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Cari lombardi, se il problema sono gli immigrati e non i 50 miliardi che l’italia vi rapina

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di GIANLUCA MARCHI

gallina (1)Vorrei poter chiedere ai miei concittadini lombardi se sono veramente convinti che il loro prima problema per l’oggi, per il domani e per il dopodomani, sia qualche migliaio di immigrati (rifugiati, profughi o clandestini che siano) che, a rotazione, bivacca dentro o intorno alla Centrale di Milano e che per di più non ha nessuna intenzione di rimanere in Italia, paese ormai trapassato e sputtanato. Sia chiaro, lo spettacolo è indecente per un paese cosiddetto civile e sarebbe invece di impatto quasi zero se quei disgraziati venissero sistemati nelle ex caserme, che invece secondo il solito costume italico giacciono cadenti e abbandonate. Aggiungiamo pure un altro paio di considerazioni: è evidente come l’Europa sconclusionata che siamo riusciti a mettere in piedi non abbia nessuna voglia di togliere le castagne dal fuoco al paese collocato in prima linea per questioni meramente geografiche e che il problema di questo esodo biblico dall’Africa dovrebbe essere governato in loco se solo le istituzioni internazionali anziché blaterare agissero di conseguenza.

Detto ciò, mi ripeto: cari lombardi, ma è veramente questo il solo problema che minaccia il vostro futuro? Di certo la questione è abilmente sfruttata e strumentalizzata da un movimento politico che, così come avviene in altre parti d’Europa, miete ampi consensi cavalcando una tigre che, a mio avviso, continua a contenere un sacco di contraddizioni. Innanzitutto andrebbe rilevato che la parte “peggiore” dei clandestini viene in Italia, ed ormai è la sola che pensa di rimanerci, perché questo è un Paese dove tutto è lecito e dove non esiste alcuna certezza della pena. E al riguardo quello stesso movimento politico che oggi grida al lupo, dovrebbe essere chiamato a spiegare cosa concretamente ha fatto per modificare la situazione quando ha avuto, per anni e anni, le responsabilità governativa sia dell’Interno che della Giustizia. Ma forse allora le preoccupazioni erano altre e riguardavano le vicissitudini personali di un tal Berlusconi. E poi i lombardi che oggi hanno paura degli immigrati – i quali, ripeto, non hanno più nessuna intenzione di restare in Italia -, e li additano come coloro che vengono a rubare loro il lavoro e le case, dove erano quando le loro cittadine (vedi l’intera Brianza, ma non solo) si sono riempite di immigrati chiamati a fare quei lavori che i locali non hanno e non vogliono più accettare? E non mi si dica che la crisi economica non era ancora esplosa…

Cari lombardi, la realtà è che i vostri problemi sono altri, anzi è uno solo: quello di essere schiavi mentali dello Stato italico e di non essere più capaci di rompere la catena o peggio ancora di non avere alcuna voglia di farlo. Schiavi mentali e soprattutto schiavi fiscali… Voi che siete sempre stati molti attendi alla gestione dei “danè”, oggi che la crisi è essenzialmente economica, accettate senza colpo ferire che lo stato italico rapinatore  vi porti via ogni anno almeno 50 miliardi di euro che non tornano più indietro in nessuna forma (il famoso residuo fiscale). Voi accettate di lavorare fino ai primi giorni di aprile per qualcuno che sfrutta i proventi del vostro lavoro e non si sa chi sia. Più in generale accettate di lavorare fino al 10 di agosto per lo Stato italico, il quale in parte regala quei quattrini ad altri e a voi restituisce servizi spesso da terzo mondo. Accettate il fatto che solo dall’11 di agosto al 31 dicembre il vostro lavoro serva per voi stessi, per le vostre famiglie e per assicurare un futuro (quale?) ai vostri figli.

Questo è un discorso che vale per ciascuno dei dieci milioni di lombardi, qualunque cosa faccia o non faccia nella vita. Se poi vogliamo soffermarci sulla categoria degli imprenditori, essi accettano senza alzare la testa che sugli utili della loro attività paghino allo stato italico una quota vicina al 70 per cento, qualcosa che non ha eguali al mondo, quando a pochi chilometri di distanza i colleghi del Canton Ticino pagano il 18%.

Sia chiaro, se siete convinti che questi non siano reali problemi e che tutto ruoti intorno a qualche decina di migliaia di immigrati, avanti così che il declino definitivo è assicurato.

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9 COMMENTS

  1. Sono completamente d’ccordo con Schwefelwolf. I miliardi si possono far ritornare, ma la perdita della cultura e la retrogradazione all medioevo è irrecuperabile e ipoteca il futuro.

  2. Condivido l’opinione di Daniele Roscia: la Lega Nord – e Maroni in particolare – non ha mai mantenuto ciò chge ha promesso. E’ quindi penoso sentire Salvini dinvicolarsi maldestramente quando qualcuno gli chiede cosa abbia fatto l’allora ministro degli Interni di fronte all’ondata di clandestini del 2009-2010: ha fatto (quasi) come Alfano. Li ha fatto entrare, li ha lasciati scappare, sperando che riuscissero a passare qualche altra frontiera. Salvini ha un bel dire… ma se fosse oggi al governo farebbe come Maroni a suo tempo: gente senza attributi, incapaci di adottare l’unica soluzione che permetterebbe di gestire realmente il problema, e cioè impedire – anche con la forza – la violazione delle nostre acque territoriali (e confini in genere). Come fa la Spagna.
    Non concordo invece con l’Autore, Gianluca Marchi. Qui non si tratta di “qualche decina di migliaia” di clandestini, che poi “vogliono andare al nord”. In primo luogo non si tratta di qualche decina di migliaia, ma – già nel medio periodo – di decine di milioni.In secondo luogo, non voglio restare in Italia, vanno a “nord”. E se anche ci vanno? Restano comunque in Europa: in un continente che – contrariamente a quanto asserisce tutta la nostra ‘intellighezja” – non ha alcuna possibilità di integrarli (diciamo per incompatibilità antropologica ed etnoculturale: capacità di apprendimento, QI etc.). Questi esseri sono destinati a restare – a tempo indeterminato – un corpo estraneo. Non basta vedere gli Stati Uniti? I cosiddetti “afroamericani” – cioè i negri – sono lí da almeno duecento anni e continuano ad essere un problema: nonostante decenni di “pari opportunità”, nonostante un presidente negro, nonostante una marea di miliardi bruciati in programmi di integrazione, formazione, istruzione, assistenza etc. gli “afroamericani” continuano ad essere il seminterrato della società americana. Cosa fa pensare che l’Europa possa ottenere un risultato diverso? Certo, l’alternativa c’è: ed è quella offerta dal “modello” brasiliano, che definirei di “integrazione per meticciato”: tutti a letto insieme e fra tre generazioni non ci saranno piú né Italiani (padani o meno) né negri ma solo meticci di varia gradazione, appunto come in Brasile. Mi permetta l’Autore di ritenere questa prospettiva molto piú preoccupante di tutti gli scandali statali italiani (che ovviamente ritengo estremamente gravi, ma al confronto…).

  3. Ovviamente condivido in toto l’articolo, ho solo qualche perplessità sulla questione degli immigrati che fanno i lavori che non facciamo più, non credo molto alla bontà di questa teoria, tutto dipende dal prezzo, dallo stipendio. Non sono neppure convinto che sia colpa dell’europa che non ci aiuta, semplicemente austriaci e francesi si chiedono perchè devono prendersi una quota di clandestini che gli i-tagliani vanno a raccattar sulle coste libiche e si portano in casa: anch’io chiuderei le frontiere, come dargli torto? Ma a parte questo aspetto marginale tutto il resto è condivisibile al 100% anzi io direi che la situazione è persino peggiore, perchè non ci troviamo nella condizione di parlare molto di extra comunitari e poco di residuo fiscale, siamo nella situazione di parlare SOLO di extracomunitari e non si parla più di residuo fiscale. L’unico residuo fiscale di cui Salvini parla è quello dell’i-taglia nei confronti dell’Europa. La cosa demenziale è che lo spaccia per un’enormità, l’i-taglia ci perde “ben 16 miliardi” e lui si scandalizza, ma tace, VERGOGNOSAMENTE tace sul residuo fiscale padano che è di 100 miliardi, SEI VOLTE MAGGIORE E A CARICO DELLA SOLA PADANIA!

  4. Articolo pienamente condivisibile.
    D’altra parte la colpa è di coloro che non accendono il cervello e si fanno sviare dai falsi (quantomeno minori) problemi abilmente utilizzati da chi dovrebbe, invece, rappresentare l’alternativa.
    Con un gruppetto (veramente pochissimi) di Patrioti Genovesi sostengo che “niatri semmo quelli do brichetto” (noi siamo quelli del fiammifero) cioè dobbiamo mantenere acceso il fuoco, anche se piccolo, per essere pronti nel momento in cui si presenterà l’occasione propizia al cambiamento.
    Questa testata ci aiuta tutti a tenere acceso il fiammifero!

  5. I lombardi dovrebbero essere pragmatici e realisti, soprattutto dovrebbero saper fare di conto, invece i peggiori lombardi: Salvini e Berlusconi ci stanno prendendo per i fondelli, la questione settentrionale è riconducibile all’invasione, i militonti applaudono, gli elettori inseguono le stupidaggini colossali dei balabiott di Via Bellerio, Maroni non ha mantenuto nessuna promessa elettorale, solo quelle fatte alle sue collaboratrici romane. Non lamentiamoci pertanto, la responsabilità è solo nostra.

  6. Gianluca, oramai la mia ‘piaggeria’ nei tuoi confronti supera ogni limite.

    Mi inchino alla tua logiica constatazione, perchè dalle elezioi regionali, ho continuato imperterrito a chiedere ragione del 75% ai Lombardi, (PRIMA IL NORD), finoad essere espulso dai Demo-catto-nazional.Leccccchisti della Lecccca Noddddde.

    Tieni da conto, che in questa lotta solitaria il Sindaco dei Cantù, tal Claudio Bizzozzero, TUTTI I SANTI giorni su FB, continua imperterrito in questa lotta solitaria, che nessun giornalista serio pone ai due interessati : dove ti sei arrrobbbbato il 75% di tasse ai Lombardi?

    Lo stesso Sindaco, ha avuto il coraggio (per me la normalità), nelle feste comandate, in ultimo, 25 aprile, 1 maggio, e 2 giugno, di dire la veriotà, con tutte le rotture del caso essendo un Autorità.

    Avanti e lancia in resta, WSM il Doge di Cantù in salsa brianzola.

    Giorgio

  7. Schiavi per vocazione millenaria.

    Italia Annonaria
    L’Italia annonaria fu una diocesi del Tardo Impero romano, con capitale Mediolanum (Milano).
    Gli abitanti avevano l’obbligo di fornire alla corte, all’amministrazione e alle truppe, stanziati a Milano e a Ravenna, vettovaglie, vino e legname.

    Descrizione
    Fu istituita dalla riforma di Costantino il Grande (324). Comprendeva la parte settentrionale della penisola italiana e alcune regioni illiriche. Era suddivisa in 12 province:
    Italia Annonaria sotto Costantino
    Venetia et Histria, con capitale Aquileia
    Aemilia et Liguria, con capitale Milano
    Flaminia et Picenum, con capitale Ravenna
    Raetia, con capitale Augusta Vindelicum
    Alpes Cottiae, con capitale Segusio
    Pannonia superior, con capitale Carnuntum
    Savia, con capitale Siscia
    Valeria Ripensis, con capitale Sopianae
    Pannonia inferior, con capitale Aquincum
    Dalmatia, con capitale Salona
    Noricum Ripense, con capitale Lauriacum
    Noricum Mediterraneum, con capitale Virunum

    Italia Annonaria sotto Teodosio
    Venetia et Histria, con capitale Aquileia
    Liguria[1], con capitale Milano[2]
    Aemilia, con capitale Piacenza
    Flaminia et Picenum Annonarium, con capitale Ravenna
    Raetia Prima, con capitale Curia Raetorum
    Raetia Secunda, con capitale Augusta Vindelicum
    Alpes Cottiae, con capitale Segusio

    1 Il territorio comprendeva anche la Transpadana (territorio compreso tra Bergamo ed Aosta).
    2 Roma antica origini e imperatori. URL consultato il 29-02-2012.

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