Evviva il Jobs Act di qua, evviva il Jobs Act di là! L’italia come esempio per l’Europa grazie alle nostre riforme! Insomma, Renzi s’è allargato un pochettino, verrebbe da dire, visto che l’Italia continua a registrare dei ritardi occupazionali molto preoccupanti.
Lo denuncia la solita Cgia di Mestre, sottolineando che tra i 28 Paesi dell’Ue solo Croazia (55,8%) e Grecia (50,8%) presentano un tasso di occupazione più basso di quello italiano (56,3%). Nel nostro Paese i lavoratori dipendenti più gli autonomi sono circa 22 milioni e 500mila. Il Sud Italia, sottolinea la Cgia, ha meno occupati della Grecia. Dall’inizio della crisi abbiamo perso 625.600 posti di lavoro, anche se tra il 2014 e il 2015 ne abbiamo recuperati 186.500. Al netto di disoccupati, scoraggiati e inattivi emerge che in Italia la platea degli occupati registra un gap di 17,7 punti percentuali con la Germania, di 16,4 punti con il Regno Unito e di 7,9 punti con la Francia. Quasi tutte le regioni meridionali registrano un tasso di occupazione inferiore addirittura a quello greco: la Sardegna, ad esempio, presenta 0,7 punti percentuali in meno rispetto al dato medio di Atene, il Molise 1,4, la Basilicata 1,6, la Puglia 7,5, la Sicilia 10,8, la Campania 11,2 e la Calabria 11,9.
Il tasso di occupazione è ottenuto rapportando il numero degli occupati presenti in un determinato territorio e la popolazione in età lavorativa tra i 15 e i 64 anni. In buona sostanza, questo indice consente di misurare il livello di occupazione presente in una nazione. Roba statistica insomma, che non di rado è anche peggio di come ce la vogliono raccontare.
Si discute di numerini.
Economia quasi ferma.
Politica mentitrice.
Finanza ladra.