di FRANCESCO CARBONE*
Ogni volta che ci avviciniamo alla risoluzione del fallimento greco (perché la Grecia è fallita senza alcun dubbio) succedono due cose sgradevoli. La prima è che non la fanno fallire ma riescono a trovare il modo di tirare il calcio al barattolo e rimandare il problema. La seconda è che si scatenano ogni sorta di commenti e opinioni da bar dello sport, sempre più confusi ed economicamente senza senso.
Tempo fa in un biscotto del mattino avevo scritto perché vorrei che finalmente la Grecia facesse default. Rimango della stessa idea con tre mesi in più di gonfiore alle ginocchia (per usare il solito eufemismo). Davvero basta con questo triste teatro in cui a guadagnarci sono sempre i soliti. Chi è fallito faccia default, è così che funziona un sistema capitalistico (ma il problema è proprio che non viviamo in un sistema capitalistico). Il creditore perde i soldi per aver valutato male il proprio investimento e il debitore eventualmente si tira su le maniche e con sacrifici prova a ricostruirsi una credibilità sputtanata.
Invece a livello di banche “too big to fail” e paesi sovrani continua a succedere il contrario: il creditore viene premiato a spese di qualcun altro (perché il conto comunque qualcuno lo paga sempre) e il debitore continua a sperperare soldi altrui affondando ulteriormente nei debiti. Si pensi a tutti i paesi dell’area euro: grazie all’intervento della BCE degli ultimi anni i creditori hanno addirittura visto i propri asset salire di prezzo a valori senza senso, i nuovi risparmiatori sono stati costretti ad accettare rendimenti quasi zero a rischi elevati, mentre i governi hanno continuato a far disastri economici in serie. Risultato: la situazione si è incancrenita e si ripresenterà più aggravata.
I commenti insensati che arrivano da ogni parte mi sorprendono ogni volta di più. Questa volta siamo addirittura arrivati alla chiusura delle banche, preceduta dal cosiddetto bank run, dove la gente corre in banca a prelevare i propri soldi, per scoprire ancora una volta che:
1) I soldi non ci sono, come si verifica immancabilmente in una sistema bancario a riserva frazionaria;
2) Che i soldi non sono propri bensì della banca che ne dispone come vuole, ovvero a suo modo trattenendoli o confiscandoli.
Mentre di fronte a certi episodi dovrebbe essere chiaro a tutti:
1) Che il libero possesso della banconota cartacea debba rimanere un diritto sacrosanto a baluardo dei propri risparmi (almeno nel breve termine);
2) Che comunque il denaro a forzo corsoso non è in grado di garantire la protezione dei propri risparmi nel lungo termine;
3) Che è necessaria una ridefinizione dei diritti di proprietà sul denaro, si continua invece come sempre a dibattere sterilmente tra euro e valute nazionali, mentre la propaganda per l’abolizione del contante prosegue indisturbata.
Il profluvio di scempiaggini tra euro e non euro, le accuse al liberismo, le insensate apologie della sovranità nazionale e via dicendo, dimostrano come ancora tutti siano nella totale più sbalorditiva ignoranza che il sistema a banca centrale (sia essa europea o nazionale) altro non è che socialismo monetario puro e duro dalle naturali conseguenze: concentrazione di ricchezza in una elite sempre più ristretta, impoverimento della classe media, espansione del Leviatano. Addirittura qualcuno come soluzione al socialismo monetario invoca il ritorno al pieno socialismo reale, di modo da non lasciare scampo a nessuno e nella povertà generalizzata arricchire solo qualche burocrate con aspirazioni di onnipotenza.
Quindi siamo nell’anno 2015 e si parla di controllo di capitali come fossimo negli anni settanta. Siamo a sei anni dall’invenzione del Bitcoin e delle critpocurrencies, la cui proprietà è certa e ineludibile, e il cui trasferimento è sempre disponibile 24 ore al giorno per 365 giorni l’anno e, mentre le banche bloccano prelievi e trasferimenti di denaro, il dibattito è ancora ristretto alla scelta tra cartaculo emessa da una banca centrale europea e cartaculo emessa da una banca centrale nazionale.
E’ davvero necessario svegliare milioni di poveri sperduti nel campo della scienza dell’azione umana e tirarli fuori dalla trappola del socialismo monetario che sta ammorbando ogni nazione del pianeta. Finché non si capiranno i principi base dell’economia, continueremo a farci prendere per i fondelli da politici di ogni area e dall’esercito dei loro lacché pseudointellettuali. Serve uno shock che possa risvegliare popoli ammorbati da una propaganda senza precedenti. Oramai la nostra generazione non uscirà per tempo da questa crisi, ma almeno una pulizia sistemica potrà ridare speranza ai nostri figli. Quello che sta accadendo in grecia toccherà a ogni paese industrialmente avanzato. Il socialismo monetario, dietro il consenso di ogni parte politica, sta facendo disastri inimmaginabili. I prezzi di borse e bond, gonfiati dalle banche centrali hanno solo ridato l’ennesima illusione che tutto vada bene ma sotto sotto la situazione è di gran lunga peggiore che nel 2008.
Fino al 5 luglio, giorno del referendum greco, ho deciso di offrire a prezzo fortemente scontato Cosa è il Denaro e Il Mistero dell’Attività Bancaria. Due testi senza tempo e fondamentali per capire cosa sta succedendo in Grecia e cosa succederà anche in altri paesi non appena la più grande bolla del debito di tutti i tempi, dopo aver distrutto i risparmi della popolazione, crollerà come uno schema di ponzi. Avrei messo in sconto anche la Tragedia dell’Euro ma non so quante copie siano rimaste, probabilmente meno di una ventina. Per il resto un piccolo consiglio: correte a comprarvi qualche sterlina d’oro, fatevi questo regalo se potete.
*ECONOMISTA INDIPENDENTE (www.usemlab.com)
Carbone scrive molto bene.
E fornisce degli ottimi consigli.
Io ho acquistato molte copie dei suoi libri, e le regalo per far sì he chi li riceve apra gli occhi.