Il nazionalismo gioca brutti scherzi e pur di non ammettere il diritto di autodeterminazione di qualcun altro, è capace di scatenare guerre economiche insensate, a base di protezionismi assurdi e rappresaglie e boicottaggi. Oltre, ovviamente, a tante altre minacce.
Partiamo, intanto, da quando riportato sul sito di Zerohedge.com, dove si afferma che alla sede distaccata della Banca di Spagna di Barcellona, ieri mattina, si sono presentati una trentina di furgoni da trasporto valori, che sono entrati e usciti tra lo stupore della gente. La Banca di Spagna non ha voluto rilasciare commenti sull’operazione ma pare chiaro a tutti che sia stato “rimpatriato” l’oro a Madrid prima del voto di domenica prossima (foto). Pare che la stessa cosa sia accaduta lunedì scorso.
A Madrid, invece, vengono scatenati i professori di regime, gli econometristi in servizio permanente. “Sulle conseguenze economiche di una separazione fra Spagna e Catalogna molto si è scritto sui giornali spagnoli in questi anni, ma poco si è prodotto in termini di numeri messi nero su bianco. Ci ha provato l’economista Mikel Buesa, docente dell’Università Complutense di Madrid. In un libro appena uscito dal titolo La Pachorra conservadora e in alcuni articoli scritti per la stampa spagnola ha calcolato che a causa delle conseguenze di un’ipotetica secessione catalana sull’interscambio fra la Catalogna e il resto della Spagna, il neonato stato catalano perderebbe il 16,4 per cento del suo attuale Pil, il resto della Spagna solo il 2,1 per cento”. Così riporta la rivista Tempi.
Di più. Gli studi catastrofisti degli spagnoli (che ovviamente non tengono conto di altrettanti studi, uno anche della Bce, che sostengono l’esatto contrario) parlano anche di disastro fiscale, disastro previdenzialee, addirittura, 40 anni di crisi e vacche magre per veder tornare il PIL catalano a quello dei livelli attuali.
Siamo gli sgoccioli, a 72 ore dal voto. Quello che dovrebbe essere un normale esercizio democratico, sta diventando una guerra psico-economica. Aveva ragione Samuel Johnson quando affermava che “il patriottismo è l’ultimo rifugio dei mascalzoni”.
Nel mentre, gli ultimi sondaggi (fonte DYM per El Confidential) disponibili nel momento in cui scrivo: le due liste secessioniste, Junts pel Si (63-65) del presidente uscente Artur Mas e quella di sinistra della Cup (10-11) otterrebbero insieme fra 73 e 76 deputati su 135 nel nuovo Parlamento di Barcellona. La seconda formazione catalana sarebbe il partito liberale Ciudadans, con 21-23 seggi, davanti ai popolari (16), alla lista guidata da Podemos (12) e ai socialisti (10-11).
Sarà la Spagna a essere povera senza la Catalunya.. ma a chi la vogliono dare a bere.. peracottari assolati.
Spero proprio i catalani dimostrino di avere sale in zucca, oltre a una skiena già discretamente dritta.