Che c’azzeccano Jeremy Bentham e Renato Brunetta? Sicuramente nulla, se non per il fatto di avere, ambedue, a che fare con il “Panopticon”. E che è? E’ un carcere ideale progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham. Il concetto della progettazione è di permettere ad un sorvegliante di osservare (opticon) tutti (pan) i soggetti di una istituzione carceraria senza permettere a questi di capire se sono in quel momento controllati o no. E che c’entra Brunetta? “Per salvare l’Europa dobbiamo tornare allo spirito di Ventotene”, ha detto il micro-economista alla Camera ieri, mentre tentava di difendere l’Unione, durante il dibattitto post-Brexit.
Ventotene è l’isola dove nel 1941, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni (citati da Brunetta), là confinati dal regime fascista, redassero il “Manifesto di Ventotene”, dove veniva proposta l’unione dei popoli europei. A Ventotene (per l’esattezza nel vicinissimo isolotto di Santo Stefano), pochi lo sanno, vi è il carcere di Santo Stefano, forse l’unico esempio di struttura detta “Panopticon”, per l’appunto quel modello di carcere ideale ideato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham.
La struttura, oramai un rudere, è formata da una torretta centrale, dalla quale si possono vedere tutte le 99 celle, poste in circolo intorno ad essa. E’ la materializzazione architettonica del concetto di controllo.
E Brunetta che fa? Difende un’Unione Europea, con l’ambizione delirante dei suoi burocrati di controllare ogni aspetto della vita dei suoi concittadini, che altro è se non l’estensione politica di questo concetto? Brunetta, senza volerlo, ha detto forse la cruda verità. Come recita il vecchio adagio: “Anche un orologio rotto, due volte al giorno segna l’ora giusta”. Lo spirito di Ventotene a cui si ispira l’Unione Europea, assomiglia davvero molto a quella galera perfetta di cui vedete nell’immagine e che Bentham descrisse molti anni orsono.