In uno straordinario intervento, Gianluca Marchi racconta della più recente trovata del Borghi Aquilini, la doppia moneta, ripresa paro paro da quel che diceva il Pagliarini almeno quindici anni fa. E che, in qualche modo, hanno continuato a ripetere Giorgetti e anche molti dei nostri collaboratori. La cosa rientra nel parossistico rincorrersi di corsi e ricorsi nella Lega ma, soprattutto, nella devastante mancanza di memoria del movimento che dimentica (o fa finta di dimenticare) il suo passato, la sua storia e i suoi precedenti comportamenti. In un quarto di secolo il mondo che ruota attorno al Carroccio ha accumulato conoscenze, cultura, informazioni ed esperienze. Ma tutto viene dimenticato, se va bene accantonato in qualche sottoscala di Bellerio, se va male svaporato nel nulla. In questa kafkiana situazione di annientamento della memoria la trovata del Borghi è quasi una scintilla di qualità: sarebbe stato meglio che avesse detto chi lo ha ispirato, ma non si può pretendere troppo.
Ben più inquietante è l’assalto di un branco di neo-leghisti (in verità poco neo, e anche meno leghisti) che si ergono a ideologi, ispiratori e maitre-à-penser del nuovo corso. In realtà una banda di fascistelli riciclati e di cadregari frustrati che vengono presentati come intellettuali raffinati, esperti di qualcosa ed esponenti delle nuove navigazioni leghiste.
Neanche questa dei “cervelli importati” è una novità. Nella sua parossistica amnesia per la propria storia, la Lega si dimentica il lungo codazzo di “geni prodigiosi” che sono stati inviati dalla Provvidenza (e dagli interessi del potere italiano) a illuminarne il cammino.
Parecchi di costoro hanno anche compilato ponderosi tomi esegetici e prossenetici. Qualcuno si ricorda di Luigi Rossi, primo ideologo italianista, fatto anche deputato, che aveva scritto nel 1993 una agiografia titolata Tempo di Bossi, con in copertina un senatur tanto ritoccato da sembrare un Dustin Hoffman? Il primo in ordine di tempo era stato Alessandro Leto che aveva pubblicato addirittura nel 1990 un libello dal titolo aberrante e stomachevole (La Lega Nord e le altre leghe tricolori) pieno di sbroffate patriottiche: a lui va il copyright de “il nostro Paese”, scrupolosamente maiuscolato, riferito all’Italia. Sempre fra il 1992 e il 1993 sono comparsi Perché la Lega e Cosa vuole la Lega di Luigi De Marchi e Giulio Savelli, altri aspiranti ideologi del Carroccio, che volevano colmare il vuoto intellettuale di un mondo di gretti e ignoranti padani. Era il periodo in cui imperversava come pensatore del neo-leghismo anche Gianfranco Funari: quasi tutta gente, anche anagraficamente, italianissima.
Nel codazzo di “laudatores” mediante arruffianamento librario può essere infilato anche David Parenzo, che nel 2008 pubblicava Romanzo Padano, una storia stranamente pacata, quasi affettuosa, col fin troppo evidente intento di accreditare l’autore come intellettuale di riferimento, un nuovo Daniele Vimercati. Progetto rumorosamente fallito.
Altri fragorosi tentativi di “entrismo” si ricordano con Raffaele Lombardo (con cui non si poteva vivere senza), con la Lega Italia Federale (nome ufficiale del partito, durato lo spazio di un mattino) e con il connubio con il fiscalista campano-valtellinese Giulio Tremonti (il cui nome era addirittura finito nel simbolo elettorale) che non ha prodotto molto di più di qualche ipercalorica cena in baita a Lorenzago.
Adesso ci provano i fascio-leghisti e alcuni professorini ed ex senatori dal curriculum piuttosto imbarazzante: Giuseppe Valditara, ad esempio, è stato parlamentare della Casa delle Libertà, di Alleanza Nazionale e di FLI, un finiano dunque. Cosa c’entrino con la Lega, con la Padania, con l’indipendentismo, con l’autonomismo e pure con il federalismo resta un mistero.
Niente paura: sono passati tutti gli altri corpi estranei e passeranno anche questi. Ma perché si deve sempre perdere tempo (e fare figuracce) dando retta a dei tabalöri tricolori? Secessione!
Mi chiedo come Oneto possa ancora definire la lega un “movimento”…
Grazie Oneto, grazie di esserci con le tue punzecchiature che sono sempre puntuali e mirate.
A questo punto la Lega deve svegliarsi e fare quello a cui da sempre doveva puntare: SECESSIONE!!!
Borghi è un italianista in politica e uno statalista interventista in economia. Temo che il delirio di Borghi* non abbia nulla a che fare con il pensiero del liberale coi piedi per terra Pagliarini, il quale pensava alla secessione come unica salvezza per le regioni del nord. Non riesco a leggere alcuna promessa in quest’ennesima giravolta alla Klaus Dibiasi da parte di un movimento che ha a cuore soltanto l’imbullonamento delle proprie terga ad vitam. E non da oggi né da ieri. Con tutto il rispetto per il caro Gilberto Oneto e per la sua incrollabile speranza in una redenzione politica, intellettuale e morale della Lega.
* Il Borghipensiero sentito con le mie orecchie: Per tirare su il sud occorre fare come l’Europa fa con la Grecia [i.e. rapinare i contribuenti NdR]. Però noi dobbiamo uscire dall’Euro e svalutare, poi il sud deve adottare un’altra moneta ancora più svalutata. Poi, quando abbiamo tirato su il sud, allora il sud potrà tornare alla nostra moneta del nord.
Come al solito Gilberto sottolinea i difetti congeniti da sempre alla Lega forse ti sei dimenticato di Zanelli, che sembrava il deus ex machina, durato ben poco e non si sa se senza infamia e senza lode