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La solita solfa: le regioni alpine chiedono allo stato più autonomia

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ALPI FISICAdi REDAZIONE

Maggiore autonomia di spesa, norme specifiche per il territorio alpino e meno burocrazia per le imprese che lì operano. Sono queste le esigenze comuni delle Regioni dell’arco alpino – dal Piemonte al Trentino Alto Adige (Sud Tirolo, ndr) – riunite a Expo in un convegno sulla vivibilità in montagna. L’incontro, promosso dalla Conferenza Stato-Regioni e organizzato dalla Regione Piemonte e dalla Provincia Autonoma di Trento, ha messo al centro la necessità di azioni condivise per la tutela degli interessi comuni dei territori di montagna. Prima fra tutte, la necessità di mantenere la montagna “abitata”.

A insistere su una maggiore autonomia nella gestione dei fondi statali è stato l’assessore all’Ambiente del Veneto, Giampaolo Bottacin, che chiede anche l’istituzione di “zone franche” dal punto di vista fiscale per attrarre le aziende che operano in montagna. Il modello di autonomia cui guarda il Veneto – ma riconosciuto anche dalle altre Regioni – è quello del Trentino Alto Adige (Sud Tirolo, ndr) , rappresentato a Expo dall’assessore all’Ambiente della Provincia Autonoma di Trento, Mauro Gilmozzi. “Il Trentino – ha detto Gilmozzi – è riuscito a mantenere la montagna viva e popolata. Il merito è della nostra autonomia che ci ha permesso di decidere tempi e modalità di spesa”. Bisogna fare in modo che la gente “torni in montagna”, ha sottolineato l’assessore all’Ambiente del Piemonte, Alberto Valmaggia. “Bisogna creare occasioni di lavoro nelle terre alte”.

La strada da seguire è chiara: filiera del bosco, idrogeologico, legno e turismo. I fondi europei, le risorse del Psr e Gal, il Programma Interreg, tutto questo serve a creare opportunità per garantire lo sviluppo della montagna”. Negli anni Sessanta, ha aggiunto, “si sono costruite delle strade che hanno portato la gente dalla montagna a lavorare in Fiat. Adesso bisogna fare il percorso inverso, risalire la corrente come i salmoni e ripopolare le terre alte. Per far questo è necessario valorizzare la specificità della montagna: la Pac deve prevedere una diversificazione, altrimenti si creano speculazioni e situazioni dubbie, come nel caso dei contributi per la gestione dei pascoli alpini. Bisogna trovare nuove soluzioni, perché è ovvio che una bottega montana non può avere gli stessi vincoli di un supermercato in pianura”. L’esigenza di norme condivise che tengano conto di questi aspetti è stata sottolineata anche dal vice presidente della Valle d’Aosta, Aurelio Marguerettaz. “Bisogna snellire la burocrazia per incoraggiare gli imprenditori, in particolare i più giovani, a investire nelle aree montuose”, Concetto ribadito anche dal sottosegretario alla presidenza della Regione Lombardia, Alessandro Fermi: “La vita in montagna non è soltanto sport o turismo, ma attività economica. Meno burocrazia e leggi specifiche per la macroregione alpina”.

(di Silvia Egiziano – ANSA)

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