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Stampano moneta, fanno danni e insistono con lo stesso errore

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stampantedi MATTEO CORSINI

“Anche se le banche centrali seguono lo stesso percorso, il rischio ovviamente è che le strategie di stimolo monetario non siano coordinate e che anzi tendano ad annullarsi. Il rallentamento americano viene attribuito in parte all’apprezzamento del dollaro e al disavanzo delle partite correnti che ne sarebbe risultato. La nuova mossa giapponese potrebbe scatenare tentazioni di rivalsa in quella che comunemente viene definita una guerra delle valute. Anche l’allentamento quantitativo europeo aveva avuto i maggiori effetti attraverso il canale del tasso di cambio più leggero, ma il cambio effettivo dell’euro è già ritornato su livelli prossimi a quelli di due anni fa”. Anche i sostenitori delle politiche monetarie espansive e dell’utilizzo di strumenti non convenzionali come il quantitative easing iniziano ad ammettere che l’efficacia di quelle misure è dubbia. Chi pratica il Qe indebolisce la propria moneta e contribuisce a gonfiare i prezzi degli asset, ma il tutto non produce ricchezza reale e, anzi, pone seri problemi nell’allocazione delle risorse, rendendo il sistema (soprattutto finanziario) dipendente da dosi crescenti di droga monetaria. Il pur timido tentativo da parte della Fed di iniziare a rendere meno espansiva la sua politica monetaria ha già avuto ripercussioni in giro per il mondo, generando uno sgonfiamento dei prezzi delle materie prime, con ripercussioni notevoli sui produttori delle stesse e un effetto contagio sui mercati finanziari globali.

Ovviamente nessuno di costoro ammette che aveva ragione chi fin dall’inizio metteva in guardia sugli effetti dannosi della politica monetaria espansiva, un po’ perché ammettere di aver sbagliato non piace a nessuno, e un po’ perché nella loro mentalità è sempre e comunque necessario “fare qualcosa”. Non stupisce quindi che adesso si arrivi a invocare il coordinamento delle economie mondiali, come fa, per esempio, Carlo Bastasin: “Il coordinamento delle economie mondiali non può essere lasciato ai governatori o ai tassi di cambio. La speciale situazione attuale di tassi d’interesse azzerati in gran parte del mondo e di inflazione molto bassa consente di programmare interventi diversi per contrastare una debolezza economica che è condivisa da tutti i Paesi. In fondo le economie emergenti o in sviluppo rappresentano oggi il 70% della domanda globale. Sono circostanze straordinarie per mettere in comune gli obiettivi economici di tutto il mondo e per mobilitare a buon fine finanziamenti a basso costo per progetti e infrastrutture comuni. Senza ostinarsi in distinzioni di ideologia economica: forse la stagnazione secolare non esiste, ma i suoi effetti non lo sanno.”

In buona sostanza, se non hanno prodotto effetti positivi la pianificazione e l’interventismo a livello nazionale, invece di mettere in discussione la pianificazione e l’interventismo stessi li si rilancia su scala globale. Le parole magiche diventano “coordinamento” e “obiettivi comuni”. Suppongo che quando anche questo esperimento avrà prodotto la sua dose di danni, gli interventisti invocheranno un coordinamento con Marte e Giove. Guai a lasciare collaborare volontariamente chi produce e scambia beni e servizi con risorse proprie.

Einstein sosteneva che follia è ripetere le stesse cose aspettandosi di ottenere risultati diversi. Qui siamo a una follia esponenziale, dato che ogni volta che i risultati si dimostrano insoddisfacenti si chiede di aumentare le dimensioni dell’esperimento.

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1 COMMENT

  1. La follia del Q.E. in Italia è anche un altro. Secondo i monetaristi agendo su tasso d’interesse e quantità di moneta in circolazione la banca centrale può influire sull’economia. In realtà vediamo che nonostante bassi tassi d’interesse l’economia non riparte e non aumentano le richieste di prestiti alle banche anzi sono diminuiti di 15 miliardi.
    In poche parole il denaro che servirebbe all’economia viene in realtà dato alle banche che lo utilizzano insieme ai depositi bancari quasi esclusivamente per acquistare titoli di Stato italiani che con un rating BBB- ed un rendimento non corrispondente al rischio ovviamente non vengono acquistati da nessuno.
    Il Q.E. funzionerebbe bypassando le banche e dando il denaro direttamente alle famiglie e alle piccole imprese ma così facendo dopo 5 minuti lo stato italiano farebbe bancarotta, perché nessuno comprerebbe più i suoi titoli di Stato oppure dovrebbe metterli con un tasso di rendimento tale da far saltare tutti i conti.
    In conclusione: in Italia non c’è nessuna politica monetarista in atto, la BCE sta comperando indirettamente i titoli di Stato italiani, tutto il resto è fuffa.

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