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Vietato votare sulle tasse! e i parlamentari si stabiliscono lo stipendio

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italianidi ROMANO BRACALINI

Quando nel 1946, dopo il referendum istituzionale, l’Italia divenne una repubblica cambiò solo la forma dello Stato. Molte leggi,regolamenti e consuetudini del passato monarchico e fascista transitarono senza apparenti modifiche nel corpo del nuovo stato repubblicano. Molte regole e riti di specie  monarchica continuano a sussistere sotto l’apparenza della “democrazia repubblicana”. Anche la Carta costituzionale, entrata in vigore nel 1948, conteneva articoli di chiara derivazione autoritaria.

In fatto di tasse e gabelle, la repubblica non si è dimostrata migliore dei regimi passati, in parecchi casi s’è dimostrata peggiore. Riguardo ai referendum popolari, che sono alla base di ogni democrazia liberale, come gli Stati Uniti e la Svizzera, l’articolo 75 della Costituzione, tra l’altro, recita: “Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio,di amnistia e di indulto,di autorizzazione a ratificare trattati internazionali”. Insomma, la Costituzione, che nel primo articolo proclama solennemente che “la sovranità appartiene al popolo”, impediva al popolo di esercitare un diritto fondamentale. Verrebbe da dire che la materia tributaria, che sta tanto a cuore dello Stato parassita, era troppo delicata e importante per lasciarla all’estro popolare; non si voleva correre il rischio che i cittadini potessero decidere di autoridursi le tasse ricorrendo a uno strumento di democrazia diretta qual è il referendum.

Non era invece sembrato opportuno impedire che i parlamentari stabilissero il loro stipendio e l’esenzione da tasse e imposte godendo di privilegi al di sopra della norma. La partitocrazia, che avrebbe occupato ogni organo dello Stato, di fatto stabiliva una graduatoria di valori e privilegi relegando il cittadino all’ultimo posto della scala sociale. Un divieto che non esisteva negli Stati Uniti. Così il 6 giugno 1978 gli elettori californiani avevano potuto approvare la famosa proposizione n.13 che dimezzava le tasse statali sulla proprietà. Nel 1980 il presidente Reagan ne estese la validità al resto del territorio, e di conseguenza, nel 1982 gli Stati dell’Unione e i governi locali persero quasi il 25% degli introiti fiscali che avevano incassato nel 1978. Nonostante questo, gli Stati, le Contee, le Muncipalità hanno continuato a funzionare; anzi, in molti casi, adeguandosi, hanno inventato nuovi modelli di amministrazione riuscendo a offrire ai cittadini servizi e investimenti meglio organizzati di prima.

Arthur Laffer, consigliere economico del presidente Reagan, disegnò una curva a campana, mettendo in relazione le aliquote medie con il totale delle entrate fiscali. Egli voleva dimostrare che aumentando le aliquote medie, per un po’ le entrate aumentavano,ma ben presto raggiungevano il culmine della curva in cui i contribuenti venivano scoraggiati da lavorare e guadagnare di più ed erano spinti ad evadere, e alla fine il fisco incassava di meno. 

fisco_tasseIl fisco ha sempre contrassegnato la storia dei popoli con esempi raramente edificanti. La letteratura d’ogni epoca ne è piena Il poeta romanesco Gioacchino Belli è stato il cantore dei ripetuti arbitri del malgoverno romano.                                                

La casa è uno dei beni maggiormente colpiti da un fisco italiano che vuole andare sul sicuro, indifferente al fatto che la casa è la massima aspirazione d’ogni risparmiatore. A questo riguardo l’avvocato fiscalista americano, Charles Adams, ha scritto un libro di cui riassumiamo brevemente la tesi centrale: “Se si vuole difendere con successo la libertà contro la tirannia dello Stato, deve essere tutelata la privacy finanziaria.Essa è una delle pietre angolari della libertà,ed ha le sue radici nel principio dell’antico diritto inglese secondo cui la casa di ogni uomo è il suo castello (e soprattutto il suo tesoro) ed è affrancata dal controllo del re”.       

Renzi ha annunciato di voler abolire la tassa sulla prima casa. La sinistra PD gli è saltata addosso, restando così fedele al proprio carattere oppressivo e statalista. Questo stato è irriformabile, la libertà dell’individuo resta una chimera. Le tasse troppo alte sono un segno del fallimento di ogni stato. In Francia furono la causa prima della Rivoluzione che il 14 luglio 1789 diede l’assalto alla Bastiglia, simbolo dell’assolutismo monarchico. Per l’indipendentismo non è più tempo di divisioni e di chiacchiere, occorre passare alla disobbedienza civile e alla ribellione. Solo le rivoluzioni fanno la storia.

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3 COMMENTS

  1. Costituzionalmente la proprietà privata in italia è subordinata, asservita direi, a necessità e scopi sociali.
    Chi determina questi scopi sociali è il potere.
    E’ evidente che il futuro del settore immobiliare non è roseo.
    Tutt’altro, anche alla luce del riassetto delle rendite catastali avente il solo fine di aumentare la tassazione patrimoniale.
    Per fare cassa i politici sono pronti a tutto, pur di non ridurre il costo dell’idrovora pubblica e pur di non toccare i loro privilegi liberticidi.

  2. A parte i giusti discorsi sulle rivolte provocate da un eccesso di tassazione e della democrazia negata impedendo i referendum su certi argomenti ed i referendum propositivi il punto dolente, nell’occupante Italia è un altro.
    Il parlamento non è un luogo di rappresentanza del popolo, per cui rivolgendosi al parlamentare eletto in zona si possono chiedere modifiche (anche tributarie) alle leggi vigenti. Gli eletti in Parlamento, grazie al Porcellum, vengono decisi da una decina di persone in tutte, per le liste bloccate, i capi di partito, a cui restano fedeli anche con la minaccia di elezioni anticipate in cui evidentemente non sarebbero rieletti.
    Quindi oltre ad avere una democrazia bloccata abbiamo anche un parlamento bloccato che va avanti ad approvare leggi decise e scritte altrove.

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