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Oro, monete virtuali e la confusione del bocconiano

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MONETE OROdi MATTEO CORSINI

“Cosa hanno in comune Mark Karpeles, ex manager di moneta virtuale, e Yanis Varoufakis, ex ministro greco dell’economia? Almeno una cosa, oltre al fatto di aver dovuto lasciare bruscamente il precedente incarico: voler utilizzare le nuove tecnologie per creare moneta”. Donato Masciandaro, docente alla Bocconi, è solito scrivere articoli dedicati all’elogio di tutto ciò che fa o dice Mario Draghi. Questa volta, però, ha voluto dedicarsi alle monete virtuali, a mio parere fornendo una rappresentazione dei fatti errata, traendo perciò conclusioni altrettanto eronee.

Masciandaro comincia dando conto dell’arresto di una persona che erroneamente considera “gestore di monete virtuali”: Ieri è stato arrestato in Giappone con l’accusa di frode finanziaria Mark Karpeles, gestore di una delle cinquecento monete virtuali, o criptovalute, o bitcoin, che hanno visto la luce negli ultimi anni. Nessuna sorpresa: chiunque sia in grado di gestire moneta è sottoposto alla continua tentazione di abusarne. La ragione è nella natura speciale che la moneta ha, rispetto a qualunque altro bene o servizio. Il suo valore è solo ed esclusivamente indiretto, in quanto la sua funzione è quella di agevolare gli scambi di tutti gli altri beni e servizi. Il valore indiretto della moneta si fonda sulla fiducia, e tra chi offre fiducia ci può essere chi ne abusa. Gli abusi di bitcoin sono solo l’ultimo esempio di abusi di moneta.”

C’è un problema: ciò di cui è realmente accusato Karpeles è sostanzialmente di aver rubato bitcoin altrui. Lui non gestiva bitcoin, bensì una piattaforma di scambi su bitcoin. In sostanza, la frode che gli viene addebitata potrebbe avere come sottostante qualsiasi altro bene.

Masciandaro spiega poi da cosa dipende il valore di scambio di un bene: Prendete un qualunque bene: il suo valore dipende da quanto scarso è rispetto al bisogno che soddisfa; dall’acqua potabile alle terre rare, dall’abilità nelle arti e nei mestieri, a quella di gestire le aziende o di dipingere, ogni valore tende a rispecchiare i bisogni (la domanda) e la disponibilità (l’offerta). Per la moneta, il bisogno è molto speciale: è quello di avere uno strumento per fare scambi con chiunque ed in qualunque momento, senza incidere sul valore dello scambio stesso.
Il bisogno di moneta è al tempo stesso elementare e fondamentale in una economia di mercato.”

Che caratteristiche deve avere un bene per essere usato come moneta? Per essere scambiabile, la moneta deve essere garantita da qualcosa o da qualcuno, avere cioè un valore fiduciario. Qual è l’ancora su cui si basa il valore fiduciario della moneta? Può essere un bene fisico, le cui caratteristiche tecniche ed economiche lo rendono efficace a tale fine. Storicamente, questo bene è stato l’oro.”

Effettivamente è andata così. Poi cos’è successo? Con lo sviluppo delle economie industriali, l’uso dell’oro come moneta ha mostrato i suoi pregi e difetti. Il pregio era rappresentato dall’essere un bene fisico, quindi con un vincolo naturale alla sua produzione: ogni variazione del bisogno di oro si rifletteva sul suo prezzo, quindi sui tassi di interesse, nonché sugli altri prezzi, essendo l’oro l’unità di misura. L’oro stabilizzava gli scambi, e l’inflazione. Ma il vincolo naturale era anche il suo peggior difetto: gli aumenti degli scambi, effettivi o potenziali, quindi delle possibilità di crescita, trovavano nel vincolo aureo una possibile strozzatura.”

Sul pregio nulla da dire, ma quello che Masciandaro considera un difetto lo è effettivamente? Credo proprio di no, se i prezzi sono lasciati liberi di muoversi. Se è vero, come lui stesso ha affermato, che il valore di un bene “dipende da quanto scarso è rispetto al bisogno che soddisfa”, ne consegue che la scarsità relativa dell’oro tenderà ad aumentarne il potere d’acquisto, il che significa che i prezzi in oro dei beni e dei servizi tenderanno a diminuire all’aumentare della loro offerta.

Il vero problema è un altro, e Masciandaro lo evidenzia subito dopo. Inoltre il vincolo aureo era uno ostacolo per tutti coloro – principi o governi – che vedevano la moneta come uno strumento per risolvere quelli che oggi chiamiamo problemi macroeconomici: un Paese che, essendo inefficiente, non riesce a crescere, oppure con conti con l’estero in disavanzo; ovvero un Stato che, essendo inefficace, con conti pubblici in disavanzo, ovvero banche da salvare. Così progressivamente la moneta ha abbandonato il vincolo aureo, guadagnandone in flessibilità, ma anche con un aumento esponenziale dei rischi di abuso.”

Questo è il vero motivo per cui l’oro è stato forzosamente abbandonato come moneta da parte degli Stati. Quello indicato in precedenza era solo un pretesto keynesiano per giustificare il passaggio a monete fiat.

(Fine Prima Parte – continua)

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