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Una petizione online per l’indipendenza della toscana

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toscana_statodi REDAZIONE

Il movimento “Toscana Stato per l’Indipendenza della Toscana” ha lanciato sulla piattaforma Change.Org una petizione online, cui seguirà anche una raccolta firme “classica”, rivolta alla Regione Toscana, per indire un referendum consultivo, l’unico consentito dalla Legge vigente italiana, per l’autodeterminazione del popolo toscano, in particolare in merito alla volontà dei toscani di continuare ad appartenere o meno all’Italia.

Come viene spiegato nel testo della petizione, riportato in calce, la Toscana venne annessa con un golpe all’Italia, e da allora segue le sorti di questo Paese passivamente, sebbene la Toscana abbia una precisa identità e avrebbe tutti i motivi storici e anche economici per ambire all’autonomia e all’indipendenza.

Non siamo ingenui e siamo consci, ovviamente, che lo stato di maturità della coscienza indipendentista toscana non ci consenta di ambire ai risultati che vediamo in Scozia e Catalogna e, in misura minore, in Veneto. Per una serie di ragioni il movimento indipendentista, in Toscana, non è mai riuscito ad organizzarsi, sebbene il sentimento identitario toscano, come sanno tutti, sia molto radicato. Vuoi per la confusione nata sulla questione della lingua italiana, vuoi per la repressione attuata da uno Stato sempre accentrato ed autoritario, vuoi per l’inettitudine delle classi dirigenti toscane, l’indipendentismo in Toscana è rimasto al palo . Ma per noi questa consultazione online, e in piazza fra i cittadini toscani, risulta molto importante per rompere il ghiaccio, sensibilizzando i toscani sulla loro storia e su come è nata l’Italia da un punto di vista toscanocentrico.

Questo il testo della nostra petizione. (che è possibile firmare QUI)

“Chiediamo l’appoggio di tutti i Toscani per inoltrare una petizione alla Regione Toscana affinchè venga organizzato un referendum consultivo sull’autodeterminazione del popolo toscano, così come sta accadendo in Veneto. Come in Europa sta accadendo in Catalogna e in Scozia.

Molti potrebbero essere sbalorditi da questa richiesta stante le difficoltà nell’organizzare un movimento indipendentista in Toscana (fino al 2006 l’indipendentismo in questo civilissimo e democratico Paese poteva essere punito con il carcere, anche con l’ergastolo) e a causa del “sontuoso” lavaggio del cervello unionista fatto ad ogni livello dall’Italia.

Ma la rivendicazione politica poggia su precise motivazioni storiche.

Parafrasando lo studioso Sergio Salvi, facciamo riferimento legalmente alle istituzioni che hanno creato la Nazione Toscana : la cechana etrusca, la regio augustea, la provincia dioclezianea, la pars longobarda, la marchia franca e, dopo un periodo di frantumazione politica durante la gloriosa epopea delle Repubbliche e delle Signorie comunali e territoriali, la ricostruzione dell’unità tramite il Granducato, prima mediceo e poi lorenese. I confini che rivendichiamo sono quelli della Regione Toscana, con qualche marginale rettifica, e si richiamano all’estensione storica citata.

Nel 1859 questa storia millenaria e l’eccellente buongoverno dei Lorena (che portò all’attenzione di tutto il mondo il Granducato) venne interrotta con un colpo di Stato portato avanti da poche decine di latifondisti capeggiati da Bettino Ricasoli ed eterodiretti dalla monarchia sabauda.

Il pacifico Granduca Leopoldo II lasciò senza combattere la sua Toscana per evitare spargimenti di sangue, fra le lacrime del popolo toscano, ben conscio che una sua eventuale resistenza sarebbe costata una invasione militare : i nemici che volevano fagocitare la Toscana erano ormai troppi.

La stessa monarchia sabauda, occorre dirlo, eseguiva i progetti egemonici di Francia e soprattutto Inghilterra che volevano togliere i propri nemici dal Mediterraneo, in barba a tutta la prosopopea e retorica propinataci sul cosiddetto Risorgimento (chi sia risorto, e da cosa, rimarrà un mistero insondabile: l’Italia non esisteva prima del 1860). Anche la Prussia, nell’ottica della creazione dello Stato tedesco, aveva interesse a indebolire la posizione dell’Austria nel mediterraneo. Insomma tutti giochi fra grandi potenze che, a cascata, hanno creato un autentico mostro come l’Italia. Niente a che fare con la volontà del popolo : le grandi masse di persone sono state sempre viste, da questi grandi contendenti, solo come massa biologica da trascinare di qua o di là su una cartina geografica.

Successivamente, nel marzo 1860, venne organizzato, dal Governo provvisorio di Ricasoli, di fretta e furia un plebiscito farsa per dare una legittimazione al colpo di mano golpista. La consultazione fu palesemente irregolare, con le schede che arrivarono già votate dal Piemonte, e coloro che volevano votare NO erano costretti a stamparsi la scheda da se in tipografia e addirittura imbucarla in un’urna apposita davanti a tutti (v. “Il Plebiscito in Toscana nel 1860”, Nidia Vasoli Danelon, ed. Olschki, Firenze 1968). Un libro di “rivelazioni” dovuto a un agente segreto del regno di Sardegna, tale J. A. (in realtà Filippo Curletti), stampato a Bruxelles (senza data) e poi ristampato, ancora senza data né indicazione del luogo di edizione, in Italia, intitolato “La verità intorno agli uomini e alle cose del regno d’Italia”, ci ragguaglia con dovizia di particolari su questo cosiddetto plebiscito. Se il popolo toscano avesse potuto decidere liberamente, mai e poi mai avrebbe rinunciato all’indipendenza, tantomeno perderla per essere annesso a uno Stato guerrafondaio, presuntuoso e ridicolo come l’Italia. Uno Stato che è sempre stato fascista e autoritario fin da subito, anche se il fascismo non era stato ancora incanalato in ben precisi schemi ideologici.

Dopo il 1860 l’Italia ci ha trascinato in due guerre mondiali, in imprese coloniali, negli anni di piombo, in crisi finanziarie, in attentati mafiosi (pensiamo ai Georgofili), ci ha riempito di ndrangheta e camorra, di clientele e corruttele, in ultimo ci ha impelagato in una gestione totalmente scellerata dell’imponente flusso immigratorio. In oltre 150 anni di unità statale non ci sono pagine storiche di cui andare fieri, per nulla.

In un secolo e mezzo abbiamo dovuto ingoiare troppi rospi, il tempo per noi è scaduto: l’Italia ne ha avuto fin troppo.

Massimo D’Azeglio dichiarò in Parlamento, all’indomani dell’Unità, il famigerato “era stata fatta l’Italia ora bisogna fare gli italiani”. Progetto che è miseramente fallito perchè impossibile da conseguire, stanti le estreme differenze di carattere e di cultura, nonchè etniche, delle varie popolazioni all’interno dello Stato italiano. Anzi, molte volte i toscani sono derisi all’estero in quanto sono visti come ‘italiani pizza e mafia’, quindi accomunati agli aspetti più deteriori del Paese ma con cui la Toscana non ha nulla a che fare: oltre al danno anche la beffa. Pensiamo se la Toscana fosse indipendente e all’estero potessimo presentarci con tutto l’orgoglio e lo splendore della nostra storia.

Bisogna riconoscere che la Toscana vive in contumacia nella regione omonima, in attesa di un suo più coerente riconoscimento come stato indipendente.

I toscani sono un popolo ben definito, dotato di una propria lingua (che come sappiamo per via del suo prestigio ci è stata copiata, imbastardita e imposta a tutti gli altri: fino al 1860 il c.d. “italiano” si parlava praticamente solo in Toscana), dalla storia incredibilmente illustre, capace di andare a testa alta in Europa e di non essere secondo a nessuno vista l’importanza ideologica della Toscana nella cultura occidentale.

A fronte di questa fortissima e fondata rivendicazione identitaria, noi indipendentisti toscani denunciamo l’Italia come uno Stato marcio e corrotto, inefficiente, dominato in larga parte da consorterie e criminalità organizzata. Uno Stato che al di là della stucchevole retorica sul Belpaese, del “tutto il mondo ci invidia”, è fanalino di coda in tutte le classifiche sulla corruzione e sulla qualità della vita, spesso “sgomitando” in tali elenchi in mezzo a Burkina Fasu e Nicaragua.

L’Italia è di gran lunga il paese peggiore dell’occidente. Uno Stato che “drena” alla Toscana ben 8,3 miliardi di euro di residuo fiscale, ovvero quasi 2300 euro procapite compresi i neonati (fonte CGIA Mestre anno 2015). Il residuo fiscale è la differenza fra le tasse che versano i toscani e quelle effettivamente impiegate dallo Stato centrale sul territorio : una cresta insomma, e che cresta. Soldi nostri che vanno a finanziare sprechi e clientele dello stato centrale e chissà cos’altro. A titolo di esempio la Baviera (12,5 milioni di abitanti), per il funzionamento dello Stato tedesco , che a differenza di quello italiano funziona molto bene, versa solamente un miliardo di euro a fondo perduto.

Qualcuno fa notare che una richiesta di indipendenza sarebbe illegale perchè contraria alla Costituzione. In realtà l’Italia negli anni ’70 ha dovuto ratificare una risoluzione ONU circa l’autodeterminazione dei popoli e, come ha stabilito a più riprese la Cassazione, la ratifica dei trattati internazionali, legalmente, sono fonte giurisprudenziale superiore anche alla carta fondamentale.

Qualcun’altro dice che la Toscana sia troppo piccola per essere indipendente: è una bugia. La Toscana con quasi 4 milioni di abitanti e 110 miliardi di PIL sarebbe uno stato invece di medie dimensioni, molto più grande della Slovenia, dell’Islanda, solo per citare due esempi europei. Agricoltura, industria, turismo e servizi permettono alla Toscana di avere un Pil procapite pari alle aree più sviluppate d’Europa. Nel periodo 2008-13 l’export toscano è cresciuto del 16,6%, una performance superiore alla media Ue e perfino a quella della Germania (fonte IRPET). Se poi consideriamo l’importanza ideologica e storica potremmo andare tranquillamente a testa alta anche con i paesi di maggiori dimensioni. Ad andarsene dall’Italia non si perde d’importanza nello scacchiere geopolitico, anzi semmai forse è il contrario, visto che lo scarpone è già un paese di serie B, con in più grossi problemi di finanza pubblica, di gigantesco debito pubblico e di criminalità organizzata, e certo non una superpotenza. Inoltre l’Italia internazionalmente non ha una buona reputazione, ed è considerata il paese inaffidabile e corrotto per antonomasia. La Toscana indipendente si inserirebbe negli equilibri internazionali nell’ambito dello scenario europeo, e mondiale, potendo contare automaticamente di un seggio all’ONU.

Altresi non si confonda il nostro indipendentismo con la Lega Nord, che pur avendo ai suoi albori piantato qualche raro seme positivo, a causa dell’ignoranza imbarazzante di Bossi e la sua successiva svendita al sistema romano, ha recato solo danni alle istanze indipendentiste di tutti. Aver, per strafottente ignoranza, incluso la Toscana in un assurdo progetto di Padania (a loro insaputa riprendendo l’antico piano di Cavour) ha rallentato ulteriormente il processo indipendentista in Toscana. Dopo trent’anni di Lega lo Stato italiano è più accentrato di prima. Inoltre l’ultima svolta lepenista della Lega Nord di Salvini ha di fatto per sempre scisso le idee indipendentiste da quello che ora non è altro che un clone del Front National francese: un partito di destra nazionalista italiano, perfettamente afferente al sistema.

Intendiamo pertanto lavorare per giungere ad un referendum, col vostro appoggio, che faccia esprimere il popolo toscano circa la volontà o meno di rimanere in Italia. Successivamente si aprirà una fase costituente che metterà le basi del futuro Stato Toscano.

Questa petizione su Change.org vuole essere la prima raccolta firme per manifestare la volontà dei toscani di tornare indipendenti dall’Italia. La Toscana è stata indipendente per 1300 anni prima del 1860, e senza l’Italia stava benissimo, arrivando anche a cambiare la storia del mondo occidentale col Rinascimento.

Vogliamo riuscire in questa opera di “moral suasion” presso il Consiglio Regionale Toscano e soprattutto presso il popolo toscano, che riprenda coscienza della propria identità distinta e separata dal contesto peninsulare.

Vogliamo una Toscana europeista che abbia un ruolo di  prim’ordine in un’Europa dei popoli e federale.

Il momento è opportuno per non lasciare nel silenzio questa speranza per un futuro della  nostra amata nazione in linea con le proprie legittime aspirazioni. Aspirazioni che abbracciano tutte le umane attività e manifestazioni, dal rispetto per l’ambiente  all’economia, dal senso civico alla solidarietà, dalla responsabilità alla salvaguardia della propria storia e della propria cultura, dalla scienza all’etica, dalla spiritualità alla curiosità, dalla sicurezza nelle nostre case e nelle nostre città, alla libertà di poterci immaginare un futuro felice e dignitoso.

Qui e ora, all’interno dello Stato italiano, non possiamo nemmeno più sognare.

L’invito ai toscani è pertanto di aiutarci a salvare la nostra Patria da un destino di infelicità e contribuire assieme alla realizzazione di questo ideale di libertà.

Vogliamo la costruzione di una Toscana moderna, snella, tollerante, aperta all’Europa e al mondo e in grado di portare i Toscani nell’era moderna da protagonisti, come si meritano. Una Toscana che trarrà forza dal patto federativo fra pari dei suoi  comuni storici per decidere, assieme, il bene di tutta la Toscana.

Alcuni dicono che sia un’impresa impossibile. Noi crediamo invece che sia impossibile continuare a  restare sudditi di uno stato burletta e criminale che ci sta separando dal novero degli stati che appartengono al mondo civile.

Se qualche anno fa tali parole sembravano quasi utopistiche, oggi sono di una drammatica  e impellente concretezza e costituiscono di fatto l’unico progetto politico reale e percorribile esistente in Toscana, che sta interessando e coinvolgendo sempre più persone della nostra nazione. È ad esse che vogliamo dedicare queste righe, che trovano la propria forza proprio per essere state fatte proprie da tanti toscani lungimiranti e amanti della propria Patria.

Rialziamo la testa, l’autodeterminazione del popolo toscano è un nostro diritto fondamentale e inalienabile”.

Fonte: Toscana Stato

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1 COMMENT

  1. Tempo perso.
    Iniziate a non versare le tasse in massa.
    Questo è l’unico messaggio che lo stato può capire e considerare.

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