“Il sommerso provoca un danno alle casse erariali, assorbendo risorse che meglio potrebbero essere utilizzate”. Il direttore dell’Agenzia delle entrate, Rossella Orlandi, sostiene che l’evasione fiscale danneggi la crescita economica e rappresenti un freno alla crescita delle aziende. Si potrebbe obiettare che il fisco, privando chi produce i redditi di una parte significativa degli stessi, ostacoli lo sviluppo delle imprese e dell’economia.
Certamente l’evasione provoca un danno alle casse erariali, ma sostenere che assorba risorse che potrebbero essere meglio utilizzate è doppiamente fuorviante.
In primo luogo, perché l’evasione non assorbe risorse, bensì le lascia nella disponibilità di chi le produce. In secondo luogo, perché nulla supporta l’affermazione che quelle risorse sarebbero meglio utilizzate dallo Stato. Si tratta di un punto di vista soggettivo che posso comprendere sia espresso da chi sta a capo dell’Agenzia delle entrate, ma che è logicamente insostenibile. Anche prescindendo dalla lesione del diritto di proprietà provocata dall’imposizione fiscale, l’utilità è soggettiva, per cui non ha senso (economico) sostenere che lo Stato utilizzerebbe meglio (ossia in modo più utile) quelle risorse rispetto a chi le ha prodotte.
Anche chi tende ad avere concezioni oggettiviste dell’utilità, peraltro, non può dimostrare che lo Stato utilizzi le risorse meglio di chi le ha prodotte. E non potrebbe essere altrimenti, dato che la conoscenza non è un monopolio di chi governa. Anzi, l’esperienza empirica di decenni di interventismo porterebbe a sostenere il contrario.