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I peggiori nemici del mercato sono quelli che lo vogliono “correggere”

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liberomercatodi MATTEO CORSINI

Secondo Noah Smith, “l’ortodossia del libero mercato ha insegnato a generazioni di americani che il settore privato funziona al meglio quando libero da interferenze, ma il potere monopolistico introduce una falla nell’equazione. Se il livello di concorrenza oscilla naturalmente al cambiare di tecnologia, finanza e globalizzazione, allora il livello appropriato di intervento dello Stato cambia altrettanto. Può darsi che per essere efficiente un’economia richieda un intervento costante di fine-tuning del governo sulla struttura industriale, restringendo le leggi antitrust quando le forze naturali diminuiscono la concorrenza e allentandole quando la concorrenza aumenta spontaneamente”Il peggior nemico del libero mercato non è lo statalista convinto, quello che vorrebbe il socialismo reale. Di certo costui non è un amico del libero mercato, ma è per lo meno un nemico sincero. Viceversa, il peggior nemico del libero mercato è colui che si dice a favore del mercato, ma ne vuole correggere i “fallimenti”.

Da sempre tra costoro vi sono i fautori della legislazione antitrust. Ogni volta che c’è un monopolio, però, bisognerebbe chiedersi se ciò sia effettivamente dovuto al libero mercato. Spesso si scoprirà che il monopolio esiste in forza di una legislazione che lo istituisce (o lo favorisce).

Ciò detto, il fatto che un solo operatore (o un numero limitato, nel qual caso si parla di oligopolio) fornisca un determinato bene o servizio non comporta necessariamente un danno per chi compra quel bene o servizio. Il monopolista ha potere di fissare il prezzo al livello che vuole solo se il consumatore non può fare a meno di comprare quel bene o servizio, e spesso ciò è dovuto a vincoli posti dallo Stato. Se non vi sono barriere legali, un monopolista resta comunque soggetto alla concorrenza di chi produce beni simili o succedanei; i gusti dei consumatori non sono immutabili e la domanda non sempre è rigida come vorrebbero far credere i “correttori”.

Queste cose, però, i “correttori” non vogliono neppure prenderle in considerazione. E allora avanti con il “fine-tuning”, restringendo o ammorbidendo la legislazione antitrust a seconda di quello che l’economia richiede per essere “efficiente”. E chi stabilisce quando l’economia è efficiente? Il governo. Ma al governo ci sono persone onniscienti? La risposta può essere solo: no. Quindi il fine-tuning non serve all’efficienza, bensì a indirizzare l’economia secondo i desiderata politici del governo. Non è la stessa cosa. Per questo credo che il peggior nemico del libero mercato sia quello che lo vuole “correggere”.

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