C’è una bella immagine, diffusa dai libertari americani e che vi riporto qui a fianco, che spiega con chiarezza quale sia la differenza fra legittimità e legalità. In sintesi, per anni è stato legale schiavizzare le persone, legale è stato sterminarle nei campi di concentramento e altrettanto legale è stato segregarle in base al colore della pelle. Sissignori, era tutto a norma di codici, con tanto di approvazione degli eletti del popolo, come democrazia insegna.
Oggigiorno, han capito che per opprimere gli individui è necessario aggredirli nei loro portafogli, derubando il frutto del loro lavoro. Ecco cosa si sono inventati: “Ai fini dei controlli fiscali effettuati dall’Amministrazione finanziaria, possono essere utilizzati anche i dati bancari trafugati dal dipendente di una banca residente all’estero, in violazione del segreto bancario, e ottenuti dal Fisco italiano grazie agli strumenti di cooperazione comunitaria. In sostanza il Fisco, per un avviso di accertamento, può avvalersi di qualsiasi elemento con valore indiziario, anche unico, con esclusione di quelli la cui inutilizzabilità discenda da una specifica disposizione della legge tributaria o dal fatto di essere stati acquisiti in violazione di diritti fondamentali di rango costituzionale”. Siamo all’abominio giuridico, ovvero alla legittimazione del furto.
Attenzione, stavolta non è una legge a regolarlo, ma sono i magistrati ad averlo deciso, dato che a precisare quanto sopra virgolettato è stata la Corte di Cassazione con la sentenza n. 16950/2015, che fa seguito alle ordinanze n. 8605/2015 e n. 8606/2015. Se volete approfondire le ragioni di questo demenziale, oltreché criminale pronunciamento le potete leggere qui, anche se non vi risulterà ostico immaginare che il motivo principe per cui i togati hanno preso una tale posizione è, puntualmente, quella di “combattere l’evasione fiscale”. Di più: “La lista Falciani è una prova: lo ha deciso un giudice novarese ribaltando la giurisprudenza”.
Quando scoppiò il caso Falciani, al quale vi è un evidente riferimento quando si parla di “dati bancari trafugati”, scrissi un articolo in cui rimandavo alla caccia alle streghe ed ai fatti di Salem. “Mala tempora currunt” affermai, ma non prevedevo che lo Stato ladro, ormai in combutta con l’Unione europea, stringesse i tempi, e le catene intorno ai nostri polsi, fino a questo punto. Charles Adams, in un suo meraviglioso libro, ha scritto: “Gli Svizzeri sanno che la libertà si concentra nel proprio portafogli … sono tenacemente aggrappati alla convinzione che la libertà, per essere reale, richiede privacy, in special modo privacy fiscale”. Ora, se anche gli orgogliosi elvetici hanno calato le braghe di fronte alle richieste degli Usa e dell’Ocse, abiurando al segreto bancario, non oso pensare cosa potrà accadere alle nostre latitudini.
Siamo in guerra, una guerra non convenzionale. L’esercito di parassiti che ci circonda ha deciso di giocare davvero duro e dopo averci messo il cappio al collo, ora ha cominciato a stringere il nodo. La Legittima difesa è un dovere morale.
Mi chiedo allora perchè un assassino viene assolto se le prove sono state ottenute rubandole o in modo comunque non corretto. Non divrebbe anche in quel caso prevalere il superiore fine di richiudere un assassino in galera? Insomma per farci pagare tutto va bene, mentre invece la nostra sicurezza non è così importante.
Concordo pienamente che la legitima difesa sia un dovere morale e rappresenta la minima azione che dobbiamo fare nella situazione drammatica in cui ci troviamo a causa di governanti corrotti, incapaci e nel migiore dei casi in mala fede
Esatto
In sostanza, non esiste una legge specifica che sancisca l’inutilizzabilità di dati trafugati e pervenuti al fisco tramite canali ufficiali.
Ovviamente nessuno proporrà una tale legge a difesa di risparmiatori più oculati di altri.
Di conseguenza tutti coloro i quali detengono denari all’estero e decidano di non farlo sapere allo stato sono considerati delinquenti alla stregua di mafiosi e trafficanti di droga che depositino nelle stesse banche estere.
Il risparmio lecito diventa illecito e il risparmiatore punibile se non dice allo stato quanto ha e dove tiene i soldi.
Si capisce perfettamente perché lo stato voglia conoscere questi dati.
E se vai dire alla gente comune queste cose in sostanza se ne fotte, a parte pochi.
Viene fuori l’invidia, poi senti il pregiudizio e il sospetto sui risparmi posti fuori dall’italia, come se i depositanti debbano esser personaggi pericolosi con qualcosa da nascondere di abominevole sui loro fondi.
Io approvo , e plaudo a tutti coloro i quali portano via i loro risparmi da questo inferno fiscale-burocratico italiano.
Purtroppo ce ne sono ancora pochi.
Davvero triste…