La perdita di Gilberto Oneto è stata un colpo duro, durissimo, perché Gilberto era un grande indipendentista e un vero maestro, ma non solo, era molto di più. Quando la Lega aveva incominciato a sbandare lui aveva mantenuto salda la rotta, era così diventato una guida per tutti noi, quando poi lo sbandamento è sfociato in un vero e proprio tradimento degli ideali, Gilberto, forse suo malgrado, è diventato per noi una speranza. I suoi libri, ma anche solo i suoi articoli e i suoi interventi in radio hanno rappresentato per noi padani un barlume di speranza, una fiammella ancora viva, qualcosa che ci dava la forza di andare avanti. Mi dicono che anche negli ultimi tempi abbia testardamente telefonato a Radio Padania, intenta a trasmettere italiche canzoni sbottando “non se ne può più di sta roba!” Grande Gilberto.
La nostra situazione era già difficile prima, da un lato lo stato i-tagliano sempre più esoso e feroce, dall’altro il tradimento di quello che fu il partito di riferimento, in questo quadro la perdita di Oneto è un’ulteriore sventura. Eppure c’è speranza.
Girando silenzioso sul sagrato della chiesa di Belgirate non ho potuto far a meno di notare che il commento più diffuso tra quanti hanno partecipato alle esequie di Oneto era un pessimistico “senza di lui, è finita”. L’ho pensato anch’io allora, ma francamente non credo più sia così. Certo Gilberto è stato il nostro abilissimo e amatissimo generale, eppure l’esercito c’è ancora, è vero abbiamo perso in nostro Stonewall Jackson, there is Jackson standing like a stone wall!, ma noi abbiamo il dovere di continuare a combattere, proprio come ha fatto la Stonewall Brigade. Io per primo nei giorni scorsi avevo perso la voglia di scrivere, ancora adesso faccio una certa fatica a mettere assieme queste poche righe, eppure sono convinto che dobbiamo mettere da parte lo scoramento e ritornare a combattere per la nostra libertà. Lo dobbiamo fare. Punto.
I fatti catalani e la recente vittoria degli indipendentisti corsi sono poi un’iniezione di fiducia, sono la dimostrazione che il nostro sogno non è un’utopia, che l’indipendenza è possibile. Anche loro hanno attraversato momenti molto difficili, eppure non hanno mollato e ora raccolgono i risultati del loro impegno, però perché questo accada è necessario darsi da fare. Non possiamo pensare di scaricare il peso della nostra liberazione sulle spalle di un singolo uomo, ciascuno di noi deve dare il suo contributo, ciascuno di noi deve avere il suo ruolo nella battaglia.
La perdita di Oneto è stata un duro colpo, ma non è vero che sia finita, non possiamo arrenderci, per questo cari fratelli padani vi ordino, pur non avendo alcun titolo per farlo, vi ordino di tornare al vostro posto e di riprendere la battaglia, perché non è affatto finita, perché finchè ci sarà i-taglia, noi daremo battaglia.
Padania libera. Punto.
Parole molto belle quelle dette da Ruggeri, io sono pronto, malgrado la mia età, a portare avanti le idee di libertà dall’itaglia ma
mi chiedo come possiamo in pratica fare degli atti che ci conducano al raggiungimento della nostra meta ?
Padania Libera.
Le idee non muoiono quando non ci sono più gli uomini che le avevano prodotte, ma continuano ad essere valide ed anzi devono essere promosse e portate avanti con più forza proprio quando quegli uomini vengono a mancare. Viva Oneto, viva la Padania!