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L’ultima del leghismo? passare dal po al piave…

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guerronede IL POLENTONE

L’annuncio è roboante e patriottico:Oggi come 100 anni fa. Difendere i confini. Non passa lo straniero!” e annuncia una manifestazione a Nervesa della Battaglia per domenica 24 maggio. Uno si aspetta di trovarci i reduci delle patrie battaglie (pochini, ormai), le associazioni d’Arma, e tutto il Gotha del patriottismo fascista, tricoloruto e politicamente corretto.

Invece è l’annuncio di un comizio di Salvini, che si è cacciato in un pasticcio. Lo slogan è accattivante e si riferisce molto ovviamente agli stranieri che oggi invadono la penisola italiana, ma l’aggancio con il Piave è davvero tirato per i capelli e – bisogna dirlo – ideologicamente pericoloso. L’accusa che gli indipendentisti fanno a Salvini è di trasformare – in nome LEGA-SUL-POdella difesa contro l’Euro e l’immigrazione selvaggia – la Lega in un partitello nazionale di destra, insomma un aggeggio italianissimo. Questa scampagnata sul Piave potrebbe essere un’altra pezza di appoggio per chi sostiene la metamorfosi del partito: dal Po al Piave…

Vedremo come se la caverà nell’occasione, come spiegherà la scelta del giorno e del posto, come riuscirà questa volta a convincere (o a far credere) che dietro alle italiche cortine fumogene la Lega resta graniticamente indipendentista. Come spiegherà che per sostenere che oggi non deve “passare  lo straniero” proprio nel posto dove forse sarebbe stato meglio che fosse passato, o – versione più soft della vicenda – se riuscirà a spiegare che gli invasori di 100 anni fa in realtà erano quelli che si difendevano dall’invasione (ma anche dalla cialtronaggine e dal tradimento) del Regno d’Italia.

Lo aspettiamo al varco. Anzi in trincea.

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1 COMMENT

  1. Chi decide la linea del partito Lega Nord in questo momento non è certo un leghista, a meno che per leghista intendiamo la peggiore macchietta che i nostri avversari di un tempo potessero concepire.
    Pensate al cervello di un Gentilini, alla massa prodotta giornalmente da un Borghezio e alla disperazione dei leghisti cresciuti nel casermone parastatale di Via Bellerio, disposti a sacificare qualunque cosa pur di garantirsi una rendita parassitaria; li sommate e vi salta fuori questo cesso che mi rifiuto di chiamare Lega.

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