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Prospetti informativi delle banche, ora si lamentano quelli che li impongono

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shutterstock_burocrazia2di MATTEO CORSINI

“Un eccesso di informazioni equivale sempre a una carenza di informazioni. Il prospetto che ti danno in banca è divenuto uno strumento utile a chi lo redige per prevenire possibili rischi legali, ma rimane un documento troppo lungo e complesso per potere essere letto e pienamente compreso dal risparmiatore”. Affermazioni come quelle che ho riportato, uscite dalla bocca del presidente della Consob, Giuseppe Vegas, possono lasciare forse indifferenti coloro che non si occupano della materia, ma fanno cadere le braccia a chiunque abbia dovuto redigere un prospetto informativo.

Vegas ha ricordato che la materia è disciplinata a livello comunitario (da una direttiva e da un paio di regolamenti), quindi la regolamentazione italiana è conforme a quella Ue. Il che è vero, ma è altrettanto vero che, per fare un solo esempio, un prospetto lussemburghese è infinitamente meno lungo e complesso di un prospetto italiano, a parità di prodotto finanziario. E dire che in Lussemburgo vigono le stesse direttive e regolamenti comunitari vigenti in Italia.

Che un eccesso di informazioni, tutte basate su un linguaggio tipicamente “legalese” (che poi è quello prediletto dai burocrati) finisca per non essere di aiuto all’investitore medio è evidente, e i primi a farlo notare alla Consob nel corso degli anni sono stati proprio coloro che i prospetti li devono redigere, impiegando tempi notevoli (o pagando somme ingenti per farlo fare a dei legali). Il fatto è che a imporre tale lunghezza ed eccesso di informazioni (tra l’altro riportate in diversi punti dello stesso documento, creando inutili ridondanze) sono gli stessi uffici della Consob. E’ a loro che Vegas dovrebbe rivolgersi, non tentare di far passare l’idea che siano i redattori dei prospetti a compilare sezioni relative ai rischi del prodotto di decine di pagine al solo scopo di prevenire rischi legali.

E’ la Consob che ogni anno, pur a normativa invariata e a parità di prodotto finanziario, impone agli emittenti obblighi informativi aggiuntivi per i clienti delle banche, obblighi che dilatano le dimensioni dei prospetti, con note di sintesi, che, in barba al nome, superano anche le 20 pagine per semplici obbligazioni a tasso fisso.

Adesso pare che, per le obbligazioni, si voglia andare verso un documento sintetico di 2-3 pagine, al pari di quanto già avviene per i fondi comuni di investimento. Ben venga, ma un documento sintetico esisteva già prima che fosse estesa alle obbligazioni la disciplina sui prospetti. In sostanza, fino a una decina d’anni fa un’obbligazione aveva un regolamento e un foglio informativo analitico. Generalmente erano in tutto 4 pagine. Adesso per lo stesso prodotto si possono tranquillamente superare le 100 pagine, che leggono solo i redattori e le persone di Consob che seguono la pratica.

Un’ultima considerazione. Non esistono prodotti finanziari privi di rischio, ma è fuorviante affermare che la dilatazione dei prospetti sia utile a emittenti e collocatori, nei confronti dei quali non è poi così difficile contestare eventuali comportamenti scorretti e ottenere i risarcimenti del caso. E’ utile, piuttosto alla Consob, che così può sempre dire che le informazioni nei prospetti le aveva fatte mettere tutte, come lo stesso Vegas ha più volte affermato anche di recente in merito alle perdite subite dai possessori di obbligazioni subordinate emesse dalle banche sottoposte a procedura di risoluzione lo scorso novembre.

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