’aumento delle prestazioni sociali a fronte della crisi, quindi un Pil calante in termini reali e appena sopra zero in termini nominali.
Il fatto è che non c’è stata e credo non ci sia ancora la volontà di tagliare la spesa. E le conseguenze di questa mancanza di volontà sono ben note: tassazione elevata e, ciò nonostante, debito pubblico in aumento.
E’ un sistema del tutto sbagliato.
E’ una piaga infetta.
Mi chiedo come abbiano fatto gli altri aderenti all’unione europea.
Hanno dei trends simili?
Queste cose Cardenà le conosce di certo.