Malgrado la grande stampa – quella sovvenzionata da leggi ad hoc – affermi che l’Italia è un paese democratico; una democrazia rappresentativa non è una vera democrazia. E laddove ci sbagliassimo, il paese è comunque malato. È sufficiente guardare alle recenti elezioni regionali in Veneto per notare come ci siano questioni che stridono con il concetto di “rappresentanza” democratica.
Esaminiamo i numeri. In Regione Veneto gli elettori sono: 4.018.497, ma solo 2.296.862 hanno esercitato il diritto di voto. Indubitabilmente ha vinto Luca Zaia superando il 50% dei voti espressi. Dunque “rappresenta” all’incirca un elettore su quattro, malgrado ciò governerà su tutti i veneti. È stata premiata la sua bravura a partecipare ad inaugurazioni, fiere e manifestazioni varie. È stato più in TV e tra la gente che in Consiglio regionale, considerato che ha presenziato ai lavori in aula solo il 3,7% delle sedute del Consiglio, ovvero è stato assente per il 96,3% del tempo. La sua innegabile simpatia e l’eloquio snello hanno premiato, e ancora una volta buona parte dell’elettorato è stato subornato.
Nelle precedenti analisi siamo stati molto critici nei confronti di pseudo leader indipendentisti e delle loro formazioni politiche. Tuttavia ciò non ci impedisce di nutrire qualche perplessità sui meccanismi “democratici” che presiedono alle elezioni. Per esempio, esaminiamo i numeri delle due formazioni che si sono confrontate. I voti ottenuti sono quasi uguali, e nessuno dei due ha superato la soglia di sbarramento del 3%:
INDIPENDENZA NOI VENETO: 49.929 – 2,69%
INDIPENDENZA VENETA: 46.578 – 2,51%
Ma la prima formazione ha ottenuto un Consigliere regionale perché collegata alla coalizione di Zaia, mentre la seconda nessuno; alla faccia della rappresentanza democratica.
Di più, il candidato escluso ha conseguito: MOROSIN ALESSIO: 55.760 – 2,52%
Il Consigliere eletto da “Indipendenza Noi Veneto”, a Venezia, è Ilaria Padoan. Ha ottenuto con 85 preferenze personali. [VEDI QUI] Entra in consiglio anche se a livello regionale ci sono state province che hanno avuto percentuali (e preferenze) più alte grazie ad un meccanismo (complesso) che regola la ripartizione dei seggi in base ai resti.
Insomma “Indipendenza Noi Veneto” ha svolto egregiamente il ruolo di lista civetta nel teatrino politico della partitocrazia del “Belpaese”. Checché se ne dica, il suo eletto nulla potrà fare per l’indipendenza, poiché nulla potranno fare per l’autonomia del Veneto Luca Zaia e la sua maggioranza. Si veda il ricorso n. 67 del governo alla Corte Costituzionale per la declaratoria di illegittimità costituzionale della legge regionale 19 giugno 2014, n. 15 “Referendum consultivo sull’autonomia del Veneto”. [VEDI QUI]
A parer nostro questo non sarebbe nulla se fosse controbilanciato dal vantaggio di una democrazia diretta effettivamente operante, la quale garantisce che le persone anziché i politici al potere abbiano la sovranità. Votare per un partito o per un politico che decide “a nostro nome” senza essere ritenuto responsabile, non è democrazia.
E a parte ciò, dobbiamo prendere atto che anche “Indipendenza Veneta” non ha ottenuto alcun risultato politico considerando che si proponeva per un referendum consultivo con la finalità di contare le adesioni all’indipendenza del Veneto, come atto propedeutico a nuove e più ampie azioni politiche. Ora sappiamo che le istanze indipendentiste portate avanti dai due gruppi politici summenzionati valgono elettoralmente all’incirca centomila voti, ovvero più o meno il 2,5%; ben lontano dalle iperboliche cifre di un fantomatico plebiscito telematico, e da sondaggi comunque sempre eterodiretti. A questo punto, Alessio Morosin che di “Indipendenza Veneta” è il presidente onorario, se avesse la stessa statura e sensibilità politica di Alex Salmond si dimetterebbe. Ma poiché è passato da un partito all’altro litigando con tutti pur di costituirsi un partito ad personam, la questione appare pleonastica.
Con tutta probabilità i risultati elettorali sono dovuti al fatto che è mancato un progetto istituzionale credibile. Si è impostato il tutto a dimensione dell’«illuminato» di turno, o a fare da mosca cocchiera allo “Zio Tom” dell’indipendentismo Luca Zaia (che non fa il ribelle, né capeggia rivolte) il quale all’obiettivo indipendenza ha sostituito prontamente l’autonomia del Veneto altrettanto chimerica. Questi politicanti di certo non intendono la democrazia come un sistema in cui il popolo decide, perché sanno benissimo che il “popolo sovrano” è solo un nuovo nome da dare al potere travestito da democrazia rappresentativa.
Si sono sprecati all’infinito paragoni improponibili con la Scozia e la Catalogna. Quest’ultima, in realtà, ci segnala proprio in queste ultime settimane come l’elettorato ne abbia fin sopra i capelli dei partiti tradizionali, premiando coloro che hanno dichiarato di voler governare con gli strumenti della democrazia diretta. Lì l’uomo qualunque ha rifiutato massicciamente il voto ai partiti.
Ci sono degli indipendentisti che si sono comportati come schiavi. Concorrendo alle elezioni di quello Stato che vorrebbero abbandonare, mentre in realtà lo hanno legittimato. Ben diverso, per esempio, il comportamento deputati eletti nelle liste dello Sinn Féin, il partito repubblicano irlandese, che da sempre scelgono la via dell’astensione, rinunciando, malgrado eletti, a sedere in Parlamento della Gran Bretagna, essi lasciano vuoti i posti loro spettanti, e rinunciano agli stipendi per i deputati eletti. Aveva ragione il Mahatma Gandhi laddove sosteneva: «La paura ha la sua utilità, la vigliaccheria non ne ha affatto.»? Di fatto, alcuni sono stati premiati non per gli ideali che hanno a parole professato, ma per la disinvoltura con cui hanno agito.
D’altra parte ci sono indipendentisti che non hanno fatto proprie le indicazioni di Antoine de Saint-Exupéry laddove scrisse: «Se vuoi costruire una barca, non radunare uomini per tagliare legna, dividere i compiti e impartire ordini, ma insegna loro la nostalgia per il mare vasto e infinito.», ovvero, non hanno saputo instillare la voglia d’indipendenza nella maggior parte degli elettori. Insomma circa il 50% dei veneti non ha fiducia nell’Italia, e non è andato a votare. Il popolo veneto ha compreso che Italia significa tasse, corruzione, ladrocinio, arroganza e oppressione culturale. Gli pseudo leader indipendentisti (una dozzina circa) e le proposte sin qui fatte non sono state né credibili, né seducenti; vanno quindi messi da parte, ostracizzati.
È da qui che si deve ripartire. Ai veneti occorre mostrare concretamente e credibilmente come superare lo Stato che pretende di dire a noi chi siamo e come dobbiamo vivere; che non è più sopportabile, ed è arrivato il momento che siamo noi a dire se è utile, se deve vivere o se invece possiamo e vogliamo farne a meno e dire basta al suo dominio burocratico e parassitario. In questo senso sta prendendo l’abbrivio una nuova proposta politica, al momento arrivata alle sue prime quattro adunanze, che sotto il nome di “Arengo Veneto” sta faticosamente esplorando ed elaborando soluzioni autenticamente democratiche.
Concordo sul fatto che bisogna instillare nei Veneti la consapevolezza di sé. Per il resto tante critiche a chi si fa un mazzo grande come una casa per farlo. Si critica la litigiosità litigando.
Sull’analisi politica convengo in toto.
Presentarsi alle elezioni amministrative e’ stato l’ennesimo errore politico.
L’indipendentismo e’ tutt’ora fenomeno di nicchia gestito dai soliti noti che puntualmente fanno e disfano a proprio uso e consumo ad ogni scadenza elettorale.
L’unico barlume di luce si ebbe con la convention di Jesolo 2012 promossa da questo Giornale a cui purtroppo non segui’ nulla per volere dei leader (diciamo cosi’….) indipendentisti. Non dimentico che lo stesso giorno che venne svolta la convention in quel di Treviso nasceva IV…… ovvero la risposta ad una proposta di progetto comune. Bisogna avere coraggio per essere degni di essere liberi, altro che elezioni !!!!!