Quasi un milione di persone ha dichiarato di non possedere televisione; ha manifestato il desiderio di non pagare una tassa odiosa, di sfidare lo stato. Ed i capi delle organizzazioni che hanno promosso questa protesta possiedono oggi un titolo di merito il cui valore è chiaro nella coscienza degli indipendentisti e di ogni persona che lotta contro lo stato italiano.
Più di duecento eroi triestini hanno avviato una rivolta fiscale ancor più grande e rischiosa: basta tasse, basta stato italiano. Ed anche loro, è facile immaginarlo, non resteranno soli. Non possiamo lasciarli soli! Abbiamo tutti il dovere di essere moralmente, fisicamente ed energicamente al loro fianco, qualunque cosa succeda. E dovremmo poterli imitare.
Oggi un leader indipendentista che voglia sottrarsi all’accusa di incoerenza e di arrendevolezza nei confronti dello stato italiano dovrebbe portare appuntata nel petto la più importante tra le medaglie al valore: quella conquistata organizzando una rivolta fiscale. Piccola rivolta, medaglia di bronzo; grande rivolta, medaglia d’oro. A Trieste qualcuno si è già guadagnato la medaglia d’oro, che significa essere unanimemente riconosciuti leader naturali nella lotta contro lo stato italiano.
Venerdì 30 settembre a Brescia, appuntamento con la magistratura italiana per Lucio Chiavegato ed i patrioti veneti. Già in altre occasioni, anche tragiche, lo stato italiano ha accusato persone oneste ed eccezionali. Per il pubblico che paga il canone Rai e segue orripilanti trasmissioni, funzionari della tv di stato hanno ricostruito e rimontato le gesta dei patrioti veneti; lo hanno fatto offrendo spettacoli incitanti l’odio verso le perone libere, solleticando e sollecitando nell’animo degli italiani idiozia, invidia e cattiveria; lo hanno fatto disprezzando le migliori virtù che rendono fiere le persone ed orgogliosi della propria indipendenza i popoli.
Togliendo la libertà a padri di famiglia rei di proteggere casa, moglie e figli, lo stato italiano ha comunicato timore ed intolleranza verso qualunque buon cittadino che da solo o cooperando con altri sappia edificare spazi privati di sicurezza e dignità. Lo stato italiano ci costringe ad accettare i propri inefficienti servizi di ordine pubblico e di soluzione delle controversie; per poi, spesso, premiare i delinquenti, irridendo così una logica e naturale giustizia che dispone l’aggressore malintenzionato dalla parte del torto e chi difende le proprie buone intenzioni dalla parte della ragione. Chi, se non i gelidi funzionari del meccanismo giudiziario statale, son resi pazzi dall’ebrezza del potere?
Ad ottobre Life a processo. Ma sotto accusa dovrebbe essere lo stato italiano, che impone un servizio di sicurezza senza stipulare contratto, oscurandone così il prezzo. Servizio discretamente inefficace e dannoso per il cittadino veneto, il quale si trova costretto a scegliere tra la rapina del rapinatore e la violenza dello stato, quest’ultimo impegnato nella medesima attività del primo, ma con maggior puntualità e furbizia.
Insensato chiedere a tutti i produttori di ricchezza, a tutti gli onesti lavoratori, di por fine immediatamente alla rapina dello stato ed al violento esercizio della sovranità italiana sui Serenissimi territori. Vano chiederlo a molti. Desta sospetto chi lo chiede alla maggioranza. Perché in ogni popolo coraggio, consapevolezza, responsabilità verso le generazioni future sono proprietà diffuse in modo differente; perché la variabile organizzazione è di cruciale importanza; perché la virtù della fermezza è rarissima tra gli oratori che competono per incrementare il proprio status nei partiti indipendentisti e nelle istituzioni italiane.
Ma gli atti di eroismo crescono, gli eroi sono ogni giorno più numerosi e più impavidi. Alimentano la speranza, infondono coraggio, sono stimatissimi in tutto il mondo indipendentista; smascherano i ciarlatani, mettono all’angolo i politici venduti ed inconcludenti, aprono nuovi sentieri nel cammino della libertà e dell’indipendenza, non essendovi indipendenza senza libertà e non essendovi nulla di tutto ciò senza eroi.
Lo stato italiano li teme, li combatte, combatte tutti noi, ci vuole morti. I politici italiani esibiscono piagnistei di fronte ai morti che fanno loro comodo, ma restano indifferenti o dileggiano i tanti martiri che si sono suicidati perché soffocati dal fisco o perché accusati dalla magistratura. Di fronte a queste tragedie i politici italiani si trasformano in zombie, e gli zombie, agli occhi dei vivi, sono stupidi e folli.
I desideri di indipendenza e di libertà sono ormai visibili nei volti radiosi di migliaia di persone pronte ogni giorno dell’anno alla lotta non violenta contro lo stato, persone capaci di recuperare nella loro profonda interiorità quote inaudite di coraggio. I desideri di indipendenza e di libertà, decifrabili nei discorsi appassionati, lucidi e chiari delle persone pronte alla lotta, saltuariamente soddisfatti nelle sfide organizzate, ci spingono verso la festa a cui tutti siamo invitati. I desideri di indipendenza e di libertà ci rendono preparati e competenti nella lotta contro la violenza dello stato che rende stupide e folli le persone che ad esso hanno svenduto la propria dignità. Vogliamo ancora ammuffire? Lo stato è impazzito, insieme possiamo iniziare a distruggerlo.
Non occorre fare le rivoluzioni, basta non pagare le tasse.
Questa è una lezione che ci è pervenuta dal Mahatma Gandi, il quale senza colpo ferire fece far fagotto agli Inglesi.
Semplice ed efficace.
L’unica strada per togliersi di torno le caste che ci hanno trasformati in sudditi bancomat.
Io sono già un bel po’ impegnato in questa battaglia.
Anche io non possiedo tv o radio.
Da sempre.
Io non guardo mai i media.
Semplicemente sono fuori dal sistema.