“L’Europa ci ha dato i soldi per la flessibilità perché abbiamo fatto le riforme. La Ue ci ha dato ragione. Con quei 14 miliardi noi dobbiamo tenere sotto controllo il debito e dare una mano alle famiglie e al ceto medio”. Premesso che l’Europa non ha dato all’Italia neanche un centesimo, la flessibilità, che altro non è se non maggior deficit pubblico rispetto a quanto precedentemente concordato con la Ue, è da tempo uno dei mantra di Matteo Renzi. Con la flessibilità si curano i mali dell’Italia, oltre che con le “riforme”, che nella narrazione renziana sono identificate in ogni provvedimento legislativo di iniziativa governativa.
La flessibilità è il buon vecchio keynesismo all’amatriciana che non ha certamente inventato Renzi: lui sta solo usando parole in parte diverse, ma la sostanza non cambia. La situazione dei conti pubblici e la pressione fiscale testimoniano che di buone intenzioni dei keynesiani all’amatriciana sono lastricate le vie dell’inferno fiscale italiano.
Ciò detto, che facendo 14 miliardi di deficit in più si tenga sotto controllo il debito è abbastanza improbabile, considerando che il debito altro non è se non l’accumulazione dei deficit di bilancio. Quasi certamente, però, Renzi fa riferimento al rapporto tra debito e Pil. Il quale potrebbe diminuire se l’aumento del debito fosse inferiore alla crescita nominale del Pil. Una circostanza che Renzi e il ministro Padoan sostengono che si verificherà già quest’anno un giorno sì e l’altro pure, incontrando peraltro un certo scetticismo da parte degli interlocutori, soprattutto in Commissione europea.
Il debito non è affatto sotto controllo; sembra che lo sia perché la Bce ha compresso artificialmente la spesa per interessi. Ma non diminuendo l’entità del debito, basta che venga meno il calmiere posto dalla Bce per far risalire la spesa per interessi e il rapporto tra debito e Pil, anche in misura significativa in un breve lasso di tempo.
La mano alle famiglie e al ceto medio non la si dà con manovre in deficit, che hanno inevitabilmente il fiato corto, soprattutto in un Paese con un debito superiore al 130% del Pil. Con le manovre in deficit, al più, si compra consenso elettorale a breve termine. Altra cosa che non ha inventato Renzi, anche se tra lui e i governi precedenti c’è qualche slide e qualche tweet di differenza.