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Friuli, contro la macroregione nasce il “patto per l’autonomia”

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friuli_venezia_giuliadi REDAZIONE

Un ‘Patto per l’Autonomia’ che non sia una semplice difesa dell’esistente, ma che punti ad allargare gli spazi di autogoverno del territorio e a ricostruire gli spazi di democrazia che sembrano progressivamente restringersi. E’ questo l’obiettivo dei sindaci e amministratori della Fvg che oggi hanno voluto riportare in testa all’agenda delle priorità il rilancio della specialità regionale durante un’incontro al Caffé Caucigh di Udine. ‘Nume tutelare’ dell’iniziativa l’ex sindaco di Udine ed ex presidente della Regione, Sergio Cecotti, che ha suonato la ‘carica’: “dobbiamo accelerare, il futuro del Fvg sarà deciso nelle prossime settimane”.

Tanti i politici presenti, vecchi e nuovi, alla presentazione del ‘Patto’. Dal lato dei relatori c’erano, per il Medio Friuli, i sindaci di Mereto di Tomba e di Basiliano, Massimo Moretuzzo e Marco Del Negro, per la Bassa il primo cittadino di Bicinicco Giovanni Battista Bossi e la consigliera di CarlinoMiriam Causero e per il Friuli Centrale i consiglieri di Premariacco e Martignacco, Elisabetta Basso e Gianluca Casali. Ma sono arrivati giovani amministratori anche dalle province di Gorizia (Fabrizio Mascarin, consigliere di Dolegna del Collio) e di Pordenone (i sindaci di Valvasone e di Tramonti di Sotto, Markus Maurmair e Gianpaolo Bidoli).

Dall’altra parte, sul lato degli spettatori, tante le facce conosciute: il consigliere regionale Claudio Violino, gli autonomisti Roberto Visentini, Giorgio Cavallo e Paolo Fontanelli, il leghista Mario Pittoni e anche esponenti del Pd come il segretario cittadino Enrico Leoncini, l’onorevole Paolo Coppola, il consigliere regionale Vincenzo Martines e il vicesindaco di Udine Carlo Giacomello.

“Noi amministratori – esordisce Moretuzzo – abbiamo scoperto di condividere non solo il fatto di essere stati eletti a rappresentare le nostre comunità, ma di sentire la responsabilità del nostro ruolo in modo così forte che il nostro sguardo non può limitarsi ai confini comunali. Ci rendiamo conto che oggi più che mai la specialità della Regione è a forte rischio. Proprio nel momento in cui le conseguenze della crisi imporrebbero un allargamento degli spazi di autogoverno del territorio, forti derive neo centraliste stanno mettendo in discussione l’autonomia regionale. La nostra funzione è legata all’autonomia della Regione e siamo preoccupati. Non possiamo pensare di ‘stare sereni’ (ogni riferimento è voluto). Le dichiarazioni di Ettore Rosato e di Matteo Salvini sulla macroregione non sono state delle boutade, come dimostra l’ordine del giorno presentato in Senato da Ranucci e fatto proprio dal governo. Certo, ci sono posizioni diverse, come quelle di Lodovico Sonego eCarlo Pegorer, peraltro definiti ‘politici veneti’ dall’Ansa, ma non basta Quella della regione triveneta è una proposta inaccettabile, sia dal lato della democrazia, sia da quella della coesione sociale. Di fronte a quest’attacco senza precedenti, il “Patto per l’autonomia” si rivolge invece a chi vuole rilanciare con forza la specialità che è un bene dell’intero territorio regionale e del suo straordinario insieme di diversità geografiche, linguistiche, culturali ed economiche che in questa fase devono fare quadrato e trovare una strategia comune”.

Insomma, come affermato da Del Negro, sindaci e amministratori non sono rassegnati a fare da ‘passacarte’, a gestire l’ordinario o a subire imposizioni. “O a pietire aiuti da Roma – continua Maurmair – come capitava un tempo, quando per mettere a posto una scuola si doveva bussare alla porta del deputato locale. Oggi, grazie alla buona scuola, siamo tornati a questi livelli”. “Solo in una cornice di autonomia, sostengono gli amministratori, si potranno costruire nuove forme di welfare e di cittadinanza territoriale capaci di dare risposta ai cambiamenti in corso. E immaginare quale modello di sviluppo dare a questa regione per i prossimi 15 o 20 anni, sperimentando anche altri modelli di economia, complementari a quelli esistenti, ma basati sulla qualità dei prodotti e dei processi produttivi, sulla sostenibilità ambientale e sociale, sulla priorità dell’interesse generale rispetto a quello di pochi, su un capitale territoriale che fa delle identità locali un suo punto di forza”. Discorsi, questi, che hanno ottenuto l’appoggio del vicesindaco di Drenchia, Michele Coren, vicesegretario dell’Unione slovena.

Il tempo, però, stringe, come ammonisce l’ispiratore dichiarato del ‘Patto’, Sergio Cecotti. “La nostra Regione – conclude il sindic – è ostaggio del patto Renzi-Verdini, che ha cambiato la natura del governo. In questi giorni, a Roma hanno accelerato sulla macroregione. Il Fvg è messo in discussione e dobbiamo accelerare anche noi. Non abbiamo a disposizione anni o mesi, ma settimane. Spero che friulani, giuliani e pordenonesi aprano gli occhi”.

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