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Uno sbrego di soldi in spesa pubblica. per renzi si tratta di #happydays

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renzidi MATTEO CORSINI

“Oggi abbiamo 12 buone notizie, direi che si può lanciare l’hashtag #happydays”. Così parlò Matteo Renzi. Venerdì scorso, il Consiglio dei ministri ha varato un decreto di quelli che piacciono tanto a chi governa, perché distribuiscono soldi a destra e a manca. Attività che generalmente porta consenso da parte dei beneficiari di tali elargizioni. Come spesso in questi casi, il governante elenca con entusiasmo quanti milioni sono stati stanziati per questa o quella iniziativa, tacendo sull’altro lato della medaglia. Ossia sulle coperture di tali spese.

Come è noto, le spese pubbliche possono essere coperte solo in tre modi: tagliando altre voci di spesa, aumentando le tasse presenti, oppure quelle future (quando la spesa è finanziata in deficit, mediante emissioni di titoli che incrementano il debito pubblico). Su chi sarà chiamato a pagare il conto della magnificenza governativa è sempre bene mantenere una certa opacità, perché se gli aumenti di spesa portano consenso, le coperture portano necessariamente un calo di consenso da parte di chi dovrà pagare il conto.

Ecco, quindi, le principali “buone notizie”.

– 150 milioni vanno ai progetti da realizzare nel post Expo (addirittura Renzi vuole che siano 150 milioni all’anno per 10 anni).

– 200 milioni a Roma per l’imminente Giubileo.

– 150 milioni alla Terra fuochi.

– 50 milioni a Bagnoli.

– 10 milioni alla difesa del made in Italy.

– 100 milioni al servizio civile.

– 60 milioni per le emergenze di cui si occupa la protezione civile.

– 25 milioni per le case popolari.

– 125 milioni per cinema e impianti sportivi di periferia.

– 30 milioni per migliorare i collegamenti con la Sardegna.

Happy spending sicuramente, happy days per chi avrà una fetta di quei soldi, non certo per chi pagherà il conto (personalmente ho la sgradevole sensazione di appartenere al secondo gruppo).

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