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Indipendenza: il tibet è da decenni la spina nel fianco della cina

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tibetdi REDAZIONE

Pechino ricorda, il Tibet no. Il primo settembre di 50 anni fa, la Repubblica popolare concedeva l’autonomia amministrativa alla regione. Una data e una concessione che non piace al Dalai Lama.
 
In esilio da 60 anni, il leader del Tibet chiede di più indicandolo come la via di mezzo. Una via di mezzo che la Cina non intende intraprendere, nasconderebbe solo la via all’indipendenza. E su questa, Pechino non negozia. La regione autonoma del Tibet include il Tibet centrale e occidentale, mentre le zone storiche del Jahm e dell’Amdo sono state integrate alla Cina 50 anni fa.
 
Il Tibet, per secoli monarchia teocratica retta dai monaci tibetani, pur orbitando nella sfera di influenza dell’Impero cinese, aveva sempre goduto di una sostanziale autonomia. Nel 1950 viene invaso dall’esercito dalle truppe di Mao Zedong, da un anno al potere. Nel 1959 una rivolta soffocata nel sangue costringe il Dalai Lama all’ esilio.
 
Da allora, il Tibet è diventato la spina nel fianco di Pechino che accusa gli indipendentisti di essere alla base delle tensioni che attraversano la Regione. Dal 2002 sono in corso, seppur con fasi alterne, colloqui tra tibetani e Pechino per ottenere un’ autonomia più ampia. Ma le manifestazioni di piazza non mancano. Nel marzo del 2008, una protesta pacifica dei monaci degenerò in violenti scontri nella capitale e nella provincia cinese del Gansu, con popolazione tibetana.
 
Le proteste inscenate alla vigilia dei Giochi olimpici del 2008 furono sempre addebitate da Pechino al Dalai Lama. Continuano anche le immolazioni come forma di protesta. L’ultima è del 29 agosto. Questa drammatica forma di dissenso ha avuto il suo picco nel 2012. (Euronews)

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